A Firenze riaprono gli Appartamenti reali di Palazzo Pitti. Nuovo traguardo per gli Uffizi

Erano chiusi per restauro dal 2020, i 14 ambienti che a Palazzo Pitti testimoniano l’avvicendarsi di tre dinastie nell’arco temporale che dal Seicento conduce al Novecento. Il riallestimento e il nuovo percorso di visita sono l’ennesimo obiettivo centrato nel primo anno di Simone Verde alla direzione degli Uffizi

Lo scorso febbraio, neppure dodici mesi fa, una cerimonia ufficiale con tanto di consegna delle chiavi degli Uffizi concretizzava il passaggio di testimone alla direzione di uno dei più visitati musei del mondo da Eike Schmidt a Simone Verde. In uscita da un 2023 da record di presenze e incassi (più di 5 milioni di visitatori, per 60 milioni di euro), e dopo otto anni valorizzati dalla continuità del doppio mandato di Schmidt e dalle sue buone idee, il neodirettore si presentava intenzionato a “rendere gli Uffizi il polo centrale di tutto il sistema nazionale dei musei”. E con le idee chiare sulla necessità di sciogliere alcuni nodi centrali rispetto alla fruizione delle molteplici collezioni e dell’articolatissimo complesso architettonico raccolti sotto il cappello delle Gallerie degli Uffizi. Al miglioramento della gestione dei flussi di visitatori, dovevano corrispondere la riorganizzazione dei percorsi di visita e l’attesa riapertura di spazi troppo a lungo rimasti inaccessibili al pubblico. Corridoio Vasariano in testa.

Il primo anno di Simone Verde alla guida degli Uffizi. I traguardi raggiunti

E ora il bilancio del primo anno da direttore di Simone Verde, in attesa di conoscere i numeri relativi alle presenze, conferma che la strada auspicata è stata intrapresa. L’evento più atteso è andato in scena poco prima di Natale 2024, quando il Corridoio Vasariano ha riaperto al pubblico dopo otto anni di lavori, e con modalità senza precedenti: oggi, i visitatori possono percorrere l’infrastruttura aerea e coperta disegnata da Giorgio Vasari nel 1565 per connettere gli Uffizi con Palazzo Pitti e il Giardino di Boboli di là d’Arno nella sua interezza. Una passeggiata di 750 metri con vista sulla città, ripristinata nella sua essenza architettonica minimale, come Vasari la progettò per Cosimo I de Medici, però messa perfettamente in sicurezza.
Già durante l’estate 2024, però, si erano concretizzati i primi risultati del nuovo corso, con la riapertura (dopo decenni) delle sale dei pittori fiamminghi del Quattrocento e Cinquecento – con capolavori di maestri quali Dürer, Cranach, Memling, Froment in tre ambienti affrescati nel Cinquecento – e la ricostruzione della sala del Ricetto delle Iscrizioni, tutte al secondo piano degli Uffizi. Ad ampliare il percorso di visita anche il Gabinetto dei Marmi, fedele ricostruzione (così come si presentava ai visitatori dell’Ottocento, prima di essere cancellato nel corso del XX secolo) di un celebre ambiente inaugurato nel 1825 e dedicato alla collezione medicea di sculture e rilievi romani, reso unico dai rilievi antichi incastonati nelle pareti. Oltre all’inaugurazione ufficiale del Museo della Moda e del Costume a Palazzo Pitti, traguardo già preparato negli ultimi mesi di direzione di Schmidt e concretizzato dopo quasi cinque anni di chiusura al pubblico, con un riallestimento generale che l’ha ammodernato anche nel segno di un più compiuto dialogo tra abiti e arte. 

Salotto Rosso
Salotto Rosso

La riapertura degli Appartamenti reali di Palazzo Pitti

Chiuso l’anno salutando l’ingresso in collezione di una grande tela di Salvator Rosa raffigurante La Strega – “acquisizione iconica, che arricchisce e completa il nucleo collezionistico barocco, riportando in Italia un dipinto altrimenti destinato all’esilio perché non vincolato e da molti anni all’estero” –, il primo step del 2025 riporta nuovamente l’attenzione sulla riapertura di ulteriori spazi storici. A partire dal 21 gennaio, infatti, gli Appartamenti reali di Palazzo Pitti – 14 sale al primo piano della reggia dei Medici, poi abitata dai Lorena e dai Savoia – tornano fruibili al pubblico dopo cinque anni di chiusura per restauro. Tra i primi residenti di quest’ala del Palazzo vi fu, nella seconda metà del Seicento, il Gran Principe Ferdinando de’ Medici, figlio del Granduca Cosimo III; l’ultimo, Vittorio Emanuele III di Savoia, lo lasciò allo Stato, insieme al retrostante Giardino di Boboli, nel 1919. Dal 2020, il cantiere di restauro ha coinvolto un team multidisciplinare di specialisti chiamati a intervenire sulle volte e sui pavimenti (con la rimozione di tappeti e moquette che ha restituito parquet perfettamente conservati); si è provveduto, inoltre, a ripulire affreschi, stucchi, intagli, parati di seta, tendaggi, dipinti, mobili e soprammobili. Un apparato che testimonia lo sfarzo degli Appartamenti, che condensano diversi stili decorativi rispecchiando epoche e gusti delle diverse dinastie che li hanno abitati nei secoli.

Camera della Regina
Camera della Regina

Il nuovo percorso di visita agli Appartamenti reali di Palazzo Pitti

L’accesso alle sale sarà modulato tramite visite accompagnate quotidiane, con partenza ogni ora, dalle 10 alle 18 (ultima visita alle 17). “Un risultato stupefacente” per Verde, “la resurrezione intatta – quasi un viaggio fisico nel tempo – di uno dei luoghi più identitari della storia italiana, caratterizzato da una stratificazione di stili e vissuto rimasta sostanzialmente inviolata nei secoli fino a oggi. I lavori effettuati” precisa la curatrice degli Appartamenti Alessandra Griffo “hanno rispettato il riallestimento ordinato negli anni Novanta quando venne preso come riferimento l’inventario del 1911, l’ultimo che documentava l’assetto di quegli spazi, saltuariamente abitati dai Savoia. Sono stati apportati pochi cambiamenti: disponendo diversamente alcuni pezzi e introducendo alcuni dipinti, altrimenti conservati nei depositi, con l’intento di mettere meglio in evidenza la fase medicea”. Tra gli ambienti riaperti, spicca la Cappella, lo spazio che meglio conserva l’aspetto mediceo originario, quando l’ambiente era in realtà un’alcova con piccola biblioteca allestita nel mezzanino. Sarà il granduca Pietro Leopoldo di Asburgo Lorena, arrivato a Firenze nel 1765, a trasformare la piccola sala in cappella. Ma ogni sala racconta storie e stratificazioni molteplici.
Prossimo, impellente obiettivo? Rimuovere la gru alta una sessantina di metri che dal 2007 svetta in piazzale dei Castellani, ormai parte integrante dello skyline fiorentino (gli è stata persino dedicata una sarcastica pagina Instagram) sebbene inattiva dal 2011, dopo essere servita alla realizzazione della Scala dei Lanzi. Per motivi logistici, burocratici e finanziari non è mai stata smontata e rimossa, tra polemiche e rimpalli di responsabilità. Ma entro il 2025 Verde ne promette la rimozione. Sarà l’ennesimo obiettivo raggiunto?

Livia Montagnoli

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