Alchimia e ibridazione nelle opere di Oscar Giaconia in mostra a Lissone
L’artista milanese ha trasformato il Museo d’Arte Contemporanea di Lissone in un laboratorio alchemico, dove l’incontro tra naturale e artificiale dà vita a dipinti, sculture e installazioni
Mockupaint è uno stratificato e coerente labirinto all’interno del quale incontrare il frutto dell’opera di Oscar Giaconia (Milano, 1978). Alcuni dei soggetti e le materie a cui sono sottoposti, trovano, con la curatela di Stefano Raimondi, un’oasi apparentemente confortante: le pareti dai colori tenui, l’installazione Kanthèlios – una foresta sonora che Steve Piccolo ha progettato per l’occasione – predispongono all’incontro con l’alterità.
La mostra di Oscar Giaconia a Lissone
Lo spazio del Museo di Arte Contemporanea di Lissone è divenuto un cantiere aperto, attraverso un percorso che l’artista ha progettato anche con l’architetta Maria Marzia Minelli. La concretezza delle pareti, delle scale, dei divisori, perde di geometricità di fronte a Calabiyau (2018), un enorme tubo fognario che tramite un processo di tassidermia è divenuto organico, e capace di dislocare il pensiero rispetto alla situazione oggettiva.
I dipinti del 2023 Parasite Soufflè e la nuova serie Nemat Puppet Frog (2024), con cornici in ferro tropicalizzato progettate dall’architetto Matteo Ghidoni, fanno parte di un ecosistema in cui pelle e acidi tentano la strada di un pericoloso equilibrio.
Le opere ibride di Oscar Giaconia
L’artista reagisce contaminando l’organico con l’artificiale, fermando le tracce di scarificazioni e cicatrizzazioni che si formano prima nella mente e poi nella materia, ombre di possibili paradisi artificiali, ed elementi coagulatesi in masse biologiche inanimate.
Nascono in laboratorio, in studio, dispositivi variabili creati anche con l’uso di materiali sintetici: teche di silicone, vulcanite, nylon, gomma para e neoprene, e si manifestano in opere come Dad Head Playset (2024) e Mr. O (2020).
I processi alchemici di Oscar Giaconia
Modelli, mock-up, manichini, oggetti che possono essere montati e rimontati, smontati e vestiti di diversi significati, stridono se paragonati all’uso originario, indagano le possibilità dell’essere, pongono domande; non è una strada di risposte quella di Giaconia, ma un sentiero di dubbi e occasioni. Le pitture si mascherano da nature morte ma divengono mostri fiorescenti e forse in via di decomposizione o mutazione. Il percorso della mostra è un set dove tutti gli elementi attendono una metamorfosi che sarà data dal tempo, dal medium che l’artista deciderà di usare, trasformando gli oggetti prediletti in immagini sottoposte a emulsioni, coagulanti, ossidi, mercurio cromo, anilina, verderame, e molto altro, in un processo inarrestabile e perennemente in divenire.
Silvia Scaravaggi
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