Impariamo a rovesciare il telescopio. Poesia, arte e letteratura tra scienza e umanesimo
Continua l’inchiesta-indagine proposta da Antonio Spadaro per Artribune sul tema arte, comunicazione e patrimonio culturale

Arricchire la narrazione del patrimonio storico culturale attraverso il coinvolgimento di artisti e poeti: è questa la proposta di Padre Antonio Spadaro su Artribune, alla quale sono seguiti gli interventi di autorevoli esponenti del mondo dell’arte e della cultura. Questa proposta non solo apre un dibattito su una educazione umanistica, ma costituisce una chiave di lettura e di azione per ripensare la formazione.
Per una pedagogia dell’immaginazione
Viviamo un contesto di trasformazione: viviamo anni in cui si vanno definendo nuovi equilibri. Comprendere il contesto e costruire nuovi equilibri richiede l’abilità di inventare schemi di riferimento altri. “Senza immaginazione non siamo in grado di cambiare il mondo, questo è il punto”. sostiene Padre Spadaro. Ritroviamo, allora, un filo diretto con Einstein “…la logica porta da A a B, l’immaginazione porta dappertutto” e con Italo Calvino che individuava nella capacità di immaginare nuovi mondi e nuove relazioni una “facoltà umana fondamentale” da educare. Calvino propone infatti una “pedagogia dell’immaginazione che abitui a controllare la propria visione interiore senza soffocarla e senza, d’altra parte, lasciarla cadere in un confuso, labile fantasticare, ma permettendo che le immagini si cristallizzino in una forma ben definita, memorabile, autosufficiente, icastica”.
Far salire in cattedra: a proposito di Francesco
Rifletto allora su questo passaggio di Spadaro, “Francesco non ha citato poesia e letteratura qua e là, ma le ha pienamente integrate nel suo discorso”. Ha suggerito operativamente una via per l’integrazione, “far salire arte, poesia e letteratura in cattedra”, e quindi formare nelle – ed alle – discipline umanistiche e creare esperienze educative interdisciplinari. L’obiettivo diventa dunque quello di preparare ingegneri umanisti, scienziati umanisti, economisti umanisti, etc. in grado di immaginare nuovi equilibri.
Far salire in cattedra arte, poesia e letteratura significa, ad esempio, coinvolgere studenti attivamente in una lettura guidata o esporli profondamente ad una scultura romanica per promuovere riflessione critica, contrastare passività e omologazione, ispirare immaginazione. Può anche avvenire attraverso altre esperienze esemplari, quali le produzioni teatrali di comunità che si compongono di artisti professionisti e non, laddove questi ultimi da iniziali spettatori e fruitori sostanzialmente passivi, diventano diretti motori di attivazione innovativa.

Che cos’è l’attivazione innovativa
Ritroviamo la nozione di attivazione innovativa negli scritti di Ezio Raimondi, il quale indagando il legame tra lettore e opera letteraria, sostiene che leggere non è un’attività passiva, ma è un dialogo interattivo; il lettore apporta al testo la propria esperienza personale e immaginazione per contribuire attivamente alla sua costruzione. La metafora ‘sportiva’ ricordata da Papa Francesco rende ancora più viva tale legame, “il lettore è simile ad un giocatore sul campo: egli fa il gioco ma nello stesso tempo il gioco si fa attraverso di lui, nel senso che egli è totalmente coinvolto in ciò che agisce…”.
‘Desbordar’: arte, poesia e letteratura
Far salire in cattedra arte, poesia e letteratura lungo le filiere educative è ‘desbordar’, per dirla nuovamente con Papa Francesco. Egli spesso utilizza il verbo spagnolo ‘desbordar’ per esprimere l’idea di andare oltre i confini tradizionali, superare i limiti e abbracciare una visione più ampia. ‘Desbordar’ – in italiano ‘traboccare’ o ‘straripare’ – riecheggia l’inglese ‘trespassing’ – il passaggio di frontiera – che lo scienziato sociale Albert Hirschman utilizza per descrivere l’approccio interdisciplinare alla ricerca. Questo approccio – che supera i confini tradizionali delle discipline accademiche – gli ha permesso di integrare metodi e teorie provenienti da diversi campi, e lo ha condotto a soluzioni innovative per affrontare questioni complesse.
‘Desbordar’, ‘trespassing’ implicano sapersi aprire a prospettive altre e imparare a saperle tenere insieme. Imparare ad immaginare richiede l’acquisizione di prospettive altre attraverso contaminazione e ibridazione di ambiti e discipline. Guadagnare un’altra prospettiva significa concentrarsi su una singola angolatura, parziale, per comprendere l’intero.L’immagine della letteratura come telescopio per mettere a fuoco l’esperienza umana la suggerisce Marcel Proust. E sulla sua scia, Carlo Ginzburg scrive “… dobbiamo imparare a guardare il presente a distanza, come se lo vedessimo attraverso un telescopio rovesciato”.
Arte, poesia e letteratura insegnano a saper rovesciare il telescopio. La celebre domanda che il fisico Paul Adrien Maurice Dirac rivolse a J. Robert Oppenheimer, il fisico – appassionato di poesia – a capo del Progetto Manhattan, evoca concretamente l’immagine del telescopio “da saper rovesciare”, “mio caro Oppie, come fai a conciliare la fisica con la poesia? Lo scienziato è colui che trova una soluzione a un enigma, mentre l’artista è colui che, partendo da una soluzione, crea invece un enigma”. Rovesciare il telescopio riusciva ad Italo Calvino. Come scrive Andrea Battistini sulla relazione di Italo Calvino con la scienza, “ne consegue un capovolgimento di prospettiva, in quanto il discorso scientifico parte dalla complessità del reale per ridurla alla semplicità di una formula astratta e matematica, laddove il discorso letterario complica ciò che a prima vista appare semplice e prevedibile”.
In un percorso educativo arricchito da arte, poesia e letteratura, si coltiva la tensione generativa tra semplificazione e problematizzazione della realtà, tra visione umanistica e visione tecnoscientifica. È in questa prospettiva dialettica che ‘impariamo a rovesciare il telescopio’.
Andrea Prencipe
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