I simboli della vita dopo la morte vanno in mostra all’Istituto Polacco di Roma
Bozzetti, fotografie e riproduzioni compongono la grande mostra dedicata all'artista italo – polacco Krzysztof M. Bednarski, storico interprete della scultura funebre d'autore. A rendere uniche le sue opere è il riferimento diretto alla personalità del defunto
Nasce nel 1992 l’Istituto Polacco di Roma, negli spazi del Palazzo Blumentshil in Via Vittoria Colonna. Obiettivo? Diffondere e promuovere la cultura e la storia polacca con rassegne espositive, cinematografiche ed editoriali, assieme a conferenze, incontri, spettacoli e concerti. Negli corso degli anni, l’Istituto ha dato modo al pubblico romano – e non solo – di conoscere diversi intellettuali polacchi, dando loro modo di approfondire scritti e pubblicazioni consultando la fornita biblioteca che vanta oltre 15mila volumi bilingue.
Ad essere omaggiati sono anche gli artisti con progetti espositivi ad hoc, come per Krzysztof M. Bednarski (Cracovia, 1953) l’artista italo – polacco, storico interprete della scultura funebre d’autore, protagonista di Simboli della vita dopo la morte. La scultura commemorativa di Krzysztof M. Bednarski, la mostra ospitata all’Istituto Polacco a partire dal 6 novembre 2024, a cura di Maria Anna Potocka.
La mostra di Krzysztof M. Bednarski all’Istituto Polacco di Roma
La mostra, pensata nel 2021, si compone di fotografie, bozzetti e piccole riproduzioni delle opere funebri che Bednarskiha realizzato nel corso della sua carriera, e alcuni loro bozzetti realizzati nel corso della carriera. Il percorso si apre con le immagini di Thanatos polacco (1984), la scultura dedicata ai membri, all’epoca scomparsi, della compagnia del Teatro Laboratorio di Jerzy Grotowski per cui l’artista lavorò subito dopo essersi diplomato all’Accademia di Belle Arti di Varsavia. La sagoma di una barca dimezzata con un albero incenerito è un simbolo del percorso, del passaggio verso l’aldilà, ed è stata realizzata in un momento in cui lo scultore non riusciva ancora ad assumersi il compito di creare dei monumenti funebri (nonostante ricevesse numerose richieste e proposte). Solo più tardi, Bednarski, si rese conto che la cosa migliore che poteva fare per una persona cara scomparsa era la realizzazione di una tomba, rappresentandone la personalità.
La scultura funebre d’autore secondo Krzysztof M. Bednarski
Tra le prime opere funebri realizzate c’è quella dedicata al documentarista e regista Krzysztof Kieslowski (Varsavia, 1941 – 1996)a cui Bednarski rese omaggio con una scultura delle sue mani. “Lui era uno degli ultimi registi che lavorava senza dispositivi digitali, e aveva come abitudine inquadrare la scena con le mani, come si faceva un tempo“, spiega lo sculture ad Artribune. “Allora ho deciso di riprodurre proprio le sue mani, che sono un elemento distintivo in ognuno di noi, inquadrando – paradossalmente – le vite di ogni persona che passa davanti alla sua tomba, come in un suo film“. Un’idea che prende forma anche all’interno della mostra, consentendo al pubblico di vedere all’interno delle mani di Kieslowski la proiezione del celebre film Il caso, dove il protagonista corre per non perdere un treno che cambierà le sorti della sua vita.
La vita e la carriera di Krzysztof M. Bednarski
Nato nel 1953 a Cracovia, Krzysztof M. Bednarski si è laureato all’Accademia di Belle Arti di Varsavia, nel dipartimento di scultura intitolando il suo diploma Karol Marx’s Total Portrait. In seguito lavorò a teatro per Jerzy Grotowski per il quale, negli Anni Settanta, disegnò manifesti. Dal 1986 vive a Roma e dal 1992 realizza una serie di monumenti funebri per esponenti di spicco del mondo della cultura polacca, tra cui Krzysztof Kieślowski, Ryszard Cieślak, Wojciech Fangor, Krzysztof Krauze, Tomasz Stańko, Ewa Demarczyk, Jerzy Limon; nonché per attivisti dell’opposizione anticomunista durante il periodo della Polonia Popolare, come Jan Lityński e Karol Modzelewski.
Parola alla curatrice Maria Anna Potocka
“Krzysztof M. Bednarski è tra i più importanti scultori polacchi, e la sua ricerca non è mai stata legata all’arte commemorativa“, così parla la curatrice della mostra Maria Anna Potocka. “Nella sua opera Bednarski si riferiva molto spesso alla politica, altresì alla poesia e alla letteratura, come si può evincere nelle due opere prime dello scultore, quali: Moby Dick e il Marx“. C’è da dire che la tematica funebre nella pratica dell’artista è apparsa un po’ per caso, perchè sua moglie Marina Fabbri, una grande esperta di cinema polacco, “collaborava molto strettamente con il regista Krzysztof Kieslowski e una delle prime opere commemorative che Bednarski ha realizzato era per lui“, rispecchiandone le peculiarità individuali, “una cosa che mi ha colpito moltissimo tanto per la sua particolarità che per l’approccio contemporaneo“.
Valentina Muzi
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