100 anni fa nasceva il grande artista italiano Mario Merz: a Torino una mostra nella sua fondazione

Dopo quella estiva, la seconda parte della mostra pensata in occasione del centenario della nascita si arricchisce di tre sue opere esposte raramente. Un viaggio nel pensiero e nel modus operandi del maestro dell’Arte Povera

Una mostra in due tempi quella dedicata dalla Fondazione Merz di Torino a Mario Merz (Milano, 1925–Torino, 2003) in occasione del suo centenario: l’artista, tra i più influenti nomi dell’arte italiana del Novecento e tra i principali esponenti della corrente dell’Arte Povera, l’1 gennaio 2025 avrebbe compiuto, infatti, 100 anni raggiungendo cifra tonda.

Le due mostre per il centenario di Mario Merz

A partire da un concept preso a prestito dall’antropologo Claude Lévi-Strauss, sulla necessità di guardare alla natura e allo scorrere del tempo per poter raggiungere un senso di leggerezza concettuale, la mostra si è sviluppata in due momenti: quest’estate con il titolo Qualcosa che toglie il peso, e ora fino al 2 febbraio con la sua prosecuzione in Qualcosa che toglie il peso che mantiene l’assurdità e la leggerezza della favola, con l’aggiunta di tre lavori “per far vedere la diversità dell’opera di Mario”, ha detto sua figlia Beatrice Merz, direttrice della Fondazione.

Il nuovo allestimento con tre nuove opere

Il nuovo allestimento della mostra, con l’inserimento di due altri igloo del 1989 – fatto di pane – e del 2002 (questo in marmo rosa dell’Argentina è uno dei suoi ultimi lavori) e di un imponente lavoro pittorico, Geco in casa (1983) cambia e amplifica la percezione delle sale, generando un dialogo immaginario tra scienza e tecnologia (i numeri, i neon) da una parte, e natura, oggetti e simbologie primordiali (l’igloo come visione architettonica archetipica, il rettile) dall’altra. Il tutto nell’ottica di riprodurre il modo di lavorare molto libero di Merz, e la sua convinzione di poter utilizzare ogni materiale possibile per realizzare i suoi simbolici igloo.

Il pensiero di Mario Merz

L’igloo, per esempio, può essere fatto di pane, di terra, di sterco, di bottiglie… è significante in quanto è quella cosa lì… una forma primitiva, ma reale […]”, scriveva Mario Merz in un suo testo, “alla fine degli Anni ’60 abbiamo costruito la gioconda illusione che l’arte potesse essere costruita anche con il pane, con la terra ecc., con che cosa ci piace di più, andando oltre l’idea che era l’idea precedente – che l’arte fosse solo ricordo di qualche cosa di perduto. Così abbiamo capito che noi vediamo anche nel pane, nella terra ecc. o nelle cose della società, da vivere nel momento il ricordo anche di qualche cosa di perduto. Abbiamo costruito una gioconda illusione su qualche cosa di perduto così che non ci amareggia più e ci fa vivere il presente”.

Il Simposio dedicato a Mario Merz

Un pensiero che sarà approfondito a conclusione della mostra, quando le giornate di martedì 14 e mercoledì 15 gennaio 2025 saranno dedicate a incontri, convegni e vari momenti aperti al pubblico dedicati alla figura di Mario Merz, sempre negli spazi della Fondazione Merz a Torino.

Claudia Giraud

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Claudia Giraud

Claudia Giraud

Nata a Torino, è laureata in storia dell’arte contemporanea presso il Dams di Torino, con una tesi sulla contaminazione culturale nella produzione pittorica degli anni '50 di Piero Ruggeri. Giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2006, svolge attività giornalistica per testate…

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