Ecco perché è nato un museo dedicato a Lord Byron a Ravenna 

Un restauro accurato ha riportato lo splendore a palazzo Guiccioli, nel cuore di Ravenna, che oggi ospita due nuovi musei, uno dedicato a Lord Byron e l’altro al Risorgimento. Ma come mai un museo su Byron a Ravenna? La storia è intrigante…

Era un’autentica star: nelle sue peregrinazioni sul continente europeo e poi in Italia, Lord Byron (Londra, 1788 – Missolungi, 1824) era così noto che la gente lo riconosceva per strada. Del resto, egli stesso aveva contribuito alla sua fama, facendosi ritrarre in numerose occasioni e favorendo la diffusione della sua immagine. La condotta scandalosa e i versi del poeta maledetto, libertino, eccentrico, diedero vita a un personaggio affascinante e curioso, ma gli crearono anche non pochi grattacapi in patria: auto esiliatosi dall’Inghilterra, vagabondò per l’Europa, approdando nel 1816 a Venezia, nei cui salotti festosi fece un incontro cruciale.  

Teresa Gamba, la ravennate che conquistò Byron 

Conobbe infatti Teresa Gamba, una colta ravennate, appassionata di Dante e sposata con il conte Alessandro Guiccioli. Il fascino del dandy inglese fece breccia nella giovane e di certo lui non si negò, diventando suo amante e convincendosi addirittura a trasferirsi a Ravenna, dove diventò ospite a pigione della dimora dei coniugi Guiccioli, nonché “cavalier servente” della donna, con buona pace del marito di Teresa. Diego Saglia, referente italiano della Byron Society, garantisce che tra i due fu vero amore e racconta inoltre come Byron fosse diventato di casa a Ravenna, instaurando relazioni con la società locale ed entrando anche in contatto con i primi carbonari. Il poeta e la sua amata dovettero però fare i conti con la storia: dopo il fallimento dei moti carbonari in Romagna la coppia – nel frattempo Teresa si era separata dall’anziano marito – dovette dividersi e il poeta si salpò infine per la Grecia aderendo ai moti indipendentisti e trovando la morte a soli 36 anni nel 1823. Teresa non lo dimenticò mai e anzi conservò con cura i cimeli del suo amante, i ritratti e le testimonianze di quella travolgente relazione, dal cestino in cui riponeva le lettere ai gioielli, ai riccioli di capelli e addirittura dei pezzetti di pelle – vere e proprie reliquie – del Lord inglese. Questa, in estrema sintesi, la storia.  

Cimeli e narrazioni visive di Studio Azzurro 

Oggi quegli oggetti sono il punto di partenza di un museo dedicato a Byron e che si arricchisce con numerose installazioni multimediali e interattive progettate da Studio Azzurro – che le chiama “narrazioni visive” – le quali riescono a ridare vita ai personaggi, a restituire la portata letteraria dei versi byroniani, a richiamare sensazioni e ambientazioni. Per completare il percorso, che comprende anche le sezioni Byronmania e Gli amori di Byron, è stato acquistato un ampio corpus di prime edizioni delle opere di Byron, inoltre le buone relazioni con altre istituzioni che conservano memorie del poeta hanno fatto sì che venissero concessi in prestito ulteriori materiali e oggetti. Tutto ciò dà ora vita, negli stessi ambienti in cui soggiornò il poeta, al primo e unico museo dedicato a Byron in Italia. 

Non solo Byron: Grand Tour a palazzo 

Tra le chicche di palazzo Guiccioli – acquistato dalla Fondazione nel 2013 per 7 milioni di euro e accuratamente restaurato – si possono riscoprire gli affreschi commissionati da Byron per il suo lo studiolo, dove ad esempio portò a termine Prophecy of Dante, e ispirati alla Venere di Urbino e alla Danae di Tiziano: non capolavori, certo, ma testimonianze curiose della sua presenza in questi ambienti del piano nobile, dove trova sede anche il Museo del Risorgimento. Altro percorso inedito, reso possibile grazie all’esposizione del patrimonio di dipinti, sculture, fotografie, armi e divise (tra cui le camicie rosse dei garibaldini) medaglie, carteggi e documenti appartenenti Comune di Ravenna, cui si aggiungono pezzi dalla collezione Guerrini dalla Biblioteca Classense e dalle raccolte su Garibaldi della Fondazione Spadolini Nuova Antologia e della Fondazione Bettino Craxi. 

Il tour a palazzo Guiccioli si completa con la visita al Museo delle bambole e al giardino che d’ora in poi, in orario di apertura, collegherà due delle principali vie di Ravenna. E infine una pausa ristoro nella caffetteria o nella taverna allestita nelle cantine, le stesse in cui Byron teneva il suo eccentrico zoo di animali esotici, tra cui degli struzzi, e nelle quali nascose anche le armi dei carbonari. 

Marta Santacatterina 

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Marta Santacatterina

Marta Santacatterina

Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte, collabora con varie testate dei settori arte e food, ricoprendo anche mansioni di caporedattrice. Scrive per “Artribune” fin dalla prima uscita della rivista, nel 2011. Lavora tanto, troppo, eppure trova sempre…

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