Il “nuovo” museo di Santa Maria della Vita a Bologna: rinasce il circuito Genus Bononiae

Il riallestimento del complesso monumentale di Santa Maria della Vita, già parte del circuito Genus Bononiae, si avvale di strumenti multimediali e svela al pubblico le collezioni d’arte di Fondazione Carisbo, con opere mai esposte prima

Nell’ultimo anno ci si è chiesti molto, a Bologna, che futuro spettasse al circuito museale Genus Bononiae, progetto culturale nato nel 2003 in seno a Fondazione Carisbo, grazie all’intuizione di Fabrizio Roversi Monaco. A maggio 2024, la società toscana Opera Laboratori – nome più che consolidato, in Italia, nell’ambito della gestione museale – si aggiudicava il bando per l’esternalizzazione della gestione del circuito, strada tentata da Carisbo per restituire slancio all’iniziativa, fiaccata in tempi recenti da un netto ridimensionamento del fatturato. 

Opera Laboratori per riattivare il percorso Genus Bononiae

La partnership quadriennale di collaborazione con Opera per la gestione e valorizzazione dei quattro “contenitori” del percorso diffuso in città – Palazzo Fava – Palazzo delle Esposizioni, San Colombano – Collezione Tagliavini, complesso monumentale di Santa Maria della Vita, San Giorgio in Poggiale – Biblioteca d’Arte e di Storia – pur orfano del Museo della Città di Palazzo Pepoli (recentemente rinato sotto la gestione comunale), mirava a garantire “la realizzazione di iniziative di qualità, con attenzione alle Collezioni della Fondazione, promuovendo nuove opportunità per accrescere l’attrattività del territorio metropolitano di Bologna”.
Un proposito che sembra ora concretizzarsi in Santa Maria della Vita, nota per conservare il celebre gruppo in terracotta di Niccolò dell’Arca, databile alla seconda metà del Quattrocento, raffigurante un Compianto sul Cristo Morto di straordinaria intensità espressiva, capolavoro della scultura rinascimentale. 

Foto Quadreria | Ph. Elettra Bastoni
Foto Quadreria | Ph. Elettra Bastoni

Il nuovo percorso museale in Santa Maria della Vita a Bologna

Il nuovo percorso espositivo ideato da Opera, però, si propone di mettere in luce l’intero patrimonio del complesso monumentale, in collaborazione con l’Arcidiocesi di Bologna per evidenziare il valore artistico e spirituale del luogo, peraltro in concomitanza con il Giubileo 2025.
Il “nuovo” museo consente infatti al pubblico di iniziare la visita presso il Santuario per accedere poi all’Oratorio, riallestito per l’occasione con opere provenienti dalle Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Carisbo, solitamente non accessibili perché conservate nei caveau della banca. La selezione copre un arco temporale che va dalla fine del Cinquecento agli inizi dell’Ottocento, spaziando dalla Sibilla Samia di Guercino alla Lucrezia Romana di Guido Reni, alla Porzia che si ferisce alla gamba di Elisabetta Sirani, fino all’Autoritratto di Donato Creti, a opere di Denys Calvaert, Giuseppe Maria Crespi, i fratelli Gandolfi (Ubaldo e Gaetano), Pietro Fancelli e Pelagio Palagi. Un allestimento permanente pensato per lo spazio, già impreziosito dal gruppo scultoreo del Transito della Vergine realizzato da Alfonso Lombardi nella prima metà del XVI secolo e ora valorizzato da un nuovo apparato grafico, che si snoda lungo le pareti permettendo di scoprire da vicino i volti dei singoli personaggi.

Il progetto multimediale per valorizzare il “Compianto” di Niccolò dell’Arca

Centrale resta la visita al Compianto di Niccolò dell’Arca, che si scopre all’interno della chiesa: al gruppo è dedicato anche un racconto narrato dalla voce dell’artista, da ascoltare nella nuova sala multimediale del museo, che attraverso proiezioni, immagini e racconti audiovisivi ricostruisce l’intera storia del complesso di Santa Maria della Vita. 

Foto Quadreria | Ph. Elettra Bastoni
Foto Quadreria | Ph. Elettra Bastoni

La storia del Gioiello del Re Sole

Proprio per rafforzare il legame del luogo con la sua storia, il percorso appena inaugurato prevede anche l’esposizione permanente di un cimelio finora esposto solo un giorno all’anno, ogni 10 settembre: il Gioiello del Re Sole. Ritratto in miniatura di Luigi XIV dipinto su smalto, il prezioso monile fu realizzato nella seconda metà del Seicento da Jean Petitot e donato personalmente dal Re Sole all’erudito bolognese Carlo Cesare Malvasia in segno di gratitudine per avergli dedicato la sua opera Felsina Pittrice nel 1678. Quando morì, nel 1692, il Malvasia scelse di donare “la cosa più preziosa che io abbia in questo mondo” all’Arciconfraternita di Santa Maria della Vita, in memoria di una guarigione da lui ottenuta per intercessione della veneratissima Madonna della Vita. Nel testamento Malvasia pose inoltre l’esplicito vincolo di esporre al pubblico il gioiello il 10 settembre di ogni anno. Nello stesso giorno del 1614, infatti, l’antica immagine della Madonna della Vita restaurata era tornata a mostrarsi ai fedeli.

Livia Montagnoli

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