Natale 2024 a Vienna? 7 mostre da non perdere in città
Per le feste natalizie Vienna propone un ricchissimo calendario di mostre nei più importanti musei. Si spazia dai classici Rembrandte Van Hoogstraten al Kunsthistorisches Museum, a una retrospettiva su Medardo Rosso al Mumok, Chagall e Robert Longo all’Albertina. Un Gauguin inaspettato è il protagonista della mostra al KunstForum Bank Austria, mentre la Heidi Horten Collection espone per la prima volta una mostra […]
Per le feste natalizie Vienna propone un ricchissimo calendario di mostre nei più importanti musei. Si spazia dai classici Rembrandte Van Hoogstraten al Kunsthistorisches Museum, a una retrospettiva su Medardo Rosso al Mumok, Chagall e Robert Longo all’Albertina. Un Gauguin inaspettato è il protagonista della mostra al KunstForum Bank Austria, mentre la Heidi Horten Collection espone per la prima volta una mostra con opere provenienti da altre collezioni che indagano luce, suono e olfatto. Ecco una selezione di mostre da non perdere in questo periodo di festività.
Giorgia Losio
Per punti
Amoako Boafo – Lower Belvedere
L’artista ghanese Amoako Boafo torna a Vienna, al Museo del Belvedere, per la sua prima grande mostra personale in Europa. Dopo gli studi ad Accra si era infatti trasferito proprio a Vienna per proseguire la sua formazione all’Accademia di Belle Arti. Qui ha anche sviluppato il suo stile distintivo, caratterizzato dall’uso non convenzionale della pittura a dita, creando dei ritratti plastici di donne di colore della scena artistica e culturale viennese in composizioni che ricordano i tratti caratteristici del modernismo viennese di Egon Schiele e Gustav Klimt. Questi soggetti però non vengono apprezzati dai galleristi viennesi, in un mercato dell’arte locale ancora conservativo verso alcune tematiche come la Blackness. Il successo arriva negli Stati Uniti e oggi le sue opere sono presenti nelle collezioni di molte istituzioni culturali, tra cui anche il Centre Pompidou di Parigi. Anche la moda si è interessata alla sua arte: Dior ha lanciato una collezione maschile basata sui motivi dei tessuti delle sue immagini con modelli esclusivamente di colore. Tornando alla mostra, la selezione di dipinti celebra il sostegno all’interno di una comunità che poggia sulla solidarietà e vengono ritratti in momenti di gioia e leggerezza. Nella diaspora Boafo ha prodotto ritratti figurativi di personaggi pubblici neri che raccontano una storia di auto-emancipazione e che lo hanno reso noto sulla scena internazionale. E i tanti personaggi che popolano le sale del Belvedere ci vengono incontro, guardandoci in modo diretto e sereno. Spesso mette in scena la persona ritratta su uno sfondo monocromatico e astratto che fa risaltare la figura, e aggiunge una selezione di oggetti personali. Boafo promuove da alcuni anni anche i giovani artisti con il suo dot.ateliers, centro d’arte che ha fondato nel 2022 ad Accra.
Amoako Boafo. Proper Love
Lower Belvedere, fino al 12 gennaio 2025
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Rembrandt e Van Hoogstraten – Kunsthistorisches Museum
Il Kunsthistorisches Museum per la sua grande mostra di autunno mette due artisti a confronto: Rembrandt e il suo allievo Van Hoogstraten attraverso più di cinquanta opere. La maggior parte sono della metà del Seicento, periodo durante il quale il giovane Van Hoogstraten lavora al fianco di Rembrandt e in questi anni si rileva un rinnovato interesse per l’antico tema dell’illusione. La mostra si apre con un focus sull’uso magistrale del colore da parte di entrambi i pittori. L’abile applicazione di effetti cromatici ha permesso loro di rappresentare luci e ombre fedeli alla natura, in modo tale da raggiungere un’impressionante tridimensionalità e persino l’illusione di un leggero movimento. Rembrandt era un maestro degli effetti illusionistici, in particolare nei suoi ritratti, ha giocato con i limiti della percezione umana tra lo spazio pittorico e lo spazio fisico dello spettatore. Integrando cornici finte e scorci architettonici, attraverso l’uso drammatico della luce, ha dato alle sue figure una presenza e una profondità straordinari.
La mostra inoltre permette allo spettatore per la prima volta di poter fruire di tutti i dipinti “illusionistici” di Rembrandt. L’ambizioso allievo di Rembrandt, Van Hoogstraten, cercò di emularlo e persino di superarlo nella realizzazione di tali illusioni ottiche. Rembrandt, che si considerava anche un artista ricercatore, trasmise questa passione a Van Hoogstraten. Entrambi i pittori avevano infatti un interesse per la scienza che si concentrava in particolare nell’ottica, sul gioco naturale della luce e sull’illuminazione degli interni. Con questa mostra si congeda la direttrice generale Sabine Haag dopo 15 anni di direzione per lasciare il testimone all’americano Jonathan Fine, attuale direttore del Welt Museum di Vienna.
Rembrandt – Hoogstraten. Colour and Illusion
Kunsthistorisches Museum, fino al 12 gennaio 2025
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Paul Gauguin – KunstForum Wien
Paul Gauguin è presentato in questa mostra come uno degli artisti della seconda metà del XIX secolo, che hanno rappresentato l’immagine al di là della realtà vista. L’esposizione Gauguin – Unexpected illustra l’evoluzione dell’artista da tardo-impressionista a simbolista e sintetista e precursore di un nuovo linguaggio pittorico. “L’inatteso” è la qualità e la ricchezza non solo dei dipinti, ma soprattutto dei cicli grafici e delle sculture meno noti al grande pubblico. Essi illustrano il passaggio dall’approccio accademico a un approccio distaccato, libero e non convenzionale. L’opera di Gauguin, nella sua diversità, nel suo alto livello di astrazione e nei suoi incredibili mondi di colore, è stata innovativa e di ispirazione per generazioni di artisti successivi: per esempio le xilografie e le stampe esposte in mostra che servivano come lavoro preparatorio per i dipinti. Le opere nelle prime sale seguono un ordine cronologico raccontando un percorso verso un punto di svolta nella storia dell’arte, che porta l’artista a sviluppare un nuovo stile basato su colori e superfici intense. Allo stesso tempo, mostrano una stanchezza per la civiltà che non era atipica per l’epoca e che ha spinto Gauguin verso luoghi distanti e “incontaminati” che promettevano maggiore autenticità nella vita e nell’arte. Questa sua scelta di vivere l’esotismo, ha portato negli ultimi anni a una sua revisione postcoloniale. Come uomo del suo tempo condivideva gli stereotipi della propaganda coloniale, che oggi risultano inaccettabili. Si condanna il suo eurocentrismo, l’appropriazione culturale, il maschilismo e le relazioni con le giovanissime tahitiane. E infatti negli ultimi anni sono diminuite incredibilmente le retrospettive a lui dedicate. La mostra al KunstForum di Vienna però, come sottolinea la direttrice Ingried Brugger, non intende esprimere un giudizio definitivo sull’uomo.
Gauguin – Unexpected
KunstForum Wien, fino al 19 gennaio 2025
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Robert Longo – Albertina
L’Albertina ha un legame speciale con l’artista americano Robert Longo che ha esposto già nel 2003 con la mostra I disegni di Freud. È stata la prima di una serie di mostre di artisti, le cui enormi tele hanno invaso gli spazi museali. Robert Longo usa il gigantismo come critica del sogno americano, dove ciò che è grande è sempre positivo. Longo è uno dei principali protagonisti della Pictures Generation, lavorando attraverso il disegno, la fotografia, la pittura, la scultura, la performance e il cinema per formulare critiche provocatorie agli effetti anestetizzanti e seduttivi del capitalismo, delle guerre mediatizzate e del culto della storia negli Stati Uniti. Utilizza fotografie che registrano situazioni drammatiche nel momento di massima tensione, riduce e ingrandisce alcuni motivi elevando così il loro impatto visivo a una potenza superiore. Il nero profondo del carboncino strofinato sulla carta inghiotte tutta la luce, ma celebra nel contempo la luminosità e la luce radiante, la trasparenza e la materialità. I suoi motivi ricordano fotogrammi di film che catturano un climax emotivo e lo proiettano nel qui e ora, dandogli una dimensione atemporale. Trasforman il museo in una chiesa, descrivendo temi universali, come fa la religione, ma senza la volontà di indottrinare il pubblico. Al contrario considera il suo lavoro come una gigantesca scusa per i disastri prodotti dall’umanità. La mostra si conclude con la gigantesca immagine di un iceberg, simbolo dello scioglimento dei ghiacciai provocato dai cambiamenti climatici dovuti all’inquinamento. Qui non troviamo più la figura umana inghiottita dalla sua colpa.
Robert Longo
Albertina, fino al 26 gennaio
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Marc Chagall – Albertina
In occasione dell’anniversario della sua morte, l’Albertina presenta un centinaio di opere di Marc Chagall, coprendo tutti i suoi diversi periodi creativi: dai primi quadri dipinti in Russia alle grandi composizioni poetiche degli anni parigini e poi in Costa Azzurra fino agliAanni Ottanta. Un percorso visivo che ci invita ad entrare in un mondo in cui i confini tra realtà e sogno, cielo e terra si confondono; un mondo abitato da coppie di innamorati, animali, clowns, temi biblici e rabbini. I dipinti di Chagall sembrano rappresentare solo un inno alla gioia, ma in realtà è l’esperienza conflittuale tra felicità e sofferenza a caratterizzare la sua opera: l’amore, la danza e il gioco in un’epoca di guerre e persecuzioni. La mostra è anche l’ultima grande esposizione di arte moderna sotto la direzione generale di Klaus Albrecht Schröder dopo 25 anni di carriera, il suo successore a partire dal 2025 sarà Ralph Gleis, direttore della Alte Nationalgalerie di Berlino. Schröder è riuscito a raccogliere prestiti importanti da Stati Uniti, Francia, Giappone, Germania e Svizzera. Attraverso questa ricca retrospettiva, risulta anche evidente quanto sia religiosa l’opera di Chagall: dipinge ripetutamente crocifissioni, rabbini e scene bibliche. Scene che rappresenta in modo fantasioso e anticonformista, essendo interessato al significato universale di questi temi. La vita del circo riflette invece il desiderio di libertà e di fuga dalla realtà. Dopo la dolorosa esperienza della perdita della casa e la fuga, Chagall trova nella gente del circo itinerante un parallelo alla propria vita da senzatetto. Dopo gli anni dell’esilio a New York, per sfuggire alle persecuzioni naziste, Chagall torna nell’amata Parigi, dove riprende a dipingere coppie di innamorati, per lui punto di partenza e apice di tutto ciò che è creativo, come simbolo di riconciliazione degli opposti.
Marc Chagall
Albertina, fino al 9 febbraio 2025
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Medardo Rosso – Mumok
Il Mumok dedica una retrospettiva completa all’opera ancora poco conosciuta di Medardo Rosso, artista italo-francese, con una cinquantina di sculture e un’ampia selezione di fotografie, fotocollage e disegni. Medardo Rosso è stato uno dei grandi pionieri del modernismo e una figura tanto straordinaria quanto eccentrica amata già dai futuristi. Lo si può definire un autodidatta, avendo lasciato dopo appena un anno gli studi all’Accademia di Brera a Milano. Dal 1889 risiede stabilmente a Parigi, dove diventa collaboratore di Auguste Rodin e poi suo rivale. Entrambi gli artisti cercarono di ridefinire radicalmente il mezzo apparentemente poco moderno della scultura, che era rimasta bloccata nei confini del monumentale. Rosso affrontò questo problema con il tentativo radicale di avvicinare la scultura alla vita. La sua intensa attività espositiva lo porta in tutta Europa. La sua prima volta in Austria è nel 1903, nell’ambito della mostra sull’Impressionismo alla Secessione di Vienna. Le sue sculture “sfocate”, con la loro fragilità, superano la tradizione tipicamente maschile del monumento eroico realizzato per l’eternità. L’artista si considerava infatti un cittadino del mondo che sfidava le categorie in opposizione al nascente nazionalismo del suo tempo, evitando di ritrarre gloriose storie eroiche a favore della rappresentazione della vita quotidiana di persone semplici. La mostra segue il pensiero relazionale dell’artista, facendo dialogare le sue opere con una cinquantina di artisti, tra cui Edgar Degas, Constantin Brâncuși, Louise Bourgeois e Jasper Johns, che risuonano direttamente o indirettamente con lui.
Medardo Rosso. Inventing Modern Sculpture
Mumok, fino al 23 febbraio 2025
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Light Sound Senses – Heidi Horten Collection
La mostra Light Sound Senses, la prima alla Heidi Horten Collection, esplora la luce come fenomeno fisico, naturale ed esteticamente fruibile, attraverso opere provenienti prevalentemente dalla collezione Thyssen-Bornemisza. Si spazia dai pionieri della light art, come Dan Flavin e l’austriaca Brigitte Kowanz, a posizioni molto giovani, con alcune opere commissionate per la mostra. I visitatori sono incoraggiati a interagire con i lavori in modo partecipativo: ne è un esempio l’opera Bausatz Noto di Carsten Nicolai in cui, come sottolinea la curatrice Véronique Abpurg, i visitatori diventano degli artisti del suono: su un tavolo con quattro giradischi si possono combinare vinili di colori diversi con timbri diversi. La mostra intende indagare in termini scientifici, estetici e anche ludici le nostre percezioni sensoriali, sfidarle e giocarci. Negli ambienti della Tea Room dove è esposta una wunderkammer della collezionista Heidi Horten è esposta anche l’opera Memory of a young sculpture X dell’artista tedesca Lena Henke, che rappresenta una brutale testa di cavallo e avvicinandosi si può percepire anche un odore di stalla, evocativo dell’antico utilizzo dell’edificio che ospita il museo, un tempo stalla imperiale. Al piano terra invece la mostra permanente KLIMT ⇄ WARHOLaccompagna i visitatori attraverso la storia dell’arte recente, dal Modernismo viennese alla Pop Art. Qui è anche possibile scoprire il vincitore del progetto Artfluence che invitava i visitatori della precedente mostra a votare le opere della collezione preferite, che sarebbero state esposte in modo permanente nella collezione. Il vincitore è risultato I fratelli di Paul Klee, due figure fuse in un intimo abbraccio, immortalate nel 1930 in acquerello e olio su tela. L’allestimento è stato progettato dall’artista viennese Markus Schinwald che ha dipinto sulle pareti cornici e inserito nell’allestimento mobili che citano le origini private della collezione.
Light Sound Senses
Heidi Horten Collection, fino al 23 marzo 2025
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