Castello di Rivoli: compie 40 anni il primo centro d’arte contemporanea italiano (che doveva essere un casinò)

La storia del primo museo d’arte contemporanea d’Italia raccontata dalla visione di ogni direttore che si è succeduto dal 1984 a oggi. E che ha lasciato un pezzo di collezione in dotazione, che oggi conta più di 800 opere

Tutto comincia nel 1978, quando il Castello di Rivoli, ormai un rudere fatiscente che nel decennio precedente rischia di diventare un casinò, comincia il suo lungo processo di rinascita che si concluderà il 18 dicembre 1984 con la trasformazione in Museo d’Arte Contemporanea – anzi nel primo del genere in Italia – con una collezione che vanta oltre 800 opere di arte minimal, concettuale, poverista, transavanguardista e dei giorni nostri. A convincere la Regione Piemonte a prendersene carico per il suo recupero in ottica culturale è il rovinoso crollo di una volta al secondo piano. 

Costruzione e restauri del Castello di Rivoli

Questo antico monumento, costruito sui resti di un maniero medievale sopra una collina morenica alle porte di Torino, sulla via della Francia all’imbocco della Val di Susa, viene abbandonato al suo destino dopo la Seconda guerra mondiale. Da allora, non ha più molto delle tante stratificazioni del passato: dello sfarzo barocco da corte dei Savoia, realizzato prima da Amedeo di Castellamonte e poi ripreso nel Settecento dal progetto (rimasto incompiuto per mancanza di fondi) di Filippo Juvarra, rimane solo il degrado. 
A tenerlo sotto controllo ci pensa, però, già da qualche anno un giovane architetto, Andrea Bruno, che firmerà lo straordinario adattamento dell’edificio juvarriano durante il cantiere che dura dal 1979 al 1984 con soluzioni ardite: una scala sospesa nel vuoto, strutture attuali che si innestano sull’antico, vetro e acciaio che dialogano in armonia con i materiali settecenteschi. Successivamente si occuperà anche del recupero della seicentesca Manica Lunga, dotandola di moderni servizi. “Tutti i miei lavori sono sempre stati un ‘costruire sul costruito’”, ci confiderà in seguito l’architetto torinese a latere della mostra che il Castello di Rivoli gli tributerà in occasione del trentennale del suo restauro.

Le origini di una Collezione

Nel 1984 il museo è pronto, ma è un contenitore vuoto in attesa di una collezione che potrebbe essere quella prestigiosa del marchese collezionista Giuseppe Panza di Biumo: è alla ricerca di una sede espositiva permanente per un’ottantina di sue opere di arte minimale, concettuale, ambientale. Gli artisti sono pezzi da novanta come NaumanSerraFlavinRobert MorrisJuddRichard LongAndre, ma la Regione Piemonte, dopo un’iniziale disponibilità, rifiuta la donazione in nome di un progetto più ambizioso. 
La Regione decise di dare al Castello un ruolo diverso da quello che pensava Panza, che bene o male sarebbe diventato il padrone del castello”, dichiarava in un articolo del 2006 su La Stampa Giovanni Ferrero, allora assessore alla Cultura della Regione che, insieme ad Alberto Vanelli, direttore del settore Beni Culturali, ha la paternità della scelta: fino al 1990 è stato il primo Presidente del Museo di Arte Contemporanea del Castello di Rivoli, ruolo ricoperto oggi da Francesca Lavazza. Il museo non voleva essere una Kunsthalle, ma un centro per artisti viventi, che producessero le opere del proprio tempo attraverso tutti i linguaggi, purché di ricerca.

Villa Cerruti, esterno, Foto Antonio Maniscalco
Villa Cerruti, esterno, Foto Antonio Maniscalco

Ouverture 1984: la mostra inaugurale del primo direttore Rudi Fuchs

Nasce, così, la mostra inaugurale Ouverture, chiamata in tal modo dal primo direttore Rudi Fuchs per ragioni di libertà espressiva: “Io mi considero come un compositore, io faccio un’opera con opere d’arte, con quadri e oggetti, e come tra forti e piani c’è una musica diversa, così anche qui tra alti e adagi si trovano spazi diversi”. Progettata come ipotesi di una collezione dal direttore olandese – primo direttore straniero in un’istituzione italiana – è allestita come una rassegna di potenziali acquisti: incentrata su opere nuove o recenti, la mostra predilige il valore delle ricerche individuali dei singoli artisti, più che la loro appartenenza a gruppi o precisi movimenti storico-artistici. Così, senza limiti di ordine cronologico o tematici, un dipinto di Julian Schnabel si accosta all’albero di Giuseppe Penone, una tela di Emilio Vedova si posiziona davanti alle pietre di Richard Long, in un susseguirsi di stili e linguaggi diversi, nel contesto molto connotato di un castello e non di un white cube. E poi lavori ambientali e inamovibili – le stanze dipinte da Lothar BaumgartenYurupari – Stanza di RheinsbergNiele ToroniImpronte di pennello n. 50 a intervalli regolari di cm 30, e installazioni e opere scultoree, come Verso oltremare di Giovanni AnselmoPersone nere di Michelangelo Pistoletto. Per un totale di 120 opere di 71 artisti tra dipinti, sculture, installazioni distribuite nelle 33 sale del primo e del secondo piano. 
Dopo 40 anni, quella stessa mostra torna ora al museo in versione aggiornata per celebrarne l’anniversario. “Ouverture 2024 è concepita come una proposta per un museo del XXI Secolo, radicato in Europa ma aperto ad una più ampia visione globale”, ci raccontano i suoi curatori Francesco Manacorda, attuale Direttore del Castello di Rivoli e Marcella Beccaria, Vice Direttrice, Capo Curatrice e Curatrice delle Collezioni. “La mostra fa anche riferimento all’ambizioso e articolato programma di mostre organizzate dal Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea nel corso degli anni e alla crescita organica della sua collezione, nella quale molte opere sono nate grazie all’eccezionale contesto della dimora sabauda incompiuta e al dialogo diretto tra i direttori, i curatori e gli artisti”.

La quasi ventennale direzione di Ida Giannelli

Con l’entrata in carica nel 1990 di Ida Giannelli, il museo acquista una sua identità forte che permane ancora oggi, anche grazie all’apertura della Manica Lunga nel 2000: quella di centro culturale con una precisa idea di collezione permanente, incentrata su due movimenti fondativi del secondo Novecento di rilevanza internazionale, Arte povera e Transavanguardia. Il nucleo poverista, oltre alla sua militanza di curatrice al fianco di Germano Celant e degli artisti coetanei, lo si deve soprattutto al comodato congiunto con la Galleria Civica di Torino, (e al mecenatismo della Fondazione per l’Arte CRT che comincia proprio in quegli anni) della collezione Christian Stein: venti opere capitali, realizzate tra 1967 e 1975, capaci di garantire una visione completa del fenomeno. Sotto la direzione Giannelli, l’attenzione va anche ai giovani del momento che diventeranno negli anni delle artistar (Vanessa BeecroftMaurizio CattelanPaola PiviGrazia ToderiFrancesco Vezzoli).

Il tandem Beatrice Merz e Andrea Bellini

Dal 2010 la direzione di Beatrice Merz, fino al 2012 con Andrea Bellini, la direzione è all’insegna del consolidamento della presenza di nomi già rappresentati come Jannis KounellisGianni ColomboMarisa MerzNicola De Maria. Ma c’è anche un filone al femminile preponderante che porta all’acquisizione di lavori di artiste giovani o a metà carriera, italiane e straniere come Elisabetta BenassiMona HatoumDorothy IannoneAnna Maria Maiolino,Kateřina ŠedáMaria José ArjonaMarinella SenatoreRossella BiscottiEva FrapicciniTeresa MargollesAna MendietaMarzia MiglioraSophie Calle. È anche il tempo delle grandi collettive, frutto di tre riallestimenti delle opere storiche. “Ho limitato il numero di sale dedicate a un unico artista”, raccontava Beatrice Merz ad Artribune in un’intervista del 2012. “Mettere più artisti in un’unica sala non avveniva in passato a Rivoli. In questo caso ho invece voluto giocare con le opere. L’accostamento di diversi artisti nello stesso spazio è un invito al visitatore, al quale si chiede di creare un proprio libero percorso mentale attraverso i confronti, che talora sono arditi, come nel caso di Mario Giacomelli e Nan Goldin”.

I 7 anni di direzione di Carolyn Christov-Bakargiev

Nei 7 anni di direzione (2016-2023) di Carolyn Christov-Bakargiev – già Capo Curatore al Castello dal 2001 al 2008 e sua Direttrice pro tempore nel 2009, nonché seconda donna nella storia a dirigere un’edizione di documenta a Kassel – torna il criterio monografico dei riallestimenti, mentre l’eclettismo è l’impronta dei suoi progetti multiformi che richiamano alla storia, alla politica, alla filosofia, alle scienze, alla psicanalisi. A tutto ciò, tramite un accordo di gestione, si aggiunge l’ingresso di una collezione privata: quella di Francesco Federico Cerruti. Infine, l’ingresso in collezione di un lavoro di Mike Winkelmann, alias Beeple, dalla doppia esistenza – fisica (un grande olio su tela) e digital –, sancisce la fine del suo mandato e l’inizio del suo pensionamento. “Ho cercato di pensare a quelle opere in cui l’energia”, scrive Christov-Bakargiev nell’introduzione del nuovo Catalogo delle Collezioni, “la processualità e l’incertezza fossero caratteristiche determinanti, in continuità con l’Arte Povera, sulla cui base si fonda la Collezione del nostro Museo”.

Gli eventi del quarantennale del Castello di Rivoli

Una delle ultime opere entrate nelle collezioni del Castello di Rivoli, grazie a una donazione dell’artista, è l’installazione Shade Between Rings of Air (2003) di Gabriel Orozco (Xalapa, Messico, 1962) che verrà inaugurata in occasione dei 40 anni del Castello. L’opera – nella Sala 18 dell’edificio Castello – restituisce una copia in scala 1:1 della Pensilina, struttura architettonica realizzata nel 1952 da Carlo Scarpa come parte del Giardino di Sculture presso i Giardini della Biennale di Venezia. Dopo la presentazione ufficiale in occasione della 50esima Biennale Arte di Venezia nel 2003 e le esposizioni al Palacio de Cristal a Madrid e al Fine Art Palace a Città del Messico nel 2004, l’installazione di Orozco approda oggi al Castello di Rivoli con un allestimento inedito curato da Marcella Beccaria, in dialogo con l’artista e pensato appositamente per gli spazi del museo. Anche il Dipartimento Educazione ha in serbo una novità: attingendo alle opere della collezione permanente, allestirà l’intero spazio del terzo piano del Castello di Rivoli a misura di bambino col progetto del Castello Incantato. “Ponendo i bambini e i giovani come ‘visitatori ideali’ di tali spazi”, spiegano i responsabili area, “permetterà al resto del pubblico di esperire un allestimento disegnato per i loro occhi, menti e cuori e come tale un museo ‘re-incantato’”. Nato dalla collaborazione tra il Dipartimento Educazione e un team di docenti, il progetto si basa su un approccio partecipativo di co-creazione del percorso museale con i fruitori stessi, in particolare bambini e ragazzi. Un progetto in linea con la missione istituzionale del Museo di “promuovere la conoscenza dell’arte del nostro tempo” attraverso il coinvolgimento diretto del pubblico per favorire il processo di crescita sociale e civile delle persone e del territorio.

Claudia Giraud

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Claudia Giraud

Claudia Giraud

Nata a Torino, è laureata in storia dell’arte contemporanea presso il Dams di Torino, con una tesi sulla contaminazione culturale nella produzione pittorica degli anni '50 di Piero Ruggeri. Giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2006, svolge attività giornalistica per testate…

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