A cinquant’anni della fine del fascismo in Europa una mostra ad Atene celebra la democrazia
Storie di liberazione e rinascita ma anche un monito per non dare nulla per scontato. Con Democrazia il Museo Nazionale di Atene esplora la relazione tra arte e politica a partire dalla liberazione di Grecia, Portogallo e Spagna
I numeri dipendono da chi conta. E così, la fine del fascismo in Europa non compie ovunque ottant’anni. In Grecia, Portogallo e Spagna si celebrano, a partire dal 2024, i compleanni della fine delle dittature con un calendario che ricorda che solo ieri abbiamo salutato le dittature militari in buona parte dei paesi del Sud del Vecchio Continente.
Al Museo Nazionale di Atene, riaperto nel 2021 in forma completamente rinnovata, non solo negli spazi ma anche nell’approccio curatoriale, è possibile visitare fino al 2 febbraio (ma molto probabilmente, visto il successo di pubblico, anche oltre) la mostra Democrazia, con titolo in maiuscolo, secondo l’originaria forma greca. Obiettivo riuscito: esplorare la relazione tra arte e storia politica dell’Europa meridionale, o meglio dei tre paesi che tra il 1974 e 1975 compirono la transizione da regimi totalitari al sistema democratico.
La democrazia protagonista al Museo Nazionale di Atene
Con oltre 55 artisti e 140 opere esposte, Democrazia costituisce la più articolata e significativa esposizione sul tema mai organizzata finora. Lo sguardo critico e militante della direttrice Syrago Tsiara costruisce un percorso non cronologico, né didascalico ma interpretativo, accogliendo in mostra le istanze che gli artisti e le artiste ponevano al contesto politico.
Il 25 aprile del 1974 il Portogallo si liberava dal giogo di Salazar, in una forma creativa che, anche nelle modalità di transizione, poneva questioni di tipo etico e culturale. Nel luglio del 1974 finiva la dittatura dei Colonnelli in Grecia e il ritorno degli artisti, oltre ai politici in esilio, inaugurava la stagione del trapasso democratico. Nel 1975, dopo la morte di Francisco Franco, la Spagna si avviava verso una complessa fase parlamentare e di monarchia costituzionale. Il generale insurrezionalista, al potere dal 1939 con un regime totalitario, aveva indebolito il Paese da un punto di vista sociale, economico e culturale, con l’esilio di grandi artisti come Picasso.
Nel resto d’Europa la democrazia e le avanguardie
Nel frattempo, le avanguardie avevano animato l’Europa, scritto e bruciato (non solo metaforicamente) manifesti. Una fase del Realismo, magico o socialista, aveva interessato parte della produzione artistica, insieme alla nascita dell’Astrazione e del Pop Art. Tutto accadeva ovunque, ma non nei tre Paesi citati, ostaggio di dittature e quindi chiusi in autarchie culturali che li avevano costretti al silenzio, privandoli degli artisti migliori.
Le sezioni della mostra Democrazia: “Il volto del nemico”
Lo sguardo curatoriale di Tsiara parte da una istanza non violenta, dall’osservazione dell’altro. Il volto del nemico, prima sezione della mostra, si apre con un ritratto di Franco, ironico e sintetico di Botero. Il dittatore è basso di statura e tanto pingue da non riuscire a issarsi sulla sedia del potere. Secondo le analisi ormai classiche di Hannah Arendt la disumanizzazione dell’altro è il prerequisito dell’azione totalitaria, del male, a cui neanche la democrazia è immune. Come dimostra la rappresentazione a volte farsesca (ma solo anni dopo la morte) di Franco, a volte congelata nei gesti pubblici della retorica di propaganda, come nel dipinto di Jannis Psychopaidis I salvatori, 1972 o in Occhiali da sole di Mitaras, 1970.
“Resistenza” e Democrazia
L’impatto sull’identità collettiva dei regimi è il focus della seconda sezione Resistenza, che ripropone azioni performative, come quella di Maria Karavela. Artista che sebbene sia rimasta a lungo nell’ombra a causa del rogo che distrusse il suo studio e quindi gli archivi della sua attività,
ha portato il corpo al centro della riflessione ellenica proprio negli anni della Giunta. Oggi una ricostruzione della sua ricerca, basata sulle performace, è possibile attraverso le interviste e gli articoli pubblicati all’epoca.
“Democrazia e Rivolta”
La sezione Rivoltapresenta non solo la fase più eclatante dell’uscita dai regimi, ma anche le pratiche più eclettiche, parte di un fare artistico che diventa politico e viceversa. Tra queste, le opere del gruppo spagnolo Equipo Cronica, che usava una vena pop, per nulla celebrativa, ironica e dissacrante. In generale, in questa fase: irrompe il corpo, si diffonde un uso non commerciale del poster, pratiche partecipative collettive si intrecciano con quelle politiche.
Il “risveglio” della democrazia
L’ultima sezione Risveglioè dedicata alla fase immediatamente successiva alla fine dei regimi, con lavori che ripercorrono la possibilità di pratiche prima censurate, proibite o mal tollerate. Emergono nuovi temi, come: il risveglio femminista, la celebrazione dei caduti per la libertà.
Democrazia? Una conquista da non dare per scontata le parole della curatrice
Questo risveglio rischia di essere temporaneo se, come scrive la curatrice Syrago Tsiara: “La mostra è stata realizzata in un contesto internazionale, tutt’altro che rassicurante, in cui è bene essere pronti alla difesa della democrazia. Si moltiplicano le voci estreme che capitalizzano lo scontento sociale dovuto alle crisi ripetute e continuative; si osserva una partecipazione sempre minore alle elezioni; si mette in discussione l’autorevolezza e l’affidabilità delle istituzioni; mentre prevalgono paure e insicurezze. In questo clima” ha continuato “mostre come questa sono necessarie per riconnetterci alle emozioni e ribadire la necessità morale di un mondo democratico, critico, e polifonico; che, seppur pieno di difetti, contempla la dignità personale e la libertà di espressione. Un orizzonte democratico che gli artisti in mostra ci spingono a perseguire, rafforzare e preservare”.
Elettra Stamboulis
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