Ecco chi era Topazia Alliata, la “gattoparda dell’arte”
Per tutto il Novecento visse immersa nei maggiori centri di produzione dell’arte contemporanea italiana, per poi essere dimenticata. Ecco chi era Topazia Alliata
Principessa, gallerista, mecenate e artista. Una personalità poliedrica e multiforme quella di Topazia Alliata (Palermo, 1913 – Roma, 2015), protagonista troppo poco conosciuta della vita culturale romana del dopoguerra, uscita dall’oblio grazie all’ottima biografia scritta dalla figlia Toni Maraini, Topazia Alliata. Una Galleria d’arte con vista sul mondo, pubblicata da De Luca Editori d’Arte nel 2022.
Gli inizi e gli incontri di Topazia Alliata
Nata a Palermo da Enrico Alliata e Amelia de Olivares, figlia di un diplomatico cileno e cantante lirica, era cresciuta in un ambiente aristocratico colto e internazionale, che però non si confaceva alla sua indole alternativa ed eccentrica. Ai salotti dei palazzi principeschi, la giovane Topazia preferisce le discussioni creative, e così si iscrive all’Accademia di Belle Arti, dove inizia a dipingere e frequentare giovani artisti come Renato Guttuso e Nino Franchina e scrittori come Carlo Levi e Danilo Dolci. Di lei ci sono rimasti alcuni interessanti quadri figurativi, tra i quali Arsura, Donna alla fonte (1931) e Paesaggio con ulivi (1931); Guttuso le dedica il quadro Donna Ammantata. Ritratto di Topazia (1931). In quegli anni, Topazia viaggia spesso verso Roma, dove trova un ambiente aperto e stimolante, arricchito da incontri con Corrado Cagli, Mirko e Afro Basaldella, Emilio Villa, Ettore Colla e Mimmo Rotella.
Il Giappone, la guerra e il ritorno in Sicilia
Nella vita privata compie scelte controcorrente: destinata dalla famiglia a sposare un conte inglese, Topazia conosce a Firenze un giovane antropologo, Fosco Maraini, che sposa nel 1935. La coppia si trasferisce in Giappone dopo la nascita della prima figlia Dacia, seguita da Yuki e Antonella, detta Toni: dopo l’8 settembre del 1943, i Maraini vengono rinchiusi in un campo di prigionia per due anni, durante i quali Fosco e Topazia danno grande prova di coraggio e dignità. Alla fine della guerra tornano in Italia e Topazia va a vivere nella Villa Alliata a Bagheria, dove si occupa della cantina di famiglia a Casteldaccia, che venderà nel 1959. Si separa da Fosco, col quale mantiene buoni rapporti, smette di dipingere e inizia ad organizzare mostre.
La galleria Topazia Alliata a Roma
Ma la Sicilia le sta stretta e va spesso a Roma, dove si trasferisce nel 1958. Nella capitale decide di aprire una galleria d’arte a Trastevere, in piazza in Piscinula 13: la galleria Topazia Alliata ospita mostre di artisti delle nuove generazioni e inaugura nel 1959 con una personale di Andrea Cascella. Tra gli italiani spiccano Ettore Colla, Piero Manzoni, Carlo Lorenzetti, Fabio Mauri, Nuvolo, Mario Samonà e Lucio Pozzi, ma gli interessi di Topazia spaziano in tutto il mondo, grazie alle relazioni con critici come il tedesco Udo Kultermann e l’americano Lawrence Alloway, oltre a Peggy Guggenheim, sostenitrice della galleria. Coraggiosa e appassionata, non nega mai un aiuto ad un artista emergente, come il marocchino Mohamed Melehi o l’americano Paul Thek, e per farlo affitta un piccolo appartamento in piazza San Callisto, usato come studio dagli artisti della galleria.
Gli Anni Sessanta al centro della scena artistica
Dopo aver organizzato 60 mostre in galleria e una ventina in altri spazi in Italia e all’estero, nel 1964 la galleria chiude i battenti; Topazia continua la sua attività alla Libreria Feltrinelli (1964-68) a via del Babuino, dove presenta insieme a Giorgio de Marchis artisti come Carla Accardi, Jannis Kounellis e Mario Schifano, mentre alla Libreria Guida a Napoli, tra il 1966 ed il ’67, Renato Mambor e Pino Pascali, introdotti dal giovane Achille Bonito Oliva. Negli Anni Ottanta collabora con la Galleria Sprovieri, con la quale organizza la mostra Balla, The Futurist (1987) curata da Maurizio Fagiolo e presentata nei musei di Londra, Oxford e Edimburgo. Scomparsa nel 2015, questa “gattoparda dell’arte” è stata ricordata l’anno seguente con la mostra retrospettiva Topazia Alliata, una vita per l’arte, curata da Anna Maria Ruta e Fosca Miceli al palazzo Sant’Elia di Palermo.
Ludovico Pratesi
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