Guercino in una grande mostra a Roma per approfondire le dinamiche tra arte e potere

Parte dall'Aurora del Casino Ludovisi la grande mostra che, tra le Scuderie del Quirinale e la storica Villa, racconta il rapporto di Guercino, la Città Eterna e i Ludovisi che, in due anni di pontificato, hanno contribuito a scriverne la storia e la storia dell'arte

Parte da lontano la mostra Guercino. L’era Ludovisi a Roma che si snoda tra le Scuderie del Quirinale e il Casino dell’Aurora, eccezionalmente visitabile a Villa Ludovisi. Per la precisione nasce proprio dall’Aurora quando, nel 2009 Raffaella Morselli, curatrice del progetto insieme a Caterina Volpi, fece le prime indagini diagnostiche sull’opera, da cui poi è scaturita la mostra per approfondire l’intenso, seppur relativamente breve, rapporto tra Guercino e la famiglia Ludovisi.

“Guercino. L’era Ludovisi a Roma” per esplorare le dinamiche tra arte e potere

Il progetto – la cui elevata caratura critica e curatoriale spicca per il gran numero di opere, ben 122, provenienti da istituzioni che hanno aderito pur senza beneficiare di uno scambio – si focalizza sull’attività di Guercino, al secolo Francesco Barbieri, (Cento 1591 – Bologna 1666), compresa tra il 1616 e il 1625, con una particolare attenzione al biennio romano, 1621-1623, durante il pontificato di Alessandro Ludovisi, al soglio: Gregorio XV.
L’esposizione accoglie i visitatori con una sala introduttiva, in cui oltre ai ritratti dei protagonisti: Guercino e Papa Gregorio XV, sono presenti opere fondamentali per trasmetterne l’essenza pittorica. L’artista, autodidatta, si formò affondando il pennello nella maniera dei Carracci, guardando al naturalismo padano di Dosso Dossi, lasciandosi suggestionare da Tiziano e, a Roma, dall’antico. Per usare le parole della curatrice Raffaella Morselli:Guercino elaborò uno stile coraggioso ed espressivo. Di forte impatto fisico e sentimentale a cui aggiunse quella gentilezza, di chi è abituato a vivere in campagna e quella teatralità di matrice ferrarese che conquistò il pubblico romano ancor prima del suo arrivo”. Il percorso entra poi nel vivo del rapporto con i Ludovisi, conosciuti a Bologna grazie a Padre Mirandola e seguiti a Roma pur senza una committenza ufficiale. Città in cui Guercino si inserì con intelligenza e flessibilità, per due anni di lavoro febbrile ed eterogeneo poiché libero da incarichi ufficiali.

Un percorso espositivo che rappresenta un’epoca

Il papato Ludovisi, per quanto fugace, fu una fucina di elaborazioni, a partire dalla Villa stessa; edificata tra il 1621 e il 1622 e concepita come uno scrigno delle meraviglie, in cui attrarre gli artisti per produrre e studiare grazie alla ricca collezione di opere classiche, rinascimentali, anche di provenienza veneta ed emiliana. Temperie culturale messa in luce dal percorso espositivo che affianca le opere dei maggiori protagonisti della scena romana, primi tra tutti Domenichino (Domenico Zampieri) e Guido Reni, a quelle dell’artista di Cento. Proponendo lavori di natura e dimensioni diverse, tra cui alcuni eccezionali inediti, come il Peccato Originale, 1621-23, di Domenichino, dalle imponenti dimensioni che ricordano un arazzo; il Moses,1618-19, la più recente attribuzione al Guercino, della Fondazione Rothschild. “Opera“, come ha osservato la curatrice Caterina Volpi: “dirompente per la modernità dell’inquadratura, caratterizzata dal taglio ravvicinato per trasmettere da vicino l’estasi del profeta. Proveniente dalla collezione del cardinal Alessandro d’Este che, sulla base dello stesso impianto stilistico, possedeva anche i ritratti degli Evangelisti”. Nonché l’epocale confronto tra le due grandi pale d’altare, realizzate tra il 1624 e il 1625, da Guido Reni e Guercino, recanti soggetto analogo e destinate entrambe alla devozione dei pellegrini. Due opere, la Santissima Trinità dei Pellegrini di Guido Reni e la Crocifissione di Guercino (per la Basilica della Beata Vergine della Ghiara a Reggio Emilia) dal cui raffronto si evince la distanza tra i due, alimentata da una sana competizione. Per cui, il primo diventando rarefatto e apollineo, interpreta il tema in linea con le volontà del committente; consegnando un dipinto che, come una sorta di enorme ostensorio, svela il mito dell’incarnazione e della passione nella messa. Mentre, Guercino adotta l’impianto di un’icona votiva, fondendo la monumentalità di respiro romano con ‘il naturale’ e la teatralità propria del suo stile passionale, per trasmettere con potenza il sentimento religioso collettivo nel dolore e nella nobiltà dei personaggi ritratti.

Guercino: la pittura “col naturalismo dentro”

La mostra illustra concretamente la parabola artistica di Guercino che, per usare ancora le parole della Morselli “individuò una via autonoma per affermarsi sul palcoscenico degli artisti che, partiti da Bologna, avevano avanzato le loro proposte pittoriche al pubblico romano. Grazie alla sua maniera ‘col naturalismo dentro’ secondo le parole che, per lo storico Malvasia, avrebbe usato lo stesso Guercino, il pittore offriva la forza di un colore inondato di luce che entra in collisione con l’idealismo di Reni e con il classicismo di Domenichino”. Una via che si può cogliere concretamente grazie alla presentazione unitaria, anche questa inedita, del patrimonio grafico; o ad opere, come La cattura di Cristo, 1621 che, per l’ottimo stato di conservazione, ne preservano perfino le tracce dei polpastrelli, consentendo di esaminarne nel dettaglio lo stile e la texture pittorica, connotata dal colore puro, rialzato con tocchi di luce.

Guercino in dialogo con la sua epoca

Guercino si rivela un artista in costante dialogo con la sua epoca che in mostra culmina con il gli eloquenti ritratti della famiglia Ludovisi. Emergendo, in particolare, dal confronto tra i dipinti di Papa Gregorio XV, rispettivamente di Domenichino e Guercino. Ove il primo realizza uno state portrait, di impianto tradizionale, in cui il papa appare, sul trono e in veste ufficiale. Guercino, invece, lo ritrae in veste da camera, nel suo studio, in chiave intima e personale e, avvalendosi di soli 5 colori, restituisce la profondità del loro legame confidenziale e affettivo. Un’opera la cui forza risiede nella capacità di esprimere le emozioni con lo sguardo, attraverso la forza del colore.

L’Aurora al Casino Ludovisi

La mostra, visitabile fino al 26 gennaio, prosegue al casino Ludovisi con l’Aurora, realizzata tra il 1621-22, nella volta della sala centrale. Contesto in cui l’artista non mancò di manifestare il proprio stile, pur inserendosi in un cantiere già avviato. Il dipinto di Guercino che scelse la pittura ad olio, libera dai vincoli logistici dell’affresco, si innesta nell’architettura dipinta da Agostino Tassi con un escamotage a dir poco geniale. L’artista, per creare spazio e conferire movimento al carro della dea, sfonda l’architettura e crea una composizione dinamica che si pone in armoniosa continuità non solo con gli interni della villa ma anche e soprattutto con gli esterni. Dei giardini riprende prospettiva e punto di vista; evidenti nello scorcio del viale alberato su cui sostano i putti che, al contempo, suggeriscono al visitatore come porsi per una fruizione ottimale dell’opera.  L’emozionante dipinto fu verosimilmente realizzato dopo l’intervento nelle lunette della sala adiacente. Una delle prime commissioni romane, in cui si distinse da Domenichino, Viola e Brill, per l’attenzione al naturale che, esulandolo dalla necessità di idealizzare il paesaggio, gli consentì di guardare fuori dalla finestra per restituire sulla volta l’incantevole bellezza della Villa. Un paesaggio archeologico che, rispetto a quelli centesi, presenta una tavolozza più calda, in cui antico e moderno si mescolano felicemente. Questo intervento probabilmente fu decisivo per ottenere le commissioni successive, oltre all’Aurora anche la Fama, attualmente non visitabile.

La lectio romana nell’opera di Guercino 

Per concludere, la mostra mette efficacemente in luce come l’artista seppe declinare in maniera del tutto peculiare il sincretismo della lectio romana “senza dimenticare mai” per citare un’ultima volta la Morselli, “di osservare la natura umana e il paesaggio; di farsi rapire dalle poesie, dal teatro e dalla musica, dai cangiamenti della luce che accarezza le persone o le cose” per l’elaborazione di uno stile unico capace di emozionare ancora oggi come se le opere fossero appena uscite dallo studio.

Ludovica Palmieri

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Ludovica Palmieri

Ludovica Palmieri

Ludovica Palmieri è nata a Napoli. Vive e lavora a Roma, dove ha conseguito il diploma di laurea magistrale con lode in Storia dell’Arte con un tesi sulla fortuna critica di Correggio nel Settecento presso la terza università. Subito dopo…

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