Gli eredi del grande artista Marino Marini in allarme: “La famiglia esclusa dalla Fondazione a lui dedicata”
Nata nel 1983 per volontà di Mercedes Pedrazzini, moglie dello scultore pistoiese, la Fondazione è commissariata da un anno, tra le polemiche e i ricorsi degli eredi. Che ora rischiano di essere esclusi dal Consiglio di amministrazione. E scrivono una lettera al Ministro dell'Interno
Con sede a Pistoia, la Fondazione Marino Marini è uno dei due poli culturali che valorizza l’opera dello scultore pistoiese Marino Marini (Pistoia, 1901 – Viareggio, 1980), insieme al museo a lui intitolato a Firenze. Due avamposti nati a pochi anni di distanza l’uno dall’altro: il museo fiorentino costituitosi subito dopo la scomparsa dell’artista, nel 1980, pur inaugurato solo nel 1988, all’interno dell’ex chiesa di San Pancrazio; la Fondazione istituita nel 1983.
La Fondazione Marino Marini a Pistoia
All’origine, due diverse donazioni volute da Marini insieme alla moglie Marina (al secolo Mercedes Pedrazzini). In anni più recenti, il piccolo museo pistoiese ospitato nell’antico Palazzo del Tau è sopravvissuto al tentativo di accorpare le due realtà a Firenze, rivendicando il legame dell’artista con la sua città d’origine. E proprio l’estate 2024 ha visto lo spazio riaprire al pubblico dopo un lungo periodo di stop, con la mostra Marino e Pistoia. Di nuovo insieme (che riaprirà per le feste con un calendario speciale, tra il 14 dicembre e il 6 gennaio).
Il commissariamento della Fondazione Marino Marini
Da poco più di un anno, però, la Fondazione si trova ad affrontare un problema di ben altra natura. Risale alla fine di ottobre 2023 il commissariamento disposto dalla Prefettura di Pistoia a seguito di inadempienze previste dalla normativa e dallo statuto (la Fondazione è infatti iscritta nel registro della Prefettura, che vigila sul suo operato). Mancanze contestate: il non aver formato il bilancio 2022 e il non aver nominato il collegio dei revisori per la verifica dello stato patrimoniale della Fondazione. Così, sciolto il consiglio di amministrazione guidato da Carlo Carnacini – cugino dello scultore e chiamato dalla fondatrice stessa a comporre il Cda – a traghettare la Fondazione verso il ripristino di una situazione di legalità è arrivato il commissario straordinario Raffaele Ruberto, attualmente in carica dopo la proroga che nell’ottobre 2024 ha sancito un prolungamento di quattro mesi per portare a termine un lavoro di amministrazione non ancora concluso. Nello specifico, Ruberto dovrà chiudere il bilancio d’esercizio del ’24 e predisporre quello di previsione per il 2025. Ma la pratica più spinosa resta la composizione del nuovo Cda, ora motivo di uno scontro accesso con gli eredi Pedrazzini e con l’ex presidente Carnacini, che già avevano ritenuto la proroga “gravemente illegittima“, contestando – per vie legali: la sentenza del Tar è attesa per febbraio 2025 – la relazione tecnica del Prefetto che un anno fa portò al commissariamento.
L’esclusione degli eredi Pedrazzini dalla Fondazione Marino Marini
Sulla costituzione del nuovo Cda pesano le nomine (ancora non divulgate) dei tre soggetti che, secondo statuto, sono chiamati a scegliere un nome ciascuno: il Comune di Pistoia, la Soprintendenza e il gruppo bancario Intesa Sanpaolo, subentrato alla Cassa di Risparmio di Pistoia. Ma a provocare la reazione degli eredi Pedrazzini è stata la decisione di escludere i componenti della famiglia dal Consiglio che si appresta a formarsi. “Scomparsa la vedova Mercedes Pedrazzini, nell’interpretazione che ne abbiamo dato con pareri notarili, non c’è nessun punto nello statuto che regoli la presenza di familiari nel Consiglio“, spiegava Ruberto in un’intervista rilasciata alla Nazione all’inizio dello scorso ottobre. Gli eredi, nella figura di Carnacini, hanno dunque portato la querelle in Consiglio di Stato, in opposizione alla Prefettura di Pistoia, formalizzando tre ricorsi straordinari al Presidente della Repubblica.
La lettera degli eredi Pedrazzini al Ministro dell’Interno
Ma dopo l’ultimo rinvio, che protrarrà la chiusura del contenzioso almeno fino alla prossima primavera, gli eredi Pedrazzini – Loraine Ricklin Pedrazzini e Paolo, Gianni, Noé e Lola Pedrazzini, i sei nipoti di Mercedes Pedrazzini – hanno scelto di rivolgersi direttamente al Ministro dell’Interno Piantedosi, inviandogli una lettera ufficiale per contestare l’esclusione dal Cda della Fondazione Marino Marini, e chiedere il suo intervento.
La nuova strutturazione del Consiglio, si legge nella lettera,“sovverte del tutto le volontà di nostra zia Mercedes a favore di soggetti estranei alla Fondazione di famiglia”.“Com’è Possibile – si domandano i Pedrazzini – che un’Autorità italiana possa stravolgere l’assetto statutario della Fondazione escludendo del tutto la nostra presenza? Siamo certi che il Ministero non vorrà creare un gravissimo precedente in cui organi dello Stato e una banca privata estromettano dalla Fondazione privata la famiglia della fondatrice“. Poi, la lettera si concentra sui ricorsi pendenti: “Ci allarma e inquieta la paradossale possibilità che il Commissario prefettizio abbia la facoltà di rinunciare ai ricorsi creando una mostruosità giuridica e un precedente allarmante per tutte le Fondazioni italiane”. A Piantedosi si chiede dunque di “intervenire tempestivamente per chiarire le iniziative assunte al riguardo dai suoi uffici“. Cosa risponderà il Ministro?
Livia Montagnoli
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati