Figure dell’infanzia nella mostra di Nicola Maria Martino a Trevi
A Palazzo Lucarini Contemporary di Trevi, una nuova personale di Nicola Maria Martino racconta una storia mitica che si perde nei meandri della memoria
La pittura, nelle sue declinazioni evocative, rappresenta, per Nicola Maria Martino (Lesina, 1946), l’avamposto dal quale ripensare il mondo sotto l’effetto – secondario, rispetto al guardare – del vedere, così come inteso da Gaetano Kanizsa: ovvero come processo perfetto del pensiero, come luogo di riflessione (di trasformazione, di revisione), come costante fantasia d’avvicinamento a dati memoriali che ritornano vestiti di nuovo. Legato a una metodologia che slabbra le frange del tempo e che mira a sintetizzare in un colpo d’occhio, in un riquadro, in un’immagine, luoghi o occasioni del tempo (la Sardegna, dove ha diretto per tanti anni l’Accademia di Belle Arti, la Puglia, dove è nato, Roma, dove ha studiato con Sante Monachesi o anche Ripa Teatina, un borgo sulle colline dannunziane dove vive da anni), Martino propone da sempre dei dispositivi in cui spericolati appiattimenti cromatici e affilate (raffinate) prospettive infantili formano un sentiero ininterrotto del pensiero, archeodologico se vogliamo, che spinge inevitabilmente dal passato verso il presente.
La mostra di Martino a Trevi
Con Meridiano della memoria, la sua nuova personale organizzata a Palazzo Lucarini Contemporary di Trevi, sotto la cura di Maurizio Coccia e Mara Predicatori, l’artista propone un nuovo – inedito – nucleo di lavori realizzati tra il 2022 e il 2024 (per la maggiore si chiamano Attesa) dove la forza metafisica dell’immagine si rafforza con insistenza rispetto ad alcuni nuclei del passato, anche grazie alla scelta di gamme cromatiche secondarie che strizzano l’occhio a Matisse e che seguono uno stesso eroico appiattimento.
Il percorso espositivo a Palazzo Lucherini
A scandire il percorso sono infatti stazioni cromatiche che creano degli Überwelten (dei sopramondi) in cui l’artista sembra ritrovare gli odori del passato, ritrovare fusti lontani, sentire il sapore tiepido del mare o anche lasciare che lo stupore s’impadronisca nel rileggere delle piazze o delle atmosfere mediterranee – questo si legge soprattutto in due dittici che sembrano rimodulare uno scorcio di Alghero – cariche di nostalgia, di storie sbiadite dalla patina della mente.
Chi è Nicola Maria Martino
Nell’ampio itinerario proposto con questo racconto fatto di interventi intermittenti e riappropriazioni del reale, Nicola Maria Martino apre scenari con spiagge dechirichiane, palazzi ridotti a parallelepipedi muti, navi su orizzonti immobili, isole o anche case solitarie dove i colori si muovono felici, quasi a toccare e inventare forme: magari a screpolare un ultimo sorriso o a ridefinire il rumore caldo del tempo.
Antonello Tolve
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