Venezia ha una nuova camera delle meraviglie. Ma per davvero però
La nuova mostra del veneziano Palazzo Grimani è una celebrazione delle curiosità naturali e dell’ingegno umano. Una Wunderkammer, finalmente, degna di questo nome
Non credo di essere una voce fuori dal coro quando dico che delle Wunderkammer non se ne può più. O meglio, non se ne può più di quelle mostre che nascondono la propria povertà curatoriale dietro alla ormai ben poco originale simulazione delle cinquecentesche camere delle meraviglie, credendo che, per confrontarsi con questa secolare e curiosa tradizione collezionistica, basti ammucchiare oggetti e opere di disparata natura e fattura. Fortunatamente, questo non è il caso di A Cabinet of Wonders. A Celebration of Art in Nature, la mostra ospitata nelle sale del piano nobile di Palazzo Grimani, a Venezia.
Una Wunderkammer a Venezia
Altro che povertà: qui il curatore Thierry Morel (direttore e curator at large della Hermitage Museum Foundation USA) prende di petto tanto la Wunderkammer quanto la storia del collezionismo, realizzando una mostra minuziosa ed estremamente dettagliata che non ha nulla da invidiare alle camere delle meraviglie di una volta, quelle vere. Il nucleo originario della mostra si compone di una selezione di curiosità provenienti dalla collezione di Georges Loudon, messa a confronto con opere d’arte (Tiziano, Veronese, Della Porta…) provenienti da musei veneziani e internazionali (tra cui il MAK di Vienna) e, ovviamente, con la già ricca cornice di Palazzo Grimani. Ma, come le migliori cornici, Palazzo Grimani non si limita a essere il contenitore della mostra: è parte integrante della sua epistemologia. Il suo storico proprietario, Giovanni Grimani, fu infatti uno dei più prolifici collezionisti della città.
La mostra “A Cabinet of Wonders” a Venezia
La mostra alterna così opere d’arte, di design, di arredo, di artigianato scientifico: ogni gerarchia disciplinare scompare dietro gli angoli di un dedalo di curiosità, il cui unico filo di Arianna è il costante richiamo al mondo naturale. Un attaccamento che si rivela tanto nei pezzi di origine propriamente organica (le uova di struzzo, un enorme bezoar – ovvero una pietra dalle proprietà antivenefiche proveniente dallo stomaco di un elefante –, il corno di un narvalo, un pesce palla impagliato, eccetera) quanto in quelli prodotti da mano umana, ma con un’attenzione ossessiva per la riproduzione del dato naturale. Stupiscono i frutti, le piante, i funghi realizzati in cera, cartapesta e tessuto, tanto realistici da essere quasi indistinguibili dalle loro “copie” reali. Ancora più interessante è il fatto che una tale maestria artigianale era indirizzata non tanto (o non solo) alla ricerca dello stupore, ma propriamente allo studio botanico delle specie vegetali.
L’allestimento della mostra a Palazzo Grimani
Senza voler spoilerare la visita ulteriormente, per evitare soprattutto di rovinare quegli effetti sorpresa di cui la mostra è piena, mi limito a riportare le parole della direttrice Marianna Bressan sull’allestimento di questa raccolta di mirabilia e naturalia. Un allestimento che “ammicca all’horror vacui senza abbandonarvisi”. È questo certamente uno dei maggiori punti di forza della mostra: la capacità di creare una camera delle meraviglie degna di questo nome, ma rispettando la sensibilità estetica contemporanea. Una mostra ricca ma non eccessiva, curiosa ma non dispersiva. Il giusto equilibrio che permette una visita stimolante e divertente, come una perfetta Wunderkammer dovrebbe essere.
Alberto Villa
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