Una storia torinese poco conosciuta. La mostra che apre la Fondazione Giorgio Griffa
La mostra “Inside” riunisce le opere dei sette artisti di fama internazionale che da anni condividono i propri studi in un ex edificio industriale, ora trasformato in Fondazione dal maestro torinese. Ma non sono un gruppo
In una zona residenziale di Vanchiglietta a Torino, a pochi passi dal fiume Po, c’è una mostra che racconta una storia torinese poco conosciuta, che rientra perfettamente nel mood sommesso della città. Quella di un manipolo di artisti – di fama internazionale – che da anni condividono i propri studi nell’ex edificio industriale della Michelin, senza per questo diventare un gruppo. Ora, su impulso del figlio Cesare Griffa e del nipote Giulio Caresio di Giorgio Griffa (Torino, 1936) che qui ha il suo atelier, quello spazio si è trasformato nella Fondazione Giorgio Griffa e la sua esposizione inaugurale accoglie proprio quegli stessi artisti “compagni di avventura”.
La missione della neonata Fondazione Giorgio Griffa
“Questo spazio è un luogo dove il lavoro di Giorgio Griffa, che è una questione di conoscenza, può confrontarsi con altre forme di conoscenza”, ha spiegato il figlio, responsabile della programmazione artistica della neonata Fondazione, nata principalmente per tutelare l’archivio del padre, ma anche per promuovere l’arte contemporanea in generale. E infatti la mostra Inside è l’avvio di un processo che vedrà nei prossimi anni interloquire il grande artista torinese con altri artisti, oltre all’esposizione dei suoi lavori. Un po’ sullo stile della Fondazione Merz, altro edificio industriale – l’ex centrale termica Officine Lancia – che alterna monografie del maestro dell’arte povera Mario Merz e di sua moglie Marisa Merz a progetti site-specific di artisti nazionali e internazionali, invitati a confrontarsi con il luogo e il suo contenuto.
La mostra inaugurale Inside
Entrando nella mostra, situata al piano terra dell’edificio che ospita nei piani superiori i loft con gli studi dei sette artisti protagonisti – Marco Gastini, lo stesso Giorgio Griffa, Luigi Mainolfi, Nunzio, Elisa Sighicelli, Grazia Toderi e Gilberto Zorio -, si percepisce tutta l’operosità di uno spazio che un tempo ospitava un lanificio, poi un’industria di pneumatici e ora un polo culturale. “Nel mio lavoro ci sono due costanti che porto avanti dal 1967 a oggi, ovvero il non finito e i disegni che appartengono alla mano di tutti”, ha detto Griffa. “Il non finito perché una volta fissato quell’aspetto è inutile andare avanti, la vita è proseguita. Per quanto riguarda il secondo punto, perché ritengo di fare parte di una comunità e voglio raccontare quello che insegue questa comunità”.
Inside: una mostra aperta ad ogni direzione stilistica
Questa comunità è celebrata nella mostra Inside, una mostra contenuta a livello di pezzi esposti e aperta ad ogni direzione stilistica (in primis l’arte povera) che riunisce diverse generazioni sotto il comune denominatore dell’energia creativa, del fare arte e del riflettere sul tempo. Il tutto a partire dall’opera di Griffa: da un suo lavoro del 2024 Disordine HP e da una lunga tela del 1973 si irradiano i dialoghi con gli altri artisti che, come scrive il curatore Sébastien Delot “articolano la loro opera all’intersezione tra pratiche complesse, in cui la materia non esclude la sua rappresentazione pittorica, l’astrazione non esclude la sua figurazione, lo spazio-tempo dell’opera e quello in cui essa si inscrive”.
Claudia Giraud
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