I deserti esistenziali di sei artiste vanno in mostra a Bari

Tra video e performance, sei artiste internazionali si confrontano sul tema del deserto, simbolo della ricerca esistenziale, in una mostra alla galleria Murat Centoventidue

Il deserto, metafora del viaggio esistenziale e non-luogo della solitudine che conduce alla dissoluzione e del ritrovamento del Sé, è al centro della mostra collettiva in corso alla galleria Murat Centoventidue a Bari. Sei artiste italiane e straniere si confrontano, attraverso i linguaggi della videoarte e della video-performance, sull’essenza del deserto, definito da Baudrillardnegativo della superficie terrestre e dei nostri umori civilizzati” nell’opera America del 1986.

“Deserti” di Raeda Saadeh

Tra i lavori che caratterizzano l’esposizione, intitolata Deserti, spicca Vacuum (2007),la performance video a due canali di Raeda Saadeh (Palestina, 1977), che ritrae la fotografa palestinese mentre passa l’aspirapolvere sulle dune della Palestina. È un chiaro atto paradossale, una metafora della condizione femminile di subalternità nella società patriarcale. L’azione di “aspirare” il deserto è, inoltre, un riferimento alla resistenza sisifea del popolo palestinese contro gli attacchi israeliani.

Le suggestioni di “Deserti”

Suggestiva è poi Vanishing Point (2019), la video-performance di Eleonora Roaro (Varese, 1989), ispirata al libro America di Baudrillard e realizzata sul luogo della leggendaria Spiral Jetty di Robert Smithson. Elisabetta Di Sopra (Pordenone, 1969), invece, nella video-performance Senza tracce (2023) cancella le proprie orme lasciate sulla sabbia del deserto di Wadi Rum, la Valle della Luna in Giordania; rappresentando così l’anelito al silenzio e all’invisibilità rispetto all’iperreale contemporaneo. Emblema della ribellione contro il mondo “civilizzato” è Point Blank (2019), la video-performance di Julia Charlotte Richter (Germania, 1982)che, ispirata al film The Misfits (1961) con Marilyn Monroe, riprende l’artista tedesca mentre vaga nel deserto urlando nel nulla la propria rabbia.

La poesia di “Deserti”

L’artista iraniana Shirin Abedinirad (Iran, 1986) riprende nel video Gliss (2013), la sua opera di Land Art realizzata nel deserto: uno specchio circolare che riflette il cielo. Poetica è, infine, l’immagine dell’artista austriaca Sira-Zoé Schmid (Austria, 1985) nella performance Desert Flower, mentre, ricordando la donna con il parasole dipinta da Monet, cammina nel deserto con un parasole blu fino a scomparire, dissolvendosi nell’orizzonte.

Cecilia Pavone

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Cecilia Pavone

Cecilia Pavone

Cecilia Pavone, storica e critica d’arte, curatrice indipendente, giornalista professionista, è nata a Taranto ed è laureata in Filosofia all’Università degli Studi di Bari. La sua ricerca verte sulla fenomenologia artistica contemporanea e sulla filosofia dell’arte. Scrive su riviste specializzate…

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