La libertà e la felicità nelle opere di Giulio Turcato in mostra a Roma
A celebrare il trentennale della scomparsa del maestro dell'astrazione è Galleria Lombardi, riunendo le opere più importanti realizzate tra la fine degli Anni Quaranta e Sessanta
Artista di spicco della seconda metà del Novecento, promotore di movimenti d’avanguardia come il Gruppo Forma e il Fronte Nuovo delle Arti, Giulio Turcato (Mantova, 1912 – Roma, 1995) è protagonista della mostra Libertà e felicità, ospitata negli spazi di Galleria Lombardi a Roma (e visitabile sino al 29 marzo).
Curato da Lorenzo ed Enrico Lombardi, il progetto intende celebrare il maestro dell’astrazione nel trentennale della sua scomparsa riunendo le opere più rappresentative della sua ricerca. Ad arricchire la mostra è il catalogo, con un testo critico di Guglielmo Gigliotti e una testimonianza di Giancarlo Limoni, artista e amico di Giulio Turcato.
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La mostra di Giulio Turcato da Galleria Lombardi a Roma
Il percorso espositivo si compone di venticinque opere, passando dai rari Comizi del 1948 (dove si esprime l’impegno civile dell’artista), ai Reticoli (ragnatele di linee su monocromo), dagli Itinerari (contraddistinti da filamenti di luce e di colore), alle Superfici lunari (opere di gommapiume su cui prendono forma dei crateri). Concludono la mostra i Paesaggi archeologici (lavori di stratificazioni pittorica), gli Arcipelaghi e i collage.
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Il colore per Giulio Turcato
Fra i maggiori coloristi della sua generazione, Giulio Turcato affidava al colore il valore della libertà, capace di “investire la materia e di trasformarla”.
Sulla base di questa convinzione, molte delle sue opere sono “il manifesto tanto delle libertà cromatiche, quanto della loro profondità”, spiega Guglielmo Gigliotti nel suo testo critico di accompagnamento alla mostra. “Luce – colore si irradia potente dalle superfici da lui dipinte, investendo retina e coscienza di chi guarda, suscitando l’ebrezza della felicità cromatica, della libertà di essere felici mediante i colori”.
La libertà e l’originalità di Giulio Turcato in mostra a Roma
“Un uomo indubbiamente originale. Un uomo libero. Non sopportava le etichette, non disdegnava la demistificazione, non sopportava chi si dava troppa importanza”, continua Guglielmo Gigliotti. “L’autoironia fu una sua virtù umana, l’ironia ne fu una artistica. La sua pittura vibra segretamente di ironia, che è quel distacco con cui si affrontano le vicissitudini della vita. Libero di giocare si è sentito Turcato per tutta la vita, anche se era il gioco serio dell’arte e della vita”.
Valentina Muzi
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