40 anni di Castello di Rivoli. Intervista al direttore Francesco Manacorda
Arte Povera, nuove mostre, il lavoro dei suoi predecessori e molto altro. Abbiamo intervistato il direttore del Museo d’Arte Contemporanea del Castello di Rivoli in occasione dell’importante anniversario
Nell’ambito delle celebrazioni per i 40 anni del Museo d’Arte Contemporanea del Castello di Rivoli, non potevamo non rivolgere qualche domanda all’attuale direttore, Francesco Manacorda (Napoli, 1974). Che ci dice la sua sui precedenti direttori e sulle prospettive future del museo.
Intervista a Francesco Manacorda
Ouverture 1984-2024. È in programma proprio il 18 dicembre una celebrazione dei 40 anni del Castello di Rivoli con la versione aggiornata della mitica mostra inaugurale. Qual è stato l’approccio curatoriale rispetto ad allora e all’intento di Fuchs di plasmare la collezione di un nuovo museo?
Il principio che Marcella Beccaria ed io abbiamo usato per questo progetto considera la mostra originale di Fuchs come un software da riattivare ai nostri giorni in una macchina – il Castello di Rivoli – e in un ambiente – il sistema dell’arte internazionale – che nel frattempo sono molto cambiati. Per questa ragione abbiamo voluto in primis coinvolgere, come fece Fuchs, gli artisti della nostra generazione il cui lavoro ha avuto un impatto dirompente negli ultimi due decenni. Questo ci permette di tornare alla visione originaria del castello come “Museo di Arte Contemporanea” e sospendere temporaneamente la narrazione storica della collezione che parte dagli Anni Sessanta. Questo gesto riporta il Museo alla sua missione fondativa e intende evidenziare per il pubblico come la condivisione di un’epoca temporale tra opera e pubblico (ovvero come siano ‘nati e vissuti’ nelle stesse condizioni storiche) sia l’aspetto distintivo dell’istituzione.
Che tipo di esposizione ci aspetta?
Un fattore che è cambiato molto dalla situazione in cui operava Fuchs è che il Castello ora ha una collezione e il suo valore e importanza sono anche legati al meraviglioso programma espositivo e di acquisizioni (ad esso collegate) fatto dalle direzioni precedenti. La mostra quindi non solo celebra la collezione ma la storia espositiva di Rivoli dal 2000 fino a oggi. Abbiamo però voluto incorporare in alcune sale opere che non fanno parte della collezione ma che ci piacerebbe lo facessero. Questo è un secondo omaggio a Fuchs e al suo metodo di costruzione delle collezioni operato in Ouverture. Per finire, la versione odierna cerca di riflettere un panorama internazionale che fortunatamente si è espanso a livelli globali con principi di inclusività geografica, di genere e di culture diverse.
Un bilancio del Castello di Rivoli secondo Francesco Manacorda
Breve storia del Castello di Rivoli. Lei nel 1984 aveva dieci anni, ma saprebbe farci un ritratto di ciascun direttore che si è avvicendato, sulla base di ricordi, studi ed esperienza diretta? Che tipo di visione ha dato al museo ciascuno di loro?
Purtroppo ho interagito con Rudi Fuchs solo al telefono e online quando entrambi facevamo parte del comitato scientifico della Fondazione CRT per l’Arte. In quelle situazioni ho veramente apprezzato la sua genuinità e franchezza. Ricordo che, in un incontro durante il COVID, lui inviò una meravigliosa lettera ricordando proprio la sera dell’inaugurazione di Ouverture. Rimane indubbio che fu lui a dare il “la” al Castello di Rivoli, settando standard altissimi, internazionali e sperimentali. Ho sempre avuto un enorme rispetto di Ida Gianelli, del suo stile curatoriale e gestionale e del posizionamento del Museo che lei ha conseguito e mantenuto negli anni. La sua visione rimane un benchmark per me su tutti questi livelli. Recentemente abbiamo dialogato più a lungo e questo per me è una fonte di ispirazione enorme. Con Beatrice Merz abbiamo un rapporto di collaborazione che – con saltuarie interruzioni – va avanti da anni e si fonda su grande fiducia e rispetto. La stima che ho per il suo riserbo e rigore resta inalterata: ritengo che a lei Torino debba molto più di quanto si tenda ad ammettere. Con Andrea Bellini abbiamo condiviso ruoli (sono stato direttore di Artissima dopo di lui) e progetti diversi. L’aspetto che apprezzo di più nel suo operato è un commitment senza compromessi nei confronti degli artisti e della qualità dell’opera. Inoltre, ha una grandissima abilità di mettere insieme squadre di lavoro e collaborazioni con curatori che in quel momento hanno capacità di visione specialissime. Di Carolyn Christov-Bakargiev io ho sempre apprezzato il pensiero non lineare e la sua capacità di intuizione e comprensione (intuitiva ed emotiva oltre che intellettuale) fulminante. Lei ha anche una capacità rara di ottenere sempre il meglio dagli artisti: questo lo si vede nelle acquisizioni che ha fatto e che sono parte di Ouverture 2024.
Bilancio del passato. In questi 40 anni il Castello di Rivoli è riuscito a posizionarsi e a consolidarsi come museo di arte contemporanea dell’oggi, della ricerca attuale, oppure è rimasto legato, soprattutto all’estero, alla sua immagine di culla dell’Arte Povera? Quale percezione ha avuto data la sua lunga esperienza in musei internazionali?
Io credo che la percezione internazionale nei confronti del Castello rispecchi esattamente entrambi gli aspetti. Vista l’importante mostra di Arte Povera che Carolyn Christov-Bakargiev ha curato alla Bourse di Parigi, ho voluto rimarcare l’aspetto della contemporaneità per questo progetto. Rimangono visibili varie opere dell’Arte Povera, ovviamente, e piano piano le reinseriremo nei display dal prossimo anno in avanti. Io credo che, più che culla dell’Arte Povera, Rivoli sia nato grazie all’Arte Povera e all’impatto incredibile che il lavoro di quegli artisti ha avuto e ha ancora sulla scena internazionale. In tal senso io considero l’Arte Povera come una sorgente continua e originaria, più che come la parte più importante della collezione. Il Museo viene – grazie ad essa – proiettato nel presente e nel futuro.
Bilancio del suo primo anno di Direttore del Castello di Rivoli e di Direttore artistico della Collezione Cerruti che avrà il suo primo banco di prova con la primissima mostra da lei curata al Museo: Mutual Aid. Quali sono le criticità affrontate e i margini di miglioramento di entrambe le istituzioni? Quanto e come è stato coinvolto il pubblico e come ha risposto?
È ancora troppo presto per darle un vero bilancio visto che la mostra non ha ancora aperto quando avviene questa conversazione. Le criticità hanno incluso aspetti poco visibili di miglioramento graduale dei servizi e dei processi produttivi per esempio. Ma dal punto di vista di ciò che sarà visibile ed esperibile ho puntato molto sulla collaborazione radicale, sia nei confronti dello staff che con i colleghi di altre istituzioni e del pubblico; solo tra almeno un altro anno potremo verificare se questo approccio avrà dato i risultati sperati.
Programmazione. Quali sono le linee guida e gli highlight del 2025? Tra nuove mostre, iniziative Dipartimento Educazione, CRRI, formazione col progetto Una scuola al Castello di Rivoli. Per quanto riguarda i servizi aggiuntivi: a che punto è il riallestimento della Caffetteria negli storici locali davanti al Castello e, dopo la chiusura di Combal.Zero, il Museo si doterà di un nuovo ristorante?
Le linee guida vedono alcuni progetti espositivi molto importanti, due dei quali sono nuove serie che si inseriscono nelle sale delle collezioni. Ouverture 2024 per me è davvero un’ouverture che apre alla concezione delle sale dedicate alla collezione come una mostra collettiva costantemente in evoluzione fatta con gli artisti, commissionando loro nuove opere per le sale auliche come fece Fuchs. Per quanto riguarda l’educazione, il terzo piano del Castello sarà dedicato a un progetto pensato con i non adulti: un esperimento che porteremo avanti per un po’ e che muterà forma a seconda di come sarà “usato”. Per quanto riguarda il CRRI stiamo ripensandone alcuni dettagli anche in vista della presa in carico da parte del Museo di Villa Melano. Proprio in questi giorni stiamo studiando un piano culturale e manageriale in tal senso. Infine, lo spostamento della Caffetteria è un progetto che coinvolge il Sindaco di Rivoli appena insediato. Con lui stiamo valutandone le tempistiche precise; mentre per il ristorante sto lavorando alacremente con Francesca Lavazza – la nostra Presidente – a una soluzione che speriamo sia prossima.
Claudia Giraud
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