Una mostra a Napoli racconta il Settecento attraverso una coppia sui generis
I coniugi Hamilton protagonisti alle Gallerie d’Italia di una mostra che, attraverso le loro vicende, racconta la città partenopea, epicentro dell’Europa e offre una panoramica sull’arte e la culturai del periodo
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Presenta un allestimento impeccabile, modulato secondo dinamiche mandriane – dalla verticalità squisitamente musicale – la mostra dedicata a Sir William e Lady Hamilton. Esposizione che trasforma l’ampio salone delle Gallerie d’Italia (quelle di Napoli, in via Toledo) in una sorta di gesamtkunstwerk, dove l’occhio può librarsi nell’area, trovare vie di fuga o punti di vista originali su una coppia di stampo profondamente moderno.
Ambasciatore presso la corte di Ferdinando IV di Borbone e Maria Carolina d’Asburgo nel Regno delle Due Sicilie (dal 1764 al 1800), sir William Hamilton è, lo sappiamo, figura carismatica e dagli interessi enciclopedici. Uomo che spazia in campi quali la pittura, la musica e la vulcanologia (così amante dei vulcani da portare Susan Sontag a scrivere, dopo i Souvenirs d’une favorite di Alexandre Dumas. Romanzo tumultuoso che, dalla rivoluzione del 1799, rivanga gli intrecci amorosi tra Lady Hamilton, la regina Margherita Carolina e l’ammiraglio Horatio Nelson); che segue le vie del bello, elogia gli artisti del proprio tempo, colleziona febbrilmente oggetti preziosi e reperti archeologici. Raccolta di cui Goethe descrive l’ampiezza nel suo Italienische Reise (1816 e 1817).
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I coniugi Hamilton in mostra a Napoli
In questa esposizione straordinaria che le Gallerie d’Italia napoletane dedicano a due coniugi fuori dal comune, risaltano le varie e incantevoli qualità dell’illuminismo, come pure la bellezza classica di una donna dal colorito passato (più volte immortalata da ritrattisti quali George Romney) e di un intellettuale, sir Hamilton, che rappresenta, si vocifera tra i corridoi del tardo Settecento, una vera e propria scintilla d’Europa. Oltre alla carriera diplomatica, Hamilton si impegna nella scrittura saggistica (un volume tra tutti: Observations on Mount Vesuvius, Mount Etna, and other volcanos del 1772); si meraviglia sulle attività offerte dall’ampio e luminoso regno borbonico di Napoli e Sicilia e, cosa che a primo acchito stupisce un po’, decide di lasciare la moglie, dopo la sua dipartita (1803), in chiara e cara povertà. Lady Emma Lyons Hamilton, donna colta, desiderosa di sapere (musica, arte, poesia, letteratura, danza, italiano, francese) che in questa splendida esposizione, curata da Francesco Leone e Fernando Mazzocca, è ritratta – lo si diceva poc’anzi – in diverse opere del tempo – tra cui: Emma Hart come Circe del 1782 e Emma Hart come filatrice del 1784-1785, di George Romney o ancora Emma come Sibilla, 1788, di Johann Heinrich Wilhelm Tischbein – viene lasciata dal marito con pochi soldi e nessuna eredità. L’anziano ex-ambasciatore, pur essendo alquanto aperto di vedute e dunque tollerante dell’intimo legame extraconiugale tra sua moglie e l’ammiraglio Nelson, decise di infliggere alla moglie una piccola rivincita, lasciandole una spicciola rendita, assolutamente insufficiente per mantenere una certa posizione in società.
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La storia di Lady Hamilton
Spregiudicata e raffinata, Lady Hamilton è tuttavia, al pari di suo marito – e l’esposizione disegna pienamente un doppio ritratto – figura di straordinaria eleganza, capace di muoversi con disinvoltura nel mondo aristocratico del proprio tempo, nonostante un’infanzia umile e alquanto burrascosa. Tanto che, nel 1799, lo zar Paolo I la onorifica con il titolo di Dama di Devozione dell’Ordine di Malta. Il suo vero nome, al secolo, è Amy Lyon, figlia d’un fabbro. Nata a Neston il 26 aprile 1765, lavorò come domestica a casa di Thomas Linley, direttore musicale del Theatre Royal di Drury Lane, e, purtroppo siamo nell’Inghilterra di Jane Austen, di Giorgio III, come prostituta per sventura nel bordello di una certa Mrs Kelly a Covent Garden. Poi fu assunta presso lo studio medico di James Graham. Infine, appena diciannovenne, si legò per un po’ di tempo a Charles Greville che le cambiò il nome in Emma Hart ma, ancora preoccupato che l’ambigua reputazione della giovane potesse danneggiarlo, la mandò a Napoli da suo zio, William Hamilton, che la accolse il 6 settembre 1791.
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L’innamoramento di Sir Hamilton per la giovane Emma
Lui, anziano pigmalione rapito dalle celebri attitudes (spettacoli in pantomima o mimoplastica) che la ragazza organizza per far rivivere il grande repertorio iconografico del passato, decide di prenderla in seconde nozze (la prima Lady Hamilton è Catherine Barlow) sotto l’occhio incredulo di tutti: “Il cavaliere Hamilton, a Napoli come inviato d’Inghilterra”, ricorda Goethe con note molto affilate, “dopo aver fatto tanti anni il dilettante d’arte e dopo aver studiato la natura, ha trovato il colmo del diletto sia in natura che in arte nella persona d’una bella ragazza. Se la tiene a casa, ed è un’inglesina di circa vent’anni, veramente bella e ben fatta. Le ha fatto allestire un costume greco che le sta a meraviglia: così vestita, ella si scioglie i capelli, prende due o tre scialli, e sa dare tanta varietà ai suoi atteggiamenti, ai suoi gesti, alle sue espressioni, che si finisce col credere veramente di sognare. Quel che tanti artisti sarebbero felici di esprimere, in lei appare compiuto, pieno di vita e di una varietà sorprendente. In piedi, a ginocchi, seduta, sdraiata, seria, triste, maliziosa, sfrenata, contrita, provocante, minacciosa, angosciata, ecc., una posa segue l’altra e deriva dall’altra. Per ogni espressione, ha l’arte di scegliere le pieghe dello scialle, di cambiarle e di far cento diverse acconciature del capo con gli stessi nastri. Il vecchio cavaliere le tiene la candela, ufficio al quale s’è dedicato con tutta l’anima. Egli trova in lei tutte le statue antiche, tutti i bei profili delle monete sicule, e perfino l’Apollo di Belvedere”.

Napoli nella mostra dedicata ai coniugi Hamilton alle Gallerie d’Italia
Nel raffinatissimo percorso offerto da Sir William e Lady Hamilton, attorno alla storia dei due coniugi, ci sono straordinari spaccati d’una Napoli più che mai pulsante e culturalmente europea. Si possono infatti ammirare dei paesaggi; tra cui la Veduta del giardino inglese di Caserta realizzata nel 1793 da Jakob Philipp Hackert; un Ercole che uccide il centauro Nesso (1790-1795) della Real Fabbrica della Porcellana di Napoli; un superlativo Ercole nel giardino delle Esperidi (1785-1787) in diaspro blu con rilievi applicati in bianco, minuziosamente modellato da John Flaxman; un frammento di Lava “a corde” in prestito dal Real Museo Mineralogico dell’Università di Napoli Federico II; ricordo del grande amore di un uomo, tra i pochi stranieri a ricevere, nel 1792, il titolo di membro onorario dell’Accademia Americana delle Arti e delle Scienze. In mostra, anche tutta una serie di altri ritratti e materiali, in cui ritrovare e rileggere le vicende personali passionali pulsionali di alcune figure frizzanti che, tra vizi privati e pubbliche virtù, hanno disegnato (e caldeggiato) un mondo alquanto speciale.
Antonello Tolve
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