Era pronta una seconda puntata di Report sulla mostra del Futurismo, tutta incentrata su Boccioni. Ecco perché è saltato tutto
Pieno di incomprensioni lo scambio intercorso tra collezionisti, curatori e galleristi coinvolti nel prestito dell'opera “Forme uniche della continuità dello spazio” di Umberto Boccioni, opera di punta della mostra dedicata al Futurismo ospitata alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma
Probabilmente la maggior parte degli italiani non sa cosa raffiguri il verso della moneta dei 20 centesimi di euro, eppure si tratta di Forme uniche della continuità nello spazio, uno dei massimi capolavori di Umberto Boccioni (Reggio Calabria, 1882 – Verona, 1916), e al contempo uno dei simboli del Futurismo. Realizzata nel 1913 era stata definita dallo stesso artista la sua scultura più riuscita. Per la prima volta nella storia dell’arte, dopo i primi lenti passi de Il camminatore di Auguste Rodin (Parigi, 1840 – Meudon, 1917), una scultura rappresentava la corsa e più in generale la velocità tanto cara a Marinetti e ai Futuristi. La figura di un uomo che corre velocissimo incontro al futuro fu la prima scultura all’epoca a riprodurre non solo il dinamismo del corpo umano in movimento ma anche gli effetti provocati dall’altissima velocità sull’anatomia del corpo, tali da modificarne i connotati e rendendo il corpo umano un ammasso astratto di muscoli in tensione nello sforzo della corsa.
Si può facilmente intuire che in una mostra incentrata sul Futurismo, ottenere il prestito della scultura di Boccioni sarebbe stato fondamentale, sottolineando che l’artista non la tradusse mai in bronzo (il gesso originario si trova in Brasile preso il Museo MAC USP), ed di cui esistono al mondo 24 esemplari, 7 dei quali in Italia.
L’opera di Umberto Boccioni in mostra alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma
Fu quindi richiesto il prestito in prima battuta al Museo del Novecento di Milano che conserva la prima fusione fatta eseguire da Marinetti nel 1933 ma, avendo subìto in passato un incidente (al seguito del quale fu eseguito un delicato intervento di restauro), non fu concessa. Gli altri sei esemplari presenti in Italia appartengono tutti a Roberto Bilotti, nipote di Carlo Bilotti scomparso lasciando in dono al Comune di Roma una parte della sua collezione custodita a Villa Borghese nel Museo che porta il suo nome. La tiratura Bilotti – Allen del 2011 fu eseguita con il metodo del surmoulage (calco da bronzo finito), ricavato dal gesso del bronzo della scultura di Paolo Marinotti (fusione del 1949). Sempre dallo stesso bronzo di Marinotti proviene anche la tiratura di 10 esemplari fatta eseguire nel 1972 dalla Galleria La Medusa, una delle quali nel 2019 è stata battuta all’asta per 14 milioni di dollari facendo registrare il record per un’opera di Boccioni.
La tiratura di sei sculture della collezione Bilotti
La serie di Bilotti era stata di fatto autorizzata dalle eredi di Marinetti in attuazione della volontà di Filippo Tommaso Marinetti che in una lettera al Podestà di Milano del 23 novembre 1933 faceva richiesta di realizzare oltre ad una copia per sé stesso, altre tre sculture da destinare alle città in cui Boccioni era nato e dove aveva vissuto, ovvero: Reggio Calabria, Roma e Milano. L’autorizzazione delle eredi di Marinetti era stata confermata e convalidata con ratificata notarile di Ala Marinetti. La serie di Roberto Bilotti era stata in realtà eseguita su una precedente iniziativa di Giuseppe Sprovieri (artista e gallerista futurista) e Carlo Bilotti dopo il 1986, data di scadenza dei diritti d’autore di spettanza dei discendenti dell’artista (il figlio di Boccioni Pietro e la figlia di quest’ultimo Hélène Berdnikoff). Sia Sprovieri che Carlo Bilotti vengono però a mancare prima che sia eseguita la tiratura, ed è il nipote Roberto Bilotti a potare a termine l’operazione avvalendosi della supervisione scientifica di Maurizio Calvesi che ne autentica anche una copia. La serie Bilotti è menzionata nel Catalogo Generale Boccioni del 2016 a cura di Calvesi e Dambruoso ed è stata esposta numerose volte all’estero. In un’occasione tra l’altro, nel 2022, sono stato io stesso a presentarla presso il Museo Nakanoshima di Osaka.
Recentemente, nel corso del 2024, la serie è stata esposta dalla Farnesina all’ONU quale icona italiana nel mondo e successivamente nei musei di Singapore, Tokyo, New Delhi, Seul, Città del Messico e Parigi. È stata inoltre pubblicata nel catalogo La Grande Visione Italiana a cura di Achille Bonito Oliva e del Comitato Scientifico della Farnesina. Lo stesso ex Ministro Sangiuliano nel febbraio di quest’anno l’aveva presentata a Parigi.
Umberto Boccioni: tra confusione e inesattezze
Bilotti, volendo dar seguito alle volontà di Marinetti, dona nel 2013 una copia al Museo Nazionale della Calabria – Palazzo Arnone a Cosenza dove è custodito un importante nucleo di disegni di Boccioni acquistato dalla Stato italiano nel 2013 (ex Collezione Wiston – Malbin). Avrebbe dovuto in realtà essere donata a Reggio Calabria ma non essendovi opere di Boccioni nel capoluogo calabrese fu quindi destinata a Cosenza. Su questa copia fu eseguito anche un decreto ministeriale n° 77 del 15 maggio 2013 da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali che ne ha dichiarato per la n° 2/6 “l’interesse particolarmente importante” e ha trascritto il decreto nel Catalogo Generale dei Beni Culturali cod. di catalogo Nazionale n° 1800178047, numero d’inventario 2072 – 2013 del Ministero della Cultura. Il 9 marzo 2023 la copia n° 3/6 era stata consegnata alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma nelle more di definire amministrativamente la donazione ma a seguito di alcune inesattezze riportate nella relazione storico artistica da parte di una funzionaria della Soprintendenza calabrese, si sono ingenerati dei dubbi di identificazione dell’esemplare donato alla Galleria Nazionale della Calabria a Cosenza, malgrado fosse inopinatamente individuato con iscrizione incisa sulla base e dai verbali di consegna oltreché dall’atto pubblico di donazione. In pratica era stata confusa nella relazione la scultura di Roberto Bilotti del 2011 con la scultura dello zio, Carlo Bilotti, acquistata da quest’ultimo nel 2005 e facente parte della tiratura eseguita nel 1972 dalla Galleria La Medusa. Ciò ha comportato che la GNAM(C), rappresentata dalla Direttrice Mazzantini, ha rifiutato la donazione ed ha restituito la scultura a Bilotti.
Di conseguenza non era possibile richiedere in prestito nessuna delle sei sculture di Bilotti essendoci un procedimento avviato contro di lui dai Carabinieri del Nucleo del Patrimonio artistico e si iniziò pertanto a prendere in considerazione altre strade. Mi interessai personalmente del caso e provai ad intercedere sia presso il Museo Kroller – Muller di Otterlo che custodisce una copia della tiratura del 1972 (La Medusa), sia presso la direttrice del MAC USP di San Paolo dove avevo tenuto una conferenza su Boccioni nell’ottobre del 2023, che detiene oltre al gesso anche una copia in bronzo ricavata dal gesso originale nel 1960, ma purtroppo in entrambi i casi i prestiti non furono concessi perché nel primo caso la scultura era già stata concessa in prestito per un’altra mostra e nel secondo caso perché il tempo necessario per ottenere dall’amministrazione museale il nulla osta per il prestito era troppo ristretto.
Il confronto tra il gallerista Russo e il curatore Gabriele Simongini
Il gallerista Russo essendo venuto a conoscenza delle difficoltà nel reperire il bronzo di Boccioni propose al curatore della mostra, Gabriele Simongini, di mettere in mostra un gesso. Ma come noto solo il gesso custodito a San Paolo è quello originale di Boccioni e di questo gesso proposto da Russo non si hanno notizie, non essendo documentato da nessuna parte. Sconsigliai dunque vivamente il prestito e Simongini mi rispose così: “un furbacchione quel Russo”.
A giugno 2024 quando il sottoscritto era già stato estromesso dalla mostra, Bilotti richiede a Simongini di fare il possibile affinché la scultura possa andare in mostra ma Simongini gli risponde in un messaggio comunicatomi dallo stesso Bilotti che: “sono due giorni che ci lavoro ma l’ufficio legale della direzione generale dei Musei sconsiglia vivamente la GNAM di esporre la scultura di Cosenza per una serie di motivi tecnico-giuridici che non mi sanno spiegare. Io insisto ma mi sembra difficile. Non dipende certo da me”.
Nel frattempo ad ottobre 2024 il procedimento avviato contro Bilotti si risolve con un’archiviazione dato che il Procuratore della Repubblica riconosce l’errore di trascrizione dell’addetta della Sovrintendenza e pertanto la scultura torna ad essere disponibile.
A questo punto Bilotti cerca di interessarsi per capire se la scultura possa essere esposta in mostra e scrive a Simongini dicendogli che “la scelta di esporre la scultura è della curatela e non della Mazzantini così mi è stato riferito dalla Mazzantini stessa. La richiesta ufficiale di prestito è stata accettata dalla Galleria Nazionale di Cosenza prima della sua nomina”.
Davanti a queste dichiarazioni, Simongini risponde che a decidere è “Osanna, scrivi a lui una pec, il blocco è arrivato dalla DG Musei”; e prosegue domandandogli“perché non chiedi a Mollicone se prende appuntamento con Osanna e andate insieme?”.
L’opera di Umberto Boccioni di Roberto Bilotti in mostra a Roma (ma con un’altra didascalia)
Si arriva così ai primi di novembre, praticamente un mese fa quando la situazione sembra finalmente sbloccarsi e viene proposto a Bilotti il prestito della scultura, ma qui viene il bello. Non si capisce il motivo ma la scultura può entrare in mostra solo ad una condizione, ovvero che la didascalia dell’opera (contrariamente a tutte le altre 18 copie conosciute che sono: Umberto Boccioni, Forme uniche della continuità nello spazio, 1913/2011, Surmoulage, Realizzazione Roma 2011), deve invece essere la seguente: Surmoulage (riproduzione) del 2011 di “Forme uniche della continuità nello spazio” di Umberto Boccioni.. “Al Ministero”, scrive Simongini a Bilotti, “dicono che vogliono questa didascalia oppure l’opera non si prende. Se sei d’accordo può arrivare altrimenti no. Mi dispiace. Non posso fare altro”. La cosa risulta alquanto strana perché solo un anno e mezzo fa la stessa scultura viene presentata nel catalogo della mostra Ipotesi Metaverso a cura di Simongini e Tabacchi a Palazzo Cipolla come Umberto Boccioni, Forme uniche della continuità nello spazio, 1913 – 2011 e non certo come una riproduzione. Bilotti chiaramente non soddisfatto di come apparirà la sua scultura in mostra mi contatta alla ricerca di consigli e mi chiede se posso metterlo in contatto con Report per raccontare la vicenda.
L’inchiesta di Report sul caso Bilotti
Report si interessa del caso e si reca da Bilotti dove realizza un’ampia intervista ma, nemmeno una settimana dopo, Bilotti sembra intenzionato comunque a portare la scultura in mostra. Tra i contenuti dell’intervista è Bilotti stesso a scrivermi di aver “detto che Simongini ha indicato come referente Mollicone e il giornalista ha fotografato due messaggi dal mio cell che lo affermano. È conseguenziale che decide Mollicone che invece aveva negato”, riferendosi a quanto affermato da Mollicone a Report che aveva negato un suo coinvolgimento nella mostra. Una mostra, quella del Futurismo alla GNAMC, dove la politica ha affondato le mani in mille modi e maniere, tutti però scomposti, grezzi e sbagliati.
A quel punto, venuta a conoscenza della volontà di Bilotti di acconsentire al prestito dell’opera, la redazione di Report non dà seguito alla nuova inchiesta che avrebbe apportato nuovi elementi e la nuova puntata che avrebbe dovuto andare in onda domenica 1 dicembre 2024 non è quindi più stata registrata. Probabilmente, afferma il giornalista, Bilotti si è servito di Report per negoziare l’ingresso della sua scultura in mostra.
Bilotti comunque insiste con Simongini perché la didascalia sia la stessa presentata in tutti i cataloghi dove finora è stata presentata e gli fa presente in un messaggio: “Mazzantini ha detto davanti a te che decidi tu, lei è stazione appaltante. È ridicolo scrivere l’opposto del vincolo e di tutto il pregresso: sei tu il curatore!”. Simongini gli risponde che “ci sono altri problemi di cui non sono a conoscenza, parlane con Osanna” e prosegue che “DG Musei e GNAM vogliono quella dida che ti ho mandato in cui c’è anche riproduzione. Senza quella non danno il permesso di esporla in una mostra altamente istituzionale, mi dispiace, già per convincerlo per quella dida ho fatto il massimo”.
Umberto Boccioni e (l’errato) concetto di tattilismo per la scultura “Forme uniche della continuità dello spazio”
Ma evidentemente non c’è pace per la scultura e arriva l’ultimatum con una nuova didascalia che si modifica ancora e svilisce ulteriormente l’opera. Simongini inoltra un messaggio che ha ricevuto a Bilotti con la seguente scritta: “Riproduzione del 2011 di “Forme uniche della continuità nello spazio” di Umberto Boccioni. Oggetto tattile”. Ma perché oggetto tattile? Non si tratta certo di una tavola tattile marinettiana. Ma il motivo è presto spiegato da Bilotti stesso il quale mi inoltra una mail che Simongini gli aveva inviato il 7 novembre nella quale gli aveva scritto: “Potremmo esporre il tuo Boccioni di Roma ma dal Ministero pongono queste condizioni. Per prima cosa l’opera dovrebbe essere esposta acanto al tunnel multimediale con l’installazione di Magister art che richiama Marinetti, Boccioni e anche Forme uniche. Poi che la didascalia dell’opera dovrebbe essere la seguente: “Ricostruzione didattica dell’opera Forme uniche della continuità nello spazio di Umberto Boccioni”, e in terzo luogo che l’opera dovrebbe poter essere toccata dai visitatori non vedenti. Cosa ne pensi?” Da qui dunque deriverebbe il concetto di tattilismo per la scultura.
Ho sconsigliato Bilotti di acconsentire al prestito della sua scultura, ma mi ha riferito che Massimo Osanna, Direttore Generale dei Musei (lo stesso che ha inviato le lettere di prestito con il mio nome come co-curatore in tutto il mondo senza poi regolarizzare il mio ruolo con un contratto) gli ha garantito che dopo tutta questa infinita telenovela la didascalia sarà la stessa con la quale è stata presentata in tutte le mostre in cui finora è stata esposta e che avrà un posto centrale nell’esposizione. Prestissimo dunque sapremo se i visitatori vedranno un’opera di Boccioni oppure una sua riproduzione destinata alle dita dei visitatori ipovedenti. L’unica cosa certa è che per un semplice prestito di un’opera, faccenda che doveva riguardare solo il curatore della mostra, hanno messo bocca direttori, dirigenti, politici.
Alberto Dambruoso
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati