Alle Gallerie d’Italia una grande mostra racconta la storia del “genio di Milano”. Dal Duomo a Lucio Fontana

Dalle vetrate del Duomo calate giù per l’occasione, ai maestri fiamminghi cari al Cardinale Borromeo, fino agli esperimenti dei Divisionisti e di Fontana. Una grande mostra per illustrare tutti i protagonisti della storia artistica di Milano

Milan, l’è un gran Milan”. Un detto caro ai Milanesi (veri o d’adozione) che risulta valido anche quando si parla di arte e cultura. Nel corso dei secoli, Milano ha saputo distinguersi come terra fertile, che ha dato vita a grandi idee, opere e innovazioni destinate a fare la storia. Si pensi, allo stesso Duomo: a quella Fabbrica aperta sin dal Medioevo, che non cessa di tenere in vita l’incredibile cattedrale gotica dalle mille guglie. Un lavoro incredibilenel vero senso della parola, frutto di studi e competenze – locali e d’oltralpe – che richiese addirittura il contributo di Leonardo per “accertare l’effettiva stabilità” del suo Tiburio. Un altro esempio del genio di Milano, proseguendo in avanti nel tempo, è la lungimiranza del Cardinale Federico Borromeo, fondatore tanto della Biblioteca Ambrosiana, quanto della Pinacoteca che è anche in primo museo, cronologicamente parlando, della città. Fu lui a intuire i meriti delle novità dei Fiamminghi, portandole qui, in Italia, e permettendo ai giovani maestri locali di imparare dalle loro opere. Caravaggio è senz’altro tra questi. 
In virtù della riconoscenza nei confronti di una città culturalmente “grande quale è dunque Milano, la sede di Piazza della Scala delle Gallerie d’Italia presenta una ricchissima mostra che ne ripercorre la genialità artistica attraverso i secoli. Quattro curatori per quattro macro-capitoli di storia, con un totale di dieci sezioni tematiche. Un immenso progetto espositivo che si propone di raccontare il laboratorio creativo di questa terra dove decine di maestri – milanesi e “foresti” – hanno collaborato realizzando imprese eterne. 

Il Genio di Milano. Crocevia delle arti dalla Fabbrica del Duomo al Novecento, installation view at Gallerie di'Italia, Milano, 2024
Il Genio di Milano. Crocevia delle arti dalla Fabbrica del Duomo al Novecento, installation view at Gallerie di’Italia, Milano, 2024

Milano “vicendevole commercio di lettere”

Coglie nel vivo della mostra l’espressione citata da Monsignor Navoni – alla guida dell’Ambrosiana, tra i main partner e prestatori – che esprime l’augurio di Federigo Borromeo di rendere la sua Pinacoteca un “vicendevole commercio di lettere”. Un luogo in cui l’arte e la cultura possano fiorire, beneficiando degli scambi che diversi attori, provenienti da dentro e fuori la città, realizzino l’uno con l’altro. Ecco: questa esposizione, con la sua ricchezza di spunti e contributi di varia firma e natura, pare la concretizzazione di quel progetto. Ed è anche un modo, specie per i Milanesi, per vedere – ri-vedere – alcuni capolavori parte dei maggiori musei della città. Un esempio, chiamando in causa ancora l’Ambrosiana, è l’Acquasantiera creata a due mani, da un pittore fiammingo e un artigiano locale. Il primo ne dipinse le deliziose miniature paesaggistiche, il secondo fu l’artefice di quello che è definibile un manufatto di “proto-design milanese”

Il genio di Milano: accoglienza e innovazione

C’è una seconda riflessione che muove i cardini di questo progetto espositivo, così come è stato pensato da chi lo ha promosso e pensato. Giovanni Bazoli, Presidente emerito di Intesa Sanpaolo, invita a cogliere due qualità peculiari di Milano, che le hanno permesso di diventare una fucina artistica così prolifica. La prima è la sua spiccata attitudine all’apertura, all’accoglienza delle migliori forze – di ordine artistico, ma anche pratico, economico e sociale – provenienti da fuori. Fin dall’inizio, i “foresti” hanno trovato un tetto sotto cui stare e, soprattutto, mecenati e collezionisti interessati ad ascoltare e supportare economicamente le loro idee. La fertilità del territorio milanese è accompagnata, poi, da un’immensa propensione innovativa, vera oggi come secoli fa. E questa grande mostra “che potremmo definire ‘identitaria’, offre la possibilità di riflettere sulla storia culturale della città, rendendole omaggio come vero crocevia delle arti, nonché luogo inclusivo e cosmopolita”.

Il percorso espositivo del Genio di Milano alle Gallerie d’Italia

Dal Duomo al Duomo: dalle vetrate originali portate in Piazza della Scala per l’occasione, al progetto di Lucio Fontana per il concorso di realizzazione di una delle porte della cattedrale, mai concretizzato. Quattro grandi capitoli – curati rispettivamente da Marco Carminati, Alessandro Morandotti, Fernando Mazzocca e Paola Zatti – di cui qui riproponiamo le tappe da non perdere.

Dalla Fabbrica del Duomo a Leonardo Da Vinci

Il pubblico è accolto dalle vetrate e dal modellino di quell’immensa cattedrale ancora oggi in piedi e vitale, che sorge a poca distanza dal luogo della mostra. Il Duomo di Milano. Un’impresa cominciata per volere dell’Arcivescovo Antonio da Saluzzo nel 1386, con l’ambizione di elevarsi al pari degli esempi gotici francesi e tedeschi, e portata avanti da maestranze locali e d’oltralpe. Una prima forma collaborativa che sarà poi riproposta fino ai giorni nostri. 
Un secolo dopo, nel ‘400, l’impresa suscita timori per la sua eccessiva aspirazione: si teme per l’instabilità del Tiburio, e si chiamano architetti ed esperti da ogni dove, per conoscerne il parere. Tra questi c’è Leonardo Da Vinci – ecco che la mostra sfrutta il pretesto per parlarci di lui – il quale, tra i suoi moltissimi progetti, trova il tempo per tracciare uno schizzo accurato dell’architettura, confermandone la solidità. Tale disegno è ovviamente esposto, accanto a numerose altre sue carte, tra cui la curiosa lettera di presentazione allo Sforza, in cui enumera i suoi talenti (soprattutto di ingegneria militare e civile), mettendo in fondo quello di pittore e scultore. Come considerando l’arte seconda rispetto a tutto il resto. Da osservare la firma di uno di essi “Maestro Leonardo fiorentino in Milano”… uno straniero, sì, ma legato a questa prolifica città. 

Il Genio di Milano. Crocevia delle arti dalla Fabbrica del Duomo al Novecento, installation view at Gallerie di'Italia, Milano, 2024
Il Genio di Milano. Crocevia delle arti dalla Fabbrica del Duomo al Novecento, installation view at Gallerie di’Italia, Milano, 2024

Federico Borromeo, i Fiamminghi e il fascino veneziano di Tiepolo

Superati i seguaci leonardeschi Bernardino Luini e Marco D’Oggiono, nelle cui tele si vede la mano del maestro reinterpretatata, si fa conoscenza della lungimiranza del Cardinale Borromeo. Quanto si ammira nel secondo capitolo espositivo è in gran parte suo merito, almeno per quel che riguarda le numerose opere provenienti dalle Fiandre. La firma che prevale è di Jan Brueghel: grande allievo di Paul Bril, specialista tanto nei paesaggi, quanto nelle nature morte. Tutti di incredibile minuzia. È sulla sua scia che iniziano a prendere piede questi due generi pittorici, che diventeranno presto parte del gusto collezionistico, alimentato da altri artisti locali, come i Procaccini o la talentuosa Fede Galizia. Da notare, in mostra, il Piatto di pesche di Figino: probabile matrice da cui prese spunto Caravaggio, rarissima da vedere in circolazione. 
Passando oltre di un secolo, appare in lontanza il “faro” di Venezia, che in quegli anni vanta maestri richiestissimi in tutta Europa. Non fa eccezione Milano, già allora al passo coi tempi, dove si afferma Sebastiano Ricci, principale importatore del gusto di Tiepolo. Sono numerosi i suoi lavori esposti, mescolati a quelli di altri meno noti, che ne riprendono lo stile senza distanziarsi troppo. Paolo Pagani e Andrea Lanzani, ad esempio, ne propongono una rilettura originale. 

La Milano di Piermarini, il Neoclassicismo e il gusto romantico

Con la fine del Settecento, Milano si prepara a una profonda trasformazione architettonica e urbanistica, che porta la firma di Giuseppe Piermarini. A lui si deve il gusto raffinato – ma moderato, adatto alla nobiltà milanese – di Palazzo Reale, come anche della Villa Reale, di Palazzo Belgioioso e della Scala. Il suo intervento si estende oltre: tocca l’assetto urbano, con il progetto del Foro Bonaparte mai concluso. 
Si prosegue con la fioritura del Neoclassicismo, grazie all’opera di Andrea Appiani, che attira in città diversi maestri, come Pelagio Palagi e Luigi Sabatelli. Per poi entrare, nel 1800, nel pieno della Milano romantica, nonché vera e propria “capitale culturale” d’Italia. Merito, almeno in parte, dell’operatività dell’Accademia di Brera, attivissima nella formazione degli allievi con professori d’eccellenza e nell’organizzazione di grando esposizioni. Tra i suoi protagonisti c’è Francesco Hayez – quello che più di tutti incarna l’ideale romantico e patriottico del Regno unito in fieri – di cui in mostra ci sono diversi lavori, molti dei quali sono ritratti. È il suo pennello a fare da specchio della società milanese raccontata nelle pagine di Stendhal.

Il Genio di Milano. Crocevia delle arti dalla Fabbrica del Duomo al Novecento, installation view at Gallerie di'Italia, Milano, 2024
Il Genio di Milano. Crocevia delle arti dalla Fabbrica del Duomo al Novecento, installation view at Gallerie di’Italia, Milano, 2024

Il Novecento: dal Divisionismo alla Porta del Duomo di Lucio Fontana

Ultimo atto: il Novecento, che prende avvio con la nomea di Milano come capitale morale, come grande centro di produzione culturale disseminata di eventi, gallerie e collezionisti. A conquistarne il gusto sono le pennellate “divise”, nate ufficialmente con la prima Esposizione Triennale ospitata a Brera nel 1891. Evento attestato in mostra da Le due madri di Segantini: una grande tela che trasforma una tematica tradizionale in un terreno di sperimentazione tecnica ispirato alle innovazioni impressioniste francesi. 
Il Divisionismo fa da base al gradino successivo, il Futurismo, spinto dalla sete di innovazione della città che attira a sé il genio di Umberto Boccioni. 
A congedare il pubblico al termine del percorso delle Gallerie d’Italia ci sono tre nomi: un maestro e i suoi due allievi. Si tratta di Adolfo Wildt e dei due discepoli Fausto Melotti e Lucio Fontana. È quest’ultimo a dare l’estremo saluto, quasi accompagnando per mano il visitatore e riportandolo al punto di partenza. Alle porte del Duomo. O meglio: dinnanzi al bozzetto di gesso per la V porta, mai realizzata a causa della vittoria del concorso di un altro concorrente. Così si chiude il cerchio narrativo del genio artistico di Milano. Un racconto che rende orgogliosi di essere nati, di abitare o anche solo di transitare in questa città.

Emma Sedini

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Emma Sedini

Emma Sedini

Etrusca e milanese d'origine in parti uguali, vive e lavora tra Milano e Perugia. È laureata in economia e management per arte, cultura e comunicazione all'Università Bocconi, e lì frequenta tutt'ora il MS in Art Management. Nel frattempo, lavora in…

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