Francesco Arcangeli: 50 anni dalla morte di un grande critico d’arte. Una mostra al MAMbo lo ricorda
Poeta, critico e storico dell’arte, docente. Arcangeli ha scritto alcune tra le pagine più belle della storia dell’arte contemporanea. Una mostra a Bologna racconta le acquisizioni proposte e realizzate per la sua città
Sono trascorsi cinquant’anni dalla scomparsa di Francesco Arcangeli (Bologna, 10 luglio 1915 – 14 febbraio 1974).
Chi ha conosciuto “Momi”, come lo chiamavano gli amici , raccontava Bruno Toscano, critico e storico dell’arte, nel corso di un convegno tenutosi nel 1994 presso l’Archiginnasio di Bologna, cui aveva partecipato su invito di Renato Barilli, “scorre le righe dei suoi scritti che ridanno vita ad un quadro, penetrano nel mondo visivo di un artista, illuminano le pieghe più intime di un problema, e insieme rivede con inconsumata nitidezza la sua appassionata irruenza, la luce tutta interiore del suo occhio, la sua irresistibile volontà di andare più a fondo e nello stesso tempo di puntare più in alto. (…) Chi gli è stato vicino non può non desiderare che si avveri una specie di miracolo, che, cioè, insieme con le sue pagine ai giovani possa essere tramandato, in un unico nodo, il suo vivere, il suo illuminare infiammandosi e anche il suo patire”.
La mostra Tramando al MAMbo di Bologna
Un tentativo di raccontare l’esperienza di Arcangeli, prima poeta, poi storico e critico dell’arte, docente presso l’Università di Bologna, viene proposto in occasione del cinquantenario dalla sua scomparsa da Uliana Zanetti, con il supporto di Lorenza Selleri, al museo MAMbo di Bologna, con la mostra Tramando. Le acquisizioni di Francesco Arcangeli per la Galleria d’Arte Moderna di Bologna. La mostra non può ovviamente dare corpo ai suoi scritti, a quella prosa che rivela un’adesione totale tra arte e vita come in un unico grande libro, muovendo i primi passi dai tentativi fatti in seno alla classe di Roberto Longhi, sviluppandosi coerentemente fino ai testi scritti negli ultimi anni. Il progetto di Zanetti in corso fino al 6 gennaio ne racconta invece l’esperienza museale negli anni in cui Arcangeli ebbe ruoli istituzionali nella sua città (fu consulente del Comune di Bologna dal 1949 al 1958 e direttore della Galleria Comunale d’Arte Moderna dall’agosto 1958 al gennaio 1968).
MAMbo: storia di una collezione
Con circa 60 opere, proposte o acquistate da Arcangeli, Tramando fa luce sul lavoro svolto dal critico nell’implementare le collezioni bolognesi, realizzando implicitamente un percorso nella sua visione dell’arte attraverso la storia delle acquisizioni. Ne emerge in filigrana la proposta critica, la militanza nella relazione con gli artisti, le scelte sempre coerenti. Se Arcangeli fu indebolito dalla vita, non lo fu nelle proprie convinzioni e nel rispetto per la storia dell’arte. Le scelte compiute per la collezione, di cui l’esposizione è testimone, confermano la proposta di una linea nordica, “padana” che collega idealmente artisti come Wiligelmo o Amico Aspertini, frequentato sui libri come a San Petronio, con Gli ultimi naturalisti (Ennio Morlotti, Mattia Moreni, Vasco Bendini, Sergio Vacchi, Pompilio Mandelli), a partire dal famoso articolo pubblicato sulla rivista d’arte “Paragone” nel 1954. C’è Alberto Burri con un cellotex del 1967. E naturalmente Giorgio Morandi, il maestro tanto amato che oppose il gran rifiuto della sua Monografia, presente in mostra con otto opere (due matite e una serie di acqueforti, una delle quali rappresenta quella Grizzana che per antonomasia ha acquisito il suo nome). Ma il progetto espositivo racconta anche l’influenza della scena internazionale su Arcangeli e la passione per l’informale, con la scelta di opere di artisti quali Karel Appel e Asger Jorn, ad esempio, accomunati in un afflato unico agli Ultimi naturalisti.
Le acquisizioni di Arcangeli oltre gli Ultimi Naturalisti
C’è uno splendido, corposo Tapies. E ancora tra i pezzi più coinvolgenti lo Studio per paesaggio ed erbe, 1952 di Graham Sutherland, probabilmente visto anche questo a Venezia, dove l’artista viveva. E Sebastian Matta, artista per il quale Arcangeli nutriva un interesse importante, tanto da organizzargli una antologica a Bologna nel 1963, presente in mostra con un’opera che non usciva dai caveaux da tempo L’Être ouvert ou l’Être est vert, 1962 (la collezione conta anche due arazzi dell’artista, sempre “arcangeliani”). Le vetrine raccontano attraverso foto e documenti i grandi amori di Arcangeli, tra tutti Osvaldo Licini e Jackson Pollock. Chiude il percorso espositivo, infine, un gruppo di opere che rendiconta dell’interesse singolare (se lo si inscrive nel suo intero apparato critico) di Arcangeli verso artisti come Bridget Riley, Getullio Alviani, Enrico Castellani e Gianni Colombo, del quale però è presente in mostra unicamente il Progetto dello Spazio elastico, 1966-67, acquisito nel 1968 a quella Biennale di Venezia che consacrò gli artisti americani sull’altare internazionale dell’arte.
Santa Nastro
Libri consigliati:
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati