Perché il sistema dell’arte è così impermeabile?
Come progettare modi differenti di raccontare e riabituarsi ad ascoltare. Anche “a rischio” di aprire i cancelli del sistema dell’arte a chi è rimasto fuori
Promise you’ll be with me in the end
Say we’ll be together with no regret
For however far away
You will remember me tonight
THE CURE, AND NOTHING IS FOREVER
(IN SONGS OF A LOST WORLD, 2024)
Il tempo è (anche) raccontare storie. Il tempo è narrativo. Passare il tempo, perdere tempo. Perdere il tempo. Attraverso una storia, seguire il tempo. Il tempo ti segue.
E se non c’è nessuna storia da raccontare, o almeno nessuna che valga la pena di essere raccontata? Impossibile.
Narrare significa non solo organizzare dati fatti materiali eventi, ma anche stare attenti al E poi?. Chi legge (come dice Stephen King) deve continuamente chiedersi, e chiedere alla storia: E poi?.
Il tempo nella narrazione artistica e letteraria
Ma una storia, un racconto, può anche essere differente dai soliti racconti. Se tutti i (o la stragrande maggioranza dei) racconti vengono proposti e imposti nella stessa identica maniera, è chiaro che poi qualunque altra maniera risulterà indigesta. Occorre allora (ri)abituarsi ai differenti modi di raccontare, e di ascoltare, le storie. Anche quelle visive, fatte di immagini.
A questi differenti modi, come si scoprirà, corrispondono differenti forme di tempo. Il tempo, è ovvio, non è sempre uguale a se stesso; e non è sempre uguale per tutti. L’illusione che tutti quanti vivano contemporaneamente nel presente è, appunto, nient’altro che un’illusione. Alcuni (pochi, tutto sommato) ora, per esempio, vivono davvero nel 2024; altri nel 1984, o nel 1994; altri ancora nel 1974, e altri sono bloccati nel 2020; altri infine (pochissimi) vivono per buona parte del loro tempo nel 2034, o nel 2046.
Incanti, il settimanale sul mercato dell'arte Informazioni, numeri, tendenze, strategie, investimenti, gallerie e molto altro.
Render, il bisettimanale sulla rigenerazione urbana Nuovi progetti, tendenze, strategie virtuose, storie da tutto il mondo, interviste e molto altro.
Il tempo nel sistema dell’arte
Quello dell’arte è un sistema impermeabile, un recinto impenetrabile – per come si è andato sviluppando negli ultimi 30-40 anni.
Voglio dire che gli insider, quelli che sono dentro, non hanno alcuna ragione per criticarne la struttura, e infatti se ne guardano bene (difendono la roccaforte, per così dire: non hanno alcun interesse a mettere in discussione l’impianto generale); quelli che sono fuori, gli outsider, anche se lo fanno non hanno alcun titolo per essere ascoltati, e infatti non vengono ascoltati. Quindi il messaggio arriva, se arriva, totalmente confuso.
Arte e sistema dell’arte: le controindicazioni
Questa impermeabilità non è frutto del caso, ma di attenta programmazione. Solo che ha portato e porta con sé alcune pesanti controindicazioni. Infatti:
- Senza verità non ci può essere alcuna novità. Opere nuove vengono fuori solo in un contesto permeato dall’autenticità: l’ipocrisia, al contrario, alimenta e richiede come è ovvio il gioco falso delle false forme;
- Se fondi tutto sull’esclusione e sull’esclusività, è chiaro che gli elementi estranei troveranno un muro davanti a sé: ma gli elementi estranei sono anche gli unici che portano originalità. Quindi, come risultato, ti trovi all’interno di una rete asfissiante fatta unicamente di copie di copie di copie, una ripetizione estenuante dell’identico a se stesso con minime variazioni nostalgiche;
- Impedire l’accesso al fuori, rinchiudersi cioè all’interno, vuol dire di fatto tagliare i ponti con la realtà circostante, con ciò che accade di rilevante (e anche di marginale) all’esterno del recinto: proprio quello che è successo al mondo dell’arte negli ultimi decenni. Come ulteriore risultato di questo processo, a quella realtà non potrai dire nulla di minimamente importante.
Il tempo secondo Aldo Nove e Artaud
“La domanda è: Perché un gruppo che canta di fine di tutto, di morte, di perdita di ogni senso genera così tanto amore e speranza? Direi perché abbiamo bisogno di VERITÀ. Se siamo di fronte al baratro, Robert Smith lo urla al mondo. Non abbiamo bisogno di ‘Sesso e samba’. Abbiamo bisogno di esprimere il disagio immenso che ci attraversa. Robert Smith lo ha fatto, a novembre 2024. Da qui si riparte. Da un grido disperato d’AMORE ferito” (Aldo Nove su Facebook).
“Quando pronunciamo la parola ‘vita’, dobbiamo renderci conto che non si tratta della vita quale la conosciamo attraverso l’aspetto esteriore dei fatti, ma del suo nucleo fragile e irrequieto, inafferrabile dalle forme. La cosa veramente diabolica e autenticamente maledetta della nostra epoca, è l’attardarsi sulle forme artistiche, invece di sentirsi come condannati al rogo che facciano segni attraverso le fiamme” (Antonin Artaud, Il teatro e la cultura, ne Il teatro e il suo doppio, Einaudi, Torino 1998, p. 133).
Christian Caliandro
Libri consigliati:
Gli episodi precedenti
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati
Lettera, la newsletter quotidiana Non perdetevi il meglio di Artribune! Ricevi ogni giorno un'e-mail con gli articoli del giorno e partecipa alla discussione sul mondo dell'arte.
Christian Caliandro
Christian Caliandro (1979), storico dell’arte contemporanea, studioso di storia culturale ed esperto di politiche culturali, insegna storia dell’arte presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. È membro del comitato scientifico di Symbola Fondazione per le Qualità italiane. Ha pubblicato “La…