Arte e salute mentale: ancora un tabù? Rispondono 10 artisti e professionisti

Quanto si parla di salute mentale nell’arte contemporanea? Lo abbiamo chiesto a dieci direttori di museo, artisti, esperti di servizi educativi e politiche culturali in tutta Italia

Bart van der Heide
Bart van der Heide

La salute mentale è un tema cruciale per l’arte contemporanea, che riflette la crescente consapevolezza della sua importanza per l’intera società. L’arte contemporanea, per sua natura, non può risolvere direttamente le cause strutturali dell’isolamento, dell’alienazione o dell’estraneità – problemi spesso radicati nell’erosione del welfare di uno stato – e tuttavia ha un potenziale trasformativo. Le istituzioni possono servire da spazi di appartenenza, favorire legami e solidarietà. Hanno il potere di agire come alleati nella ricostruzione delle relazioni tra individui, diventando piattaforme per esperienze condivise e immaginazione collettiva. Nella sua forma migliore, l’arte diventa un portale verso nuovi mondi, sfida i paradigmi esistenti e ispira speranza, creatività e resilienza di fronte alle sfide della società. Non si limita quindi a rispecchiare problemi riguardanti la salute mentale, ma partecipa attivamente nell’immaginare futuri alternativi e nell’alimentare spazi di cura e inclusione. Per Museion, questo approccio ha avuto un impatto incredibile sui pubblici con cui ci siamo confrontati nel corso degli anni e sui progetti che abbiamo sviluppato. Promuovendo il dialogo e la collaborazione, si è posizionato come una piattaforma in cui l’arte contemporanea contribuisce al benessere sociale, creando opportunità di connessione, immaginazione e uno scopo comune.
Bart van der Heide, direttore Museion Bolzano

Stefano Collicelli Cagol
Stefano Collicelli Cagol

Il Covid ha posto il tema della salute mentale al centro della vita di tutti, non solo di chi ha patologie specifiche o sta attraversando fasi precise della propria vita. La questione è ineludibile per le istituzioni che si occupano di arte contemporanea; la scienza, infatti, ci conferma che a contatto con l’arte si vive meglio. Dal 2022, attraverso lo strumento dell’accessibilità, il Centro Pecci sta ripensando il funzionamento dell’istituzione, la comunicazione delle sue attività e le sue progettualità. Sul tema, il Dipartimento educativo collabora da più di trent’anni con la AUSL-Salute Mentale Adulti di Prato e – dal 2023 – Infanzia e Adolescenza. La collaborazione si inserisce nell’ambito del più ampio progetto ‘Arte e Benessere’ con attività accessibili a persone con il Parkinson, l’Alzheimer, donne in gravidanza e neogenitori con i loro bambini, persone cieche, ipovedenti o sorde, ma di fatto aperte a tutti i visitatori, nella convinzione che la tutela della salute mentale, ma non solo, possa passare anche attraverso l’arte.
Stefano Collicelli Cagol, Direttore Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato

Marco Ulivieri
Marco Ulivieri

Sento di dover partire da un’altra domanda: l’arte contemporanea (o l’arte in generale) è veramente in grado di parlare di qualcosa? Penso di no: l’arte non può parlare di alcunché se non di sé stessa. Prendo in prestito il breve testo introduttivo della mostra di Marina Abramovic Between breath and fire: “Penso che prima di capire il concetto delle mie opere, si abbia una reazione emotiva ad esse. Per me è questa la giusta risposta all’arte. Deve emozionarti in un certo modo”. Il punto credo che stia proprio qui, che risieda in questa forma di emozione difficile da raccontare e quindi, necessariamente, nell’atto creativo, trasversale ad ogni condizione e in grado di mettere ogni individuo in profondo contatto con sé stesso e con gli altri. L’arte, quindi, non sarà in grado di parlare ma sicuramente ha il potere di abbattere ogni distinzione. 
Marco Ulivieri, artista

Mariangela Capossela
Mariangela Capossela

Mi trovo immersa da qualche anno con un progetto di arte pubblica partecipata –Ci.Corrispondenze immaginarie – in questa “tematica” e mi pare che l’interesse rivolto a quest’opera venga, più che dallo specifico mondo dell’arte contemporanea, dalla società civile in generale, dalle persone coi profili e gli interessi più vari. Forse proprio perché il progetto non parla DI salute mentale come un oggetto ma parla CON; tesse relazioni TRA persone; costruisce ponti FRA identità che mai si sarebbero potute incontrare; parla DAL passato e AL presente. Nella sfera museale – a livello di mediazione culturale, più che di programmazione – ci sono esempi che testimoniano di un interesse a creare spazi di “inclusività”. Ma l’inclusione è un concetto binario, che comporta il suo contrario… La società funziona come la maionese: deve prendere forma a forza di energia, non basta aggiungere olio per non farla impazzire. 
Mariangela Capossela, artista

Catterina Seia
Catterina Seia

A livello internazionale, in Italia, l’impatto sul ben-essere delle persone e della collettività sta diventando un asse cruciale nella missione delle organizzazioni culturali che si traduce, partendo dall’accessibilità universale, in collaborazioni sempre più strutturate con il mondo della salute, del sociale, dell’educazione creando spazi per la riflessione e la condivisione. È un orientamento in risposta alla portata delle trasformazioni sociali e ai crescenti e connessi fenomeni di disagio, suffragato dalla mole di evidenze scientifiche sul ruolo della partecipazione culturale nella costruzione di contesti salutogenici in società sempre più plurali, nella promozione della salute come nella prevenzione e gestione delle patologie. OMS la acclara con i suoi report, la raccomanda e orienta verso la prescrizione sociale che da valore alle risorse di comunità. Le politiche guardano a questa prospettiva: la Commissione Europea ha inserito la relazione con la Salute tra i 21 assi del work plan Cultura 2023-2026. Cresce la ricerca artistica orientata alla riqualificazione dei luoghi di vita e quella volta ad esprimere la complessità delle emozioni umane, affrontando il disagio e il trauma, anche incorporando narrazioni autobiografiche come strumenti per comunicare stati d’animo e vissuti complessi: queste opere possono fungere da catalizzatori per la consapevolezza e la discussione pubblica, contribuendo ad accogliere la vulnerabilità e a ridurre lo stigma associato ai disturbi mentali. 
Catterina Seia, Presidente CCW Cultural welfare center, co-founder e Vicepresidente Fondazione Fitzcarraldo e Fondazione Medicina a Misura di Donna.

Reverie
Reverie

A ottobre 2024 sono stata ricoverata di nuovo in psichiatria e ho deciso di fare della malattia la mia bandiera, a parole oltre che già con la produzione artistica. Nell’arte contemporanea non si parla di salute mentale. Non è un tabù, è solo un argomento scomodo e fastidioso, che non vende e che crea sgomento: quindi perché parlarne? Da anni ho iniziato a condividere le mie stories malate che mostravano le mie malattie e perdevo follower perché la depressione, la dipendenza da cibo spaventano piuttosto che mostrare scorci di vite perfette: ma io mi sono stufata di finte perfezioni voglio le realtà degli altri e così attraverso tutto ciò che faccio condivido la mia… fa male e mi blocchi, fa male e non vuoi vedere più una mia opere che per rappresentare il “Sistema nervoso” è un cavo elettrico bagnato nel rame avvolto a formare un cappio, per me ho raggiunto l’obbiettivo di raccontarti qualcosa. L’arte a oggi non lo fa, ci nasconde perché ha paura di ciò che realmente potremmo raccontare. 
Reverie, artista

Giorgia Corso
Giorgia Corso

La promozione della salute mentale diventa un obiettivo rilevante per il museo, laddove l’ambiente museale offre le risorse per un benessere inteso non più come “assenza di malattia”, ma come condizione complessiva e armonica dell’individuo. L’opportunità di godere del patrimonio storico-artistico e di prendere parte attiva alla vita culturale deve essere proposta alle persone in situazioni di disabilità mentale creando un contesto sereno e inclusivo, che sia in grado di soddisfare con flessibilità le specifiche esigenze. Per dare risposta a domande inedite, chi lavora nel museo deve a sua volta essere pronto a immaginare nuove letture del patrimonio. I progetti in corso nei Musei Reali offrono un’esperienza di partecipazione attiva, che punta su un uso informale degli ambienti, fa ricorso a metodologie didattiche innovative, quali le Visual Thinking Strategies, dà ampio spazio all’espressione creativa nelle attività di laboratorio e favorisce la relazione tra le persone coinvolte. 
Giorgia Corso, Musei Reali di Torino, Coordinatrice dei Servizi educativi 

Bruno Racine. Photo Matteo De Fina
Bruno Racine. Photo Matteo De Fina

Palazzo Grassi – Pinault Collection crede fermamente nel valore che l’arte veicola per la sua stessa natura di espressione dell’animo umano e di incontro tra culture. Si impegna con vigore da diversi anni a favorire la partecipazione culturale di coloro che, per motivi diversi, si trovano in condizioni di fragilità fisica, cognitiva, e di marginalità culturale ed economica. È un lavoro lungo e di confronto continuo con le realtà del territorio, pubbliche e private, che si occupano di inclusione sociale verso persone con disabilità psichiche o cognitive, artisti neurodivergenti, persone con demenza. Nei progetti che sviluppiamo per le diverse tipologie di pubblico è posta al centro la relazione che le persone possono instaurare con l’arte allo scopo di offrire la possibilità di liberare la propria immaginazione, trovare la propria voce ed esprimersi in modo creativo e costruttivo. 
Bruno Racine, direttore Palazzo Grassi – Pinault Collection, Venezia

Rebecca Russo
Rebecca Russo

La mission della Fondazione Videoinsight®, attiva dal 2013, è la promozione del benessere psicofisico, la prevenzione della salute mentale, attraverso l’esperienza dell’Arte. Il Metodo Videoinsight®, ideato nel 2010, integra Psicologia, Scienza e Arte Contemporanea; è stato sperimentato nella Medicina, dal 2011 al 2017, riconosciuto dalla comunità scientifica internazionale. La fondazione introduce opere d’Arte tratte dalla Collezione Videoinsight® nelle Istituzioni della Salute e nei contesti sociali, per migliorare la qualità della vita, orientare le attitudini, stimolare le risorse umane, attivare insight, ovvero prese di consapevolezza, ai fini dell’evoluzione e della crescita. Ha creato Videoinsight® Room negli Ospedali del mondo: luoghi dove i pazienti, ricoverati o in attesa di Pronto Soccorso, possono interagire con l’Arte contemporanea, per la riduzione dell’ansia e dello stress, l’innalzamento del tono dell’umore, l’attivazione delle risorse sane della personalità.
Rebecca Russo, collezionista, Fondazione Videoinsight®, Torino

Claudia Ferrari
Claudia Ferrari

Credo che il tema stia acquisendo grande rilevanza negli ultimi anni, espandendo la riflessione oltre al concetto di “arte terapia”. Platea, che è una giovane realtà di base a Lodi, sin dagli esordi della propria attività nel 2021 ha voluto utilizzare l’arte contemporanea e le sue molteplici espressioni come collante per creare una nuova comunità. Ci siamo mossi per costruire una rete di relazioni in cui porre le nostre competenze al servizio dei vari pubblici che costituiscono il tessuto urbano, per esempio favorendo il dialogo diretto con le artiste e gli artisti invitati a creare delle opere, attraverso incontri e laboratori creativi. Nel 2023 grazie alla Fondazione Comunitaria della Provincia di Lodi, insieme a Giulio Locatelli e in collaborazione con la ASST di Lodi in particolare UONPIA l’unità operativa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, abbiamo proposto “Magic Carpet” un workshop di tessitura che si è concluso con un grande happening collettivo in cui i partecipanti hanno presentato alla città un grande tappeto magico composto dal contributo di ciascuno, che fonde arte e cura. Quest’anno, con l’artista Roberto Alfano e la stessa unità operativa dell’ASST di Lodi, e sempre grazie al sostegno della Fondazione Comunitaria, stiamo lavorando a un laboratorio pensato per le “Aspiegirls”, cioè le ragazze con autismo ad alto funzionamento, offrendo loro attività di gruppo e insieme all’artista, le partecipanti realizzeranno un contenuto video animato e una pubblicazione per raccontare la loro esperienza quotidiana. 
Claudia Ferrari, presidente di Platea | Palazzo Galeano

Santa Nastro
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Santa Nastro

Santa Nastro

Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è vicedirettore di Artribune. È Responsabile della Comunicazione di FMAV Fondazione…

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