Da 50 a 300mila visitatori. Intervista sulla crescita della Pinacoteca Ambrosiana di Milano
Tre anni fa, l’Ambrosiana non arrivava a 50/60 mila ingressi annui. Poi, a marzo 2022, inizia la rinascita con una strategia di comunicazione e inclusività promossa dal nuovo Segretario Generale Antonello Grimaldi. Lo abbiamo intervistato per farci raccontare i segreti di questo cambiamento
“Vorrei musei inclusivi e non elitari, aperti al dialogo con il pubblico e che abbiano storie interessanti da raccontare”. Così Antonello Grimaldi, Segretario Generale della Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano, esprime la sua visione sul panorama museale contemporaneo. Una visione innovativa – soprattutto per un’istituzione carica di storia come quella di cui fa parte – che si è rivelata vincente guardando agli ultimi numeri di bilancio: 250mila visitatori nel 2023, più che quadruplicando la media degli ultimi 10 anni, e un 2024 che si prepara a toccare i 300mila. Non è un “miracolo”, ma un’operazione manageriale che ha saputo creare una relazione di collaborazione sinergica tra le diverse “anime” dell’Ambrosiana. Il Collegio dei Dottori, da un lato, con la loro conoscenza profonda dell’immenso patrimonio storico-culturale che custodiscono, e la Congregazione dei Conservatori (di cui il Segretario Generale fa parte) a cui competono scelte gestionali, organizzative e economico-amministrative, dall’altro. Un’unione prolifica, che sta oggi riportando il più antico Museo milanese allo splendore insito nell’ideale del suo fondatore, Federico Borromeo, di impegnarsi “nella ricerca e nell’esercizio del meglio“.
La Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano: l’illustre passato dell’istituzione
Prima di guardare ai numeri di oggi, un breve sguardo al passato del Museo è doveroso quanto utile ad apprezzarne il valore nel contemporaneo. È Alessandro Manzoni a consegnare alla storia lo spirito di devozione alla cultura con cui prese avvio questa istituzione, esprimendo l’opera del Cardinale Federico Borromeo come “L’intento continuo nella ricerca e nell’esercizio del meglio“. Così prende avvio quel progetto lungimirante, che unirà in breve Biblioteca, Pinacoteca e Accademia Ambrosiana.
La Biblioteca Ambrosiana
Istituita nel 1607, la Biblioteca Ambrosiana può essere considerata con buona certezza una delle prime – se non la prima – biblioteche pubbliche d’Europa. Dall’apertura nel 1609, accolse chiunque sapesse leggere e scrivere e fosse interessato a consultare uno dei suoi numerosi volumi. Immenso il patrimonio accumulato nei secoli, con oltre un milione di stampati, quasi 40mila manoscritti – tra cui spicca il Codice Atlantico di Leonardo Da Vinci – e poi disegni, incisioni e altre rarità.
La Pinacoteca Ambrosiana e i suoi capolavori
La Pinacoteca Ambrosiana, il più antico museo di Milano, fu istituita nell’aprile del 1618, quando il Cardinale Federico Borromeo donò la sua collezione di dipinti, statue e disegni alla Biblioteca Ambrosiana, da lui stesso fondata nel 1607.
All’interno del percorso espositivo della Pinacoteca, articolato in 24 sale, si possono ammirare alcuni dei più straordinari capolavori di tutti i tempi, come il Musico di Leonardo, la Canestra di frutta di Caravaggio, il Cartone preparatorio per la Scuola di Atene di Raffaello, l’Adorazione dei Magi di Tiziano, la Madonna del Padiglione di Botticelli e gli splendidi Vasi di fiori di Jan Brueghel.
Oltre a opere di epoca rinascimentale, il museo annovera tra le sue collezioni importanti autori del Seicento lombardo (Morazzone, Giulio Cesare Procaccini, Daniele Crespi e Carlo Francesco Nuvolone), del Settecento (Giandomenico Tiepolo, Fra Galgario, Francesco Londonio), e un notevole nucleo di autori ottocenteschi e del primo Novecento (Andrea Appiani, Francesco Hayez, Mosè Bianchi, Emilio Longoni…).
I numeri record della Pinacoteca Ambrosiana
Se il passato remoto dell’Ambrosiana può definirsi una fioritura di mecenatismo illuminato, negli anni recenti non sono mancate le difficoltà. Difficoltà che, al di là dei numeri ridotti di visitatori (non oltre 50/60 mila all’anno eccetto il 2019, anno di Leonardo da Vinci), emergevano soprattutto nel costruire un dialogo fertile con il pubblico. Soprattutto con quello più giovane. Ma dal marzo 2022 – all’arrivo del nuovo Segretario Generale – qualcosa ha cominciato a muoversi. Anche i conti sorridono alla nuova strategia: due anni consecutivi in positivo; non si era mai visto prima.
Il nuovo dialogo della Pinacoteca Ambrosiana nell’intervista ad Antonello Grimaldi
I numeri degli ultimi due anni parlano chiaro: qualcosa all’Ambrosiana è cambiato e continua sulla stessa strada. Ma cosa, esattamente?
Quando sono arrivato, l’Ambrosiana registrava numeri mediamente bassi e aveva una scarsa visibilità nel panorama museale milanese. Questo potrebbe sembrare assurdo, considerando il patrimonio artistico che possiede e la sua antichissima storia. La Pinacoteca Ambrosiana, oltre a capolavori di Tiziano, Botticelli, Luini, Canova, Hayez, Brueghel ha qualcosa di unico al mondo, come il Cartone della Scuola di Atene di Raffaello e il Codice Atlantico di Leonardo da Vinci. Le opere d’arte, però, per quanto possano essere belle e di valore in sé, devono essere correttamente comunicate e valorizzate.
Si spieghi meglio.
Il pubblico viene nel momento in cui è raggiunto da messaggi che lo incuriosiscano e che raccontino quello che c’è da vedere. Ciò che ho fatto in questi tre anni è stato comunicare al pubblico – cercando di raggiungere soprattutto i giovani – i tesori che si possono ammirare all’Ambrosiana e di proporre iniziative, mostre di arte contemporanea ed eventi che di richiamo per pubblici più ampi e diversi. Ho aperto le porte del museo per la Design week e Bookcity; abbiamo poi aperture straordinarie e serali a 3 euro per visitare la Pinacoteca e la Cripta, organizziamo concerti e visite guidate a tema.
Da quello che dice, il punto chiave del nuovo modo di operare del Museo è il dialogo. Come lo avete costruito, e come lo si potrebbe migliorare ancora?
La visione che ho cercato di portare in Ambrosiana – una cosa possibile grazie al fatto che provengo “da fuori”, dall’esterno del mondo culturale, e che mi ritengo un “osservatore privilegiato” – è di cultura come trasmissione di conoscenza a chi ignora, nel puro senso del termine una cultura non elitaria e autoreferenziale ma inclusiva. L’obiettivo delle azioni avviate è stato proprio quello di comunicare la cultura (in questo caso il nostro patrimonio) a chi non vi si era mai avvicinato. Questo, costruendo una narrazione che cogliesse nel vivo la curiosità del pubblico, raccontando storie e toccando temi di interesse e attualità.
Quali “media” avete utilizzato?
Un cambiamento in positivo c’è stato anche in questo caso. Ci si è resi conto della necessità di entrare in contatto con un’utenza più ampia e più giovane. Abbiamo implementato la comunicazione attraverso i social media e aperto quest’anno The Podcast, il canale podcast dell’Ambrosiana, che racconta le opere e tutte le attività del museo con interviste e racconti. I media tradizionali ora sono sempre più attenti alle nostre iniziative e interessati a comunicarle e promuoverle.
E per quel che riguarda i materiali on-site, ossia gli apparati didattici e illustrativi lungo il percorso museale? Qualche modifica, o qualche prospettiva per il futuro?
Sogno musei aperti che dialoghino con il pubblico e raccontino cose interessanti: didascalie e pannelli introduttivi e installazioni multimediali che guidino i visitatori alla scoperta del percorso museale. Testi che – al di là delle informazioni di base – riportino alla luce le vicende e i retroscena e le curiosità nascoste dietro a ciascuna opera.
Ci fa un esempio?
Penso al Vaso di fiori di Jan Brueghel (non a caso la mia opera preferita della collezione) e al carteggio che ha alle spalle, con le lamentele del Borromeo – committente del dipinto – per il ritardo nella consegna della tavola. Il motivo? Il pittore era un perfezionista, e aveva bisogno di tempo per trovare tutti i fiori da copiare per riempire il vaso! Per farsi perdonare del ritardo, pensò di inviare al Cardinale il piccolo disegno del topolino con la rosa, esposto proprio lì accanto in Pinacoteca. Di storie come questa se ne potrebbero raccontare molte altre…
Il “museo” secondo Antonello Grimaldi
Da quello che dice, emerge un’idea di “museo” ben precisa, ma al contempo singolare, forse dovuta al suo passato lavorativo al di fuori del contesto culturale.
Vedo i musei – e gli istituti della cultura in generale – come dei luoghi che dovrebbero essere improntati all’inclusività, diventando anche occasione di aggregazione sociale e di altre attività.
E come si potrebbe guidare un museo in questa direzione?
Penso che i musei, oggi, abbiano bisogno di una guida che unisca il classico ruolo del “direttore” e quello del “manager culturale”. Bisogna mettere insieme le due sfere per poter creare qualcosa di valore, qualcosa che non solo preservi ma anche valorizzi il patrimonio e al contempo sia percepito come accessibile e di interesse per il pubblico.
Gli ultimi tre anni della Pinacoteca Ambrosiana nell’intervista ad Antonello Grimaldi
Ripercorriamo ora gli ultimi tre anni dell’Ambrosiana.
Come ho già accennato, in questi anni di lavoro ho cercato, per quanto di mia competenza; di trasmettere la cultura e il patrimonio dell’Ambrosiana a chi non la conosceva. Di rendere il museo più accessibile e aperto, comunicando le storie e le opere che possiede, ma portando anche nuove iniziative.
Come è cambiata la programmazione di eventi e attività del museo?
Di recente, accanto alle occasioni di approfondimento per studiosi ed esperti – che proseguono la tradizione dell’Ambrosiana – abbiamo pensato anche a qualcosa che potesse essere di interesse per altri tipi di pubblico. Sempre con l’obiettivo di valorizzare il nostro patrimonio, ma cercando, accanto, di far percepire il museo come più accessibile. A questo proposito, ci siamo aperti a ospitare eventi culturali di rilievo, che coinvolgono ormai tutta la città.
Ad esempio?
Penso a Bookcity, a cui proprio quest’autunno abbiamo preso parte, o alla Design Week, con le opere di Gaetano Pesce che abbiamo ospitato dentro e fuori l’Ambrosiana.
Sembra dunque un percorso di apertura al presente, anche all’arte contemporanea.
Esattamente. Eventi come quello di Gaetano Pesce per il Fuorisalone o la mostra dei taccuini di Moleskine disseminati nelle sale espositive – qualcosa di inimmaginabile anni fa – dimostrano l’impegno della Pinacoteca verso le nuove generazioni e i loro interessi. È un percorso in itinere, che speriamo di portare avanti anche in futuro.
Emma Sedini
Libri consigliati:
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati