Dipinti come fossero foto nella nuova mostra di Enrico Pantani a Pescara 

“Origine” è la nuova mostra di Enrico Pantani, visitabile fino al 21 dicembre alla Galleria Ceravento di Pescara. Una riflessione pittorica sul tema della memoria, a partire da vecchie foto di famiglia trasformate in dipinti

La galleria diventa una scatola dei ricordi; e i ricordi presenti in essa delle tracce da seguire per ricucire una storia che non è la nostra (eppure forse ci assomiglia). La nuova mostra di Enrico Pantani a Pescara è una riflessione sul tema della memoria – o meglio, della famiglia: due concetti cari alla storia dell’arte, qui esplorati con un approccio pittorico spontaneo e privo di particolari leziosità concettuali.  

I dipinti di Enrico Pantani a Pescara 

A popolare le sale della galleria Ceravento sono circa trenta dipinti a olio di varie dimensioni. Si tratta di tele realizzate dall’artista negli ultimi quattro anni, a partire dal ritrovamento di vecchie foto di famiglia: momenti intimi e quotidiani, scene d’interno o d’esterno, scatti di persone che condividono attimi di giovialità mentre il mondo fuori brucia.  

Le parole della curatrice Maria Letizia Paiato

Provenienti dall’archivio personale dall’artista, eppure certamente vicini a ognuno di noi (trattandosi di frammenti visivi nei quali è possibile riconoscere contesti, posture e cromie comuni), questi scatti si palesano sulla tela grazie a un gioco di trasposizione e codificazione – dalla fotografia alla pittura. “Il più importante punto di forza dei dipinti di Pantani è il riconoscersi dello spettatore in quelle immagini”, scrive nel testo critico Maria Letizia Paiato. “Scene d’interno o esterno, al lago, in montagna o al mare, queste sembrano quasi vecchie polaroid o cartoline di vacanze che, se per la generazione dell’artista appaiono quasi un amarcord, per quelle più giovani non si esclude un balzo nel mondo Instagram”.  

La mostra “Origine” alla galleria Ceravento 

Con un approccio alla materia spontaneo e privo di filtri compositivi, Pantani trasferisce queste vecchie fotografie su tela, aggiungendo ulteriori livelli di lettura agli scatti originali. Innanzitutto perché li libera dal tempo, sbloccandoli dalla morsa del passato per liquefarli in composizioni quasi eteree, nelle quali la cortina tra reale e immaginario si assottiglia facendo emergere più di un quesito sull’autenticità di quanto osservato; in secondo luogo perché li spersonalizza, annullando i tratti facciali e i lineamenti corporei dei soggetti, lasciando spazio solo alle atmosfere e a una vaga idea di contesto nel quale l’evento ebbe luogo. Senza ancore di salvataggio e di elementi utili all’interpretazione, le fotografie diventano così dipinti; e i dipinti diventano a loro volta sogni. Ma si può essere ospiti di un sogno altrui? 

Alex Urso 

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Alex Urso

Alex Urso

Artista e curatore. Diplomato in Pittura (Accademia di Belle Arti di Brera). Laureato in Lettere Moderne (Università di Macerata, Università di Bologna). Corsi di perfezionamento in Arts and Heritage Management (Università Bocconi) e Arts and Culture Strategy (Università della Pennsylvania).…

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