A Milano ha finalmente aperto la Grande Brera. Ecco com’è Palazzo Citterio
Dopo cinquant'anni di lavori, Milano inaugura per Sant'Ambrogio il tanto atteso progetto che unisce Palazzo Citterio, la Pinacoteca di Brera, l’Orto Botanico, l’Osservatorio e la Biblioteca Nazionale Braidense. Ma manca il personale per garantire i giorni di apertura
Cinquant’anni, innumerevoli progetti, infinite lungaggini burocratiche. E ora eccoci, la Grande Brera di Milano ha finalmente aperto. Attesa come la “Tate Modern d’Italia“, il nuovo museo d’arte moderna e contemporanea apre le sue porte il 7 dicembre 2024 – Sant’Ambrogio, come imposto tempo fa dall’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano – tra il rinato Palazzo Citterio, la Pinacoteca di Brera e la Biblioteca Nazionale Braidense. C’è una gran folla alla preview, di giornalisti, di professionisti, di operai che, il giorno prima dell’apertura ufficiale, corrono per terminare l’allestimento.
La macchina della Grande Brera
Un polo museale che segna una nuova era per la scena artistica milanese, restituendo centralità al quartiere di Brera e proiettando la città in modo ancor più convincente nel novero delle grandi città d’arte europee. La prospettiva – è la speranza del direttore Angelo Crespi – è anche di un certo rilievo economico: ci si aspettano almeno 10 milioni di euro di fatturato e 1 milione di visitatori all’anno (grazie al fatto che nel polo è entrato anche il Cenacolo Vinciano), entrando in una sorta di lontana competizione con Uffizi e Colosseo. “Nessuno credeva di poter fare questa cosa: il merito me lo ascrivo“, commenta Crespi. “Come diceva Hegel, e poi Tolstoj lo attribuisce a Napoleone, c’è stato però anche lo zeitgeist: le energie concordavano, e io sono stato spinto da un’onda di situazioni felici. Abbiamo lavorato tantissimo, tutti insieme”.
Le nuove collezioni aperte al pubblico a Palazzo Citterio
Gli spazi di Palazzo Citterio – oggetto di un grande intervento strutturale di stabilizzazione dei costruttori Navarra e un lavoro d’allestimento realizzato anche dallo studio MCA-Mario Cucinella Architects – ampliano la metratura delle sale espositive e aprono al pubblico una significativa raccolta artistica. Che spazia da manufatti archeologici a opere di Picasso, Morandi, Boccioni, Carrà, Pellizza da Volpedo (la grande Fiumana) e Modigliani, con contributi di prima importanza dalle collezioni di Emilio e Maria Jesi e di Lamberto Vitali (ma anche Zavattini e Rosenberg) allestita nelle sale che guardano al giardino, con alcuni ambienti dedicati anche a mosaici e archeologia. L’obbligo di tenere omogenee le collezioni impone alcune inevitabili incongruenze, come la presenza di due aree distinte con le opere di Morandi. Circostanza che sarà difficile spiegare ai visitatori.
Le nuove opere si uniscono ai capolavori rinascimentali della Pinacoteca, a meno di 200 metri di distanza, e al patrimonio di oltre ventimila volumi della Biblioteca Braidense. E le compresenze tra le arti continuano: nell’ingresso (oltre all’impattante tempietto ispirato allo Sposalizio della Vergine donato dal Salone del Mobile) c’è un grande schermo con un pannello dall’opera colossale di Refik Anadol Renaissance Dreams, conservata al MEET; una mostra personale di Mario Ceroli frutto della collaborazione tra Brera e la GNAMC nella sala ipogea progettata dall’architetto Stirling negli Anni Ottanta; e una grande mostra d’archivio sulla storia di Brera e della “sua” Milano, curata da Luca Molinari con un plastico in scala 1:50 che permette finalmente di percepire dimensioni e articolazione di questo straordinario quartiere della cultura e della scienza, una specie di urban center del Brera district. Ora speriamo che i processi urbanistici facciano il loro corso e che si proceda a creare i collegamenti per permettere una reale circolarità tra Accademia, Pinacoteca, Biblioteca, Palazzo Citterio e il suo giardino, l’Orto Botanico e l’Osservatorio.
Sforzi collettivi e scioperi mancati alla Grande Brera
“Abbiamo avuto l’onore di portare a compimento il lavoro di tutti quelli che ci hanno preceduto in questi 52 anni“, ha commentato la vicedirettrice Chiara Rostagno. “Il nostro compito è stato quello di averne cura: spero vediate il valore anche umano dietro la Grande Brera“. Questa spinta finale, accelerata lo scorso anno da Sangiuliano e dal sindaco Giuseppe Sala, ha creato non pochi problemi a livello sindacale in termini di personale: per l’inaugurazione era previsto uno sciopero, poi precettato.
A tal proposito, risponde il direttore. “Si apre ora una fase di sperimentazione, sicuramente fino al 15 gennaio e probabilmente fino al 1 maggio, con aperture quattro giorni a settimana – giovedì, venerdì, sabato e domenica – solo al pomeriggio. Il biglietto è singolo (a 12 euro) ma poi sarà integrato (a 20) con la Pinacoteca”, spiega Crespi. L’organico in ogni caso deve arrivare a 50 persone: “Ne abbiamo già assunte 23 con Ales. Poi ci sarà un concorso pubblico nazionale e la dotazione di una pianta organica: l’idea è che a maggio ci siano tutti i custodi”.
Le sale di Palazzo Citterio
E il Palazzo? Una chicca settecentesca nel cuore di Milano. Meravigliose, nella loro rinascita, le sale stuccate – tante e piccole, motivo per cui la portata del Citterio è di circa 1000 persone al giorno, la metà della Pinacoteca – punteggiate di capolavori (spicca la Stanza dei Morandi), “che stavano letteralmente nelle case delle persone”, ricorda Cucinella. Ingegnose anche le soluzioni dello studio di architettura, applicate a specifiche aree del museo, come nel caso della “stanza degli armadi”, tra quinte e specchi, e il “tavolo da pranzo archeologico”, con le piccole teche singole per i diversi reperti.
Uno sforzo sovrumano, realizzato anche con la collaborazione di privati coalizzatisi in un circolo di mecenati (che faranno parte del consiglio consultivo) che include, tra gli altri, amministratori delegati e presidenti di grandi compagnie come Pomellato, Bmw Italia, Banca Ifis, Swarovski Italia e PwC. Tutta Milano e un po’ tutta l’Italia sembrano riuniti qui, per questo giorno a lungo atteso.
Giulia Giaume
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