Intervista all’artista Betty Bee, l’anima ribelle dell’arte napoletana
Napoli, libertà, identità: nell’arte di Betty Bee c’è tutto questo e molto altro. L’abbiamo intervistata per conoscere meglio lei e il suo lavoro, da sempre sfuggente a qualsiasi classificazione
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Betty Bee (Napoli, 1962) è un’artista e performer che ha sempre saputo fondere provocazione e poesia, trasformando il suo linguaggio visivo in una dichiarazione di libertà e identità. Napoli è da sempre il palcoscenico e l’anima della sua arte, una città con cui ha instaurato un legame profondo e viscerale, ma anche complesso. Abbiamo avuto il piacere di parlarle per ripercorrere i suoi inizi, il rapporto con la sua città e i progetti futuri.
Intervista a Betty Bee
La tua carriera è segnata da un’identità forte e un linguaggio unico. Ricordi la tua prima mostra? Come è nato il tuo percorso artistico e quali erano le tue prime ispirazioni?
Le mie ispirazioni nascono dalla mia vita, che mi ha resa quella che sono, influenzando il mio modo di vedere e di creare. Non posso indicare con esattezza la data della mia prima mostra, perché già negli Anni Ottanta mi esibivo come performer di strada a Vienna.
Napoli è sempre presente nel tuo lavoro, quasi un personaggio delle tue opere. In che modo la città ha influenzato il tuo stile e la tua ricerca?
Non credo che Napoli sia stata il mio principale modello di espressione, anche se sono nata nel suo cuore pulsante, tra il Duomo e il mare, a Largo Donnaregina. Ci tengo a precisarlo, perché, a causa di un video girato a Ponticelli durante il breve periodo in cui ho vissuto lì, mi è stata attribuita un’appartenenza a quel quartiere, che in realtà non sento mia e che, sinceramente, non amo. Mi ritengo una cittadina del mondo!
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Il rapporto tra Betty Bee e Napoli
Il rapporto con la propria città può essere complesso. Ti sei mai sentita stretta nei confini di Napoli? Hai mai pensato di lasciarla?
Avrei potuto nascere anche a Puerto Rico… Vivo a Napoli, sì, ma non ne condivido le tragedie. Non frequento artisti nella mia città e sono felice della mia natura solitaria. Partecipo raramente ad altri eventi, come se non mi interessassero. Mi sento molto distante da tutto e da tutti.
La tua ultima mostra alla galleria Umberto Di Marino si è appena conclusa. Cosa ha rappresentato per te questa esposizione e quali nuove direzioni stai esplorando ora?
Esplorare è qualcosa che facciamo tutti, ma il mio obiettivo è “emigrare”. Mi ritengo molto fortunata ad aver avuto l’opportunità di esporre alla Galleria di Marino, perché attraverso questa esperienza ho potuto offrire alla mia città un percorso intrecciato tra passato e presente, attraverso le mie opere.
Ora che questa mostra si è conclusa, su cosa stai lavorando? Ci sono nuovi progetti in arrivo che puoi anticiparci?
Non anticipo mai nulla e non faccio mai progetti prima che essi si presentino a me.
Arianna Rosica
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