La Biennale Architettura 2025 non sarà escapista. Intervista a Carlo Ratti

A poco più di due mesi dall’inizio della 19. Mostra internazionale di Architettura, il curatore Carlo Ratti garantisce la piena centralità della disciplina architettonica alla kermesse. E rivendica il contributo di tutte le intelligenze per adattarci al “mondo in fiamme”

Sul finire del 2023, quando la notizia della curatela della 19. Mostra Internazionale di Architettura all’architetto e ingegnere Carlo Ratti ha raggiunto le redazioni di mezzo mondo, l’immagine del “mondo in fiamme” da lui evocata nel breve commento di accettazione dell’incarico suonava già tragicamente sinistra. Nei mesi a seguire il disastroso scenario con il quale l’architettura è chiamata a misurarsi, impiegando “tutta l’intelligenza che ci circonda”, ha assunto contorni più nitidi. E allarmanti. Rimandano alla realtà straziante dei conflitti che sterminano ovunque comunità e territori, ma soprattutto coincidono e con le recenti catastrofi ambientali che hanno stravolto l’assetto di intere aree urbane. “Con gli incendi di Los Angeles, le alluvioni di Valencia e Sherpur, la siccità in Sicilia, abbiamo assistito in prima persona a come acqua e fuoco ci stiano attaccando con una ferocia senza precedenti” spiega Ratti alla presentazione della Biennale veneziana, al via il 10 maggio prossimo. “Il 2024 ha segnato un momento critico: la Terra ha registrato le temperature più calde di sempre, spingendo le medie globali ben oltre il limite di +1,5°C fissato dagli Accordi di Parigi del 2016. In soli due anni, il cambiamento climatico ha impresso un’accelerazione che sfida anche i modelli scientifici più validi”. Il tempo della mitigazione, intesa come modalità progettuale per ridurre l’impatto umano sul clima, è finito. Siamo entrati nell’età dell’adattamento. E la Biennale Architettura 2025, associando voci e forme di intelligenza diverse, proverà a fare la sua parte per metterci – letteralmente – al sicuro.

Il manifesto della 19. Mostra internazionale di Architettura
Il manifesto della 19. Mostra internazionale di Architettura

Intervista a Carlo Ratti, curatore della Biennale Architettura 2025

“Entusiasmante e sconfortante”. Così ha definito l’esito dell’open call con cui, per la prima nella storia di questa kermesse, sono stati selezionati i partecipanti alla mostra principale. Perché?
Per l’alto numero di candidature. Più che sconfortante, si potrebbe forse dire che la grande quantità di risposte ci ha messo timore.

Quale istantanea delle intelligenze in circolazione nel mondo restituisce?
Tantissima innovazione proviene dai margini. Attraverso la call sono arrivate voci inedite, che non avremmo mai scoperto. Non saremmo stati in grado di restituirle partendo soltanto da un osservatorio top-down.

Buttafuoco e Ratti. Photo Andrea Avezzù, Courtesy La Biennale di Venezia, AVZ-4013
Buttafuoco e Ratti. Photo Andrea Avezzù, Courtesy La Biennale di Venezia, AVZ-4013

Più partecipanti di sempre, ma meno spazi espositivi canonici delle precedenti edizioni (data la ristrutturazione del Padiglione centrale) Sulla carta la sua “Intelligens. Natural. Artificial. Collective.” Sarebbe potuta essere una mostra “più umana” del solito, perché circoscritta in un’unica sede. Ci attende invece un allestimento sterminato e molto denso?
Nelle Corderie forse ci sarà un po’ di densità. Ma non estrema e, in ogni caso, interessante. Dobbiamo immaginare che avremo più di 750 partecipanti “catapultati a Venezia” (tra l’altro alcuni stanno ancora aggiungendo collaboratori, quindi vedremo alla fine quanti saremo). Varie discipline, più generazioni che lavorano insieme, un laboratorio. Sarà una densità utile, perché capace di creare connessioni insospettabili. Spostando poi il Padiglione centrale all’esterno, in giro per la città, riusciamo a recuperare molto spazio. E così ci sarà una parte di mostra in Piazza San Marco, un’altra all’Università IUAV e in altri luoghi ancora.

Carlo Ratti alla guida della Biennale Architettura 2025

Tante intelligenze in campo, incluse quelle di artisti, stilisti, cuochi, scrittori, intagliatori, agricoltori. La criticheranno a partire dalla domanda: “Ma l’architettura vera c’è alla Biennale di Ratti?”. Cosa si sente di rispondere fin da ora?
Ho sentito questa critica più volte. Ma in Intelligens l’architettura è proprio il fulcro e chiama a raccolta le altre discipline. Per la prima volta avremo diversi premi Nobel, scienziati, professori, scrittori, i principali filosofi viventi, tutti coinvolti nel medesimo progetto. Quello che proponiamo non è un approccio escapista dell’architettura, che abdica alle proprie responsabilità e si insinua in altri saperi. Al contrario ne rivendichiamo la centralità – e quindi quest’anno sì, si parlerà di ambiente costruito –, e la necessità di coinvolgere le altre intelligenze affinché l’aiutino nella crisi odierna.

Gateway to Venice’s Waterways, 2024, Water View. View from the water of the mobility hub infrastructure, showcasing the lagoon activation. ©NormanFosterFoundation
Gateway to Venice’s Waterways, 2024, Water View. View from the water of the mobility hub infrastructure, showcasing the lagoon activation. ©NormanFosterFoundation

A maggio 2024, alla prima presentazione di “Intelligens”, indicava l’auspicio di “riuscire a fare una Biennale capace di incidere nel presente”. In meno di un anno, il presente è cambiato. Il fatto che lei venga percepito come una “figura ponte” tra l’Europa e gli Stati Uniti, potrebbe agevolare la percezione di questa Biennale come l’occasione per far aprire gli occhi sulle urgenze della nostra epoca anche a quelle realtà dell’imprenditoria globale che, rifiutando o minimizzando il cambiamento climatico, guardano verso altre dimensioni, spazio incluso?
Non lo so. Di sicuro quello che cerchiamo di fare è effettivamente molto legato alla creazione di connessioni. Ci proveremo coinvolgendo persone molto eterogenee. In questo senso, c’è un’apertura che supera le diversità. Il secondo punto utile per rispondere a questa domanda riguarda il fatto che il contesto internazionale è diventato più difficile per tanti aspetti: per l’industria, con l’annuncio dei dazi, e anche per il clima, con la possibilità che gli Stati Uniti escano dall’Accordo di Parigi. Ma questo scenario dà ancora più forza alla nostra Biennale, che si concentra sull’adaptation. In un contesto globale ostile, la funzione dell’architettura, come sistema di difesa e di protezione che passa dal mitigare all’adattarsi, diventa ancora più importante.

Project title: The Other Side of the Hill. Participants: Beatriz Colomina Roberto Kolter Patricia Urquiola Geoffrey West Mark Wigley
Project title: The Other Side of the Hill. Participants: Beatriz Colomina Roberto Kolter Patricia Urquiola Geoffrey West Mark Wigley

La conferenza stampa della Biennale coincide con il summit sull’intelligenza artificiale in Francia. Lei, che ha avuto l’intuizione di inserirla direttamente nel titolo, quanto ritiene che l’AI sia presente nella pratica dei progettisti?
Fa parte della nostra pratica, del nostro ambiente. Citando Buckminster Fuller, di fronte a essa abbiamo due atteggiamenti possibili, ovvero “essere architetti del futuro oppure esserne vittime”. Soprattutto alla Biennale dovremmo cercare di essere architetti del futuro, che vuol dire prendere le nuove opportunità, capire come le possiamo usare e cosa dovremmo evitare, incluse alcune derive che di sicuro ci saranno nell’uso di questi strumenti. In mostra avremo – per la prima volta al mondo in uno spazio pubblico – una decina di robot umanoidi che in sei mesi impareranno lavorare nel mondo della costruzione. Abbiamo voluto fare questo esperimento con Ance e Filiera Fondamentale: capiremo, sul campo, come queste tecnologie si possano usare e quali siano i rischi. Lo faremo in maniera aperta e dialogante.

Le novità della Biennale di architettura curata da Carlo Ratti

La prima open call; la prima volta (almeno negli ultimi anni) in cui la mostra raggiunge lo spazio pubblico di Venezia: se dovesse indicare un aspetto per il quale vorrebbe che questa Biennale venisse ricordata, cosa sceglierebbe?
In una riga: la Biennale che fa vedere che l’architettura deve passare da mitigation ad adaptation. Ovvero far capire che l’architettura ha un ruolo centrale di fronte alla sfida più grande sul pianeta: adattarsi a un contesto climatico che cambia.

Project title: Elephant Chapel. Participant: Boonserm Premthada
Project title: Elephant Chapel. Participant: Boonserm Premthada

Altro?
Aggiungerei l’open call, i tanti partecipanti, l’aver inteso come un’opportunità anziché come un problema la chiusura del Padiglione centrale: abbiamo permesso alla Biennale di “andare a spasso” per la città. E infine, l’idea di utilizzare la Biennale come piattaforma discussione, grazie alla collaborazione con tante istituzioni: COP30, C40, la Baukultur Alliance, il Soft Power Club.

C’è un’altra novità: il Manifesto di Economia Circolare, redatto con Arup ed Ellen MacArthur Foundation, per promuovere un modello di gestione più sostenibile in questa gamma di eventi. Alla fine del semestre di apertura, con il report sulle presenze, ci attende un feedback sulla sua applicazione?
Rispetto a questo tema abbiamo riscontrato una comunanza di visioni in tante partecipazioni. È un campo in cui il curatore non ha un controllo rigido e ufficiale, ma credo che vedremo proposte interessanti; alcune sono ancora in fase evolutiva. Dal canto nostro, abbiamo favorito il dialogo tra tutti i curatori, organizzando diversi eventi con tutti loro, in cui sono state presentate e commentate le idee. Poi, come sempre, ciascuno le svilupperà come crede.

Project title: Canal Café. Participants: Aaron Betsky, Diller Scofidio + Renfro, Natural Systems Utilities, SODAI
Project title: Canal Café. Participants: Aaron Betsky, Diller Scofidio + Renfro, Natural Systems Utilities, SODAI

Il 2025 dello studio CRA – Carlo Ratti Associati

A Venezia la Biennale aprirà il 10 maggio, ma ad aprile inizia l’evento globale dell’anno: Expo 2025 Osaka. Avete partecipato a Expo 2020 Dubai, col Padiglione Italia; sarete a quella giapponese con il Padiglione Francia; avete sviluppato il master plan per la candidatura di Expo 2030 Roma. Prevedete di proseguire sul fronte degli eventi internazionali?

Da Expo 2015 Milano a quella specializzata di Saragozza, a noi è sempre piaciuto lavorato in questi contesti, così come abbiamo lavorato più volte con il Salone del Mobile. La dimensione del temporaneo consente di spingersi un po’ più in là, di prendersi più rischi, di fare qualcosa di azzardato. Si può sperimentare più di quanto è consentito fare per opere che devono durare decenni. Se riusciremo – e questa è un’altra grande sfida della Biennale 2025 – a rendere gli eventi temporanei più sostenibili dal punto di vista della circolarità, facendo sì che i materiali vengano riusati e riciclati a fine ciclo, allora li avremo reso ancora più interessanti per l’architettura.

A Osaka sta provando a farlo Sou Fujimoto con il “Grand Ring”?
Penso che non sia un caso che tante architetture importanti del secolo passato siano nate contestualmente alle esposizioni universali. Mi vengono in mente l’Expo 67 di Montreal, il padiglione di Le Corbusier per l’Expo di Bruxelles e, ancora prima, la Tour Eiffel. Dimostrano che gli eventi temporanei hanno spesso permesso all’architettura di fare passi in avanti. In qualche modo, architettura e innovazione vanno a braccetto con gli eventi temporanei.

Nel 2025 sarà concluso l’intervento di rigenerazione dell’ex Ospedale Sant’Agostino, a Modena?
No, durerà ancora un po’ di anni. È un cantiere molto grande: forse è il più grande centro culturale attualmente in costruzione in Italia. Quello di Modena è un progetto che non ha solo una valenza architettonica, ma urbana: si tratta di restituire alla comunità un pezzo centrale della città e integrarlo al tessuto preesistente.

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Valentina Silvestrini

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Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

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