Si respira leggerezza a Palazzo Martinengo di Brescia con la mostra sulla Belle Époque
Tra incantevoli dipinti e affascinanti testimonianze l’epoca “più felice della storia” rivive nelle opere di Boldini, De Nittis, Zandomeneghi e Mancini
Tra grandi quadri, manifesti e abiti femminili, la Belle Époque rivive negli spazi di Palazzo Martinengo a Brescia con la mostra La Belle Époque. L’arte nella Parigi di Boldini e De Nittis. Oltre 80 opere, per lo più provenienti da collezioni private e solitamente precluse al pubblico, disegnano insieme a prestiti da importanti istituzioni museali un percorso articolato in nove sezioni, che racconta quei quarant’anni a cavallo tra Ottocento e Novecento in cui Parigi rappresentava il centro del mondo, capitale dell’arte e dell’eleganza, meta ambita dagli artisti e dai giovani in cerca di vita e avventura.
L’esposizione a cura di Francesca Dini e Davide Dotti fa comprendere proprio come La Belle Époque sia stato un periodo caratterizzato da un’indiscussa fede nel progresso dello sviluppo tecnologico, della rivoluzione industriale, delle scoperte scientifiche, matrice di un ottimismo diffuso che, restituito a pieno dalle opere coeve rappresenta forse un unicum nella storia.
La Belle Époque a Brescia tra mondanità e leggerezza
Leggerezza, mondanità, bellezza e lusso rappresentati con colori brillanti, di ultima generazione. Questi erano gli ingredienti declinati dagli artisti nelle opere e graditi a una committenza nuova, composta non più solo da aristocratici ma anche da un numero crescente di alto borghesi. Artisti italiani come Boldini, De Nittis, Zandomeneghi, Corcos e Mancini, attratti anche dalle Esposizioni Universali, colsero appieno il momento parigino e conquistarono i collezionisti più raffinati con il loro sguardo da flâneur. Gli italiani a Parigi, forse perché suggestionati dal fervore della capitale francese, dalla vita notturna o perché travolti dal fascino di donne dalla femminilità ammaliante, ai loro occhi (spesso di provinciali) sfrontata, restituirono la vivacità delle piazze gremite, la maestosa eleganza dei boulevard e la pratica monumentalità della Parigi hausmanniana, in cui, con una certa promiscuità, i ceti cominciavano a mischiarsi, e – almeno sulla carta – le possibilità erano davvero maggiori per tutti.
Questi pittori, ognuno a modo suo, focalizzandosi su temi e soggetti diversi, con un’attenzione anche alle novità compositive introdotte dalla fotografia, rappresentarono la fugacità del momento, cogliendo con la stessa ammiccante intimità, il fruscio di un vestito, la morbidezza di uno sguardo, il passeggio sotto la pioggia. In un’esaltazione della modernità e della bellezza come nuovi elementi costitutivi della quotidianità.
La Belle Époque, una mostra a quattro mani
Dopo il successo della mostra dedicata ai Macchiaioli, i curatori Francesca Dini e Davide Dotti sono stati felici di tornare a lavorare insieme e hanno commentato che “la Belle Époque è un progetto ambizioso che presenterà una raffinata selezione di capolavori realizzati a Parigi nell’ultimo quarto dell’Ottocento da Boldini, De Nittis, Zandomeneghi, Mancini, Corcos. Oltre a celebri dipinti quali il ‘Ritratto di signora in bianco’ e ‘Miss Bell’ di Boldini, ‘Accanto al laghetto dei giardini del Lussemburgo’ di De Nittis, ‘Al Café Nouvelle Athènes’ di Zandomeneghi e ‘Le istitutrici ai Campi Elisi’ di Corcos, il visitatore potrà immergersi nel clima della Belle Époque grazie anche a delle sezioni della mostra dedicate al contesto culturale: a Palazzo Martinengo ci saranno infatti abiti realizzati negli atelier dei sarti parigini più famosi, affiche disegnate da grandi illustratori come Cappiello, Dudovich e Metlicovitz e vetri artistici realizzati da Emile Gallé e dai fratelli Daum”.
Una mostra che esprime lo spirito del tempo
Insomma, a Palazzo Martinengo di Brescia, grazie al sapiente lavoro critico dei curatori che hanno accostato ai dipinti altrettanto preziosi manufatti, sarà possibile respirare lo spirito del tempo, un’epoca di benessere e di celebrazione della vita, un intervallo dorato prima delle difficoltà che avrebbero segnato il XX secolo con le due guerre mondiali. Del resto già i contemporanei erano consci di vivere un periodo di “sfarzo e frivolezza”. Tra gli altri, il critico Jules Claretie, nel suo libro La Vie à Paris, descrisse la Parigi della Belle Époque come un’era in cui la città sembrava essere “il centro del mondo”, aggiungendo che “la Belle Époque c’était l’époque des rêves éveillés, de la foi en l’avenir et de l’amour de la beauté sous toutes ses formes / era l‘epoca dei sogni a occhi aperti, della fede nel futuro e dell’amore per la bellezza in tutte le sue forme”.
Ludovica Palmieri
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