Dopo le critiche all’arte pubblica di Firenze, insulti e minacce ad Artribune dagli organizzatori
Un caso più unico che raro, ma è successo davvero. Invece di rispondere spiegando le sue ragioni o chiedendo un diritto di replica, l’ufficio stampa della mostra di Emanuele Giannelli a Firenze promossa da Regione Toscana e Opera Medicea Laurenziana ha recapitato alla nostra redazione una valanga di offese

Il nostro articolo di qualche giorno fa sul pasticcio dell’arte pubblica nel pieno centro di Firenze con opere d’arte affastellate alla meno peggio le une sulle altre di fianco all’abside del Duomo ha fatto abbastanza scalpore. Tanti lettori, dozzine di commenti sui social, prese di posizione pubbliche e private a favore e contro. Tra i molti, ci ha scritto anche Marco Lodola, uno degli artisti protagonisti del pasticcio il quale ha testualmente definito “terribile” il fatto che a fianco di una sua opera siano state montate altre due sculture in spregio di ogni logica allestitiva, museografica e curatoriale. Oltre che di banale buon gusto.



















Il cattivo gusto nelle mostre e il cattivo gusto nella comunicazione
Quando pubblichiamo articoli di critica o di polemica culturale spesso accade che ne scaturisca un dibattito, un botta e risposta fatto di contenuti che escono nei giorni successivi o lettere aperte che si susseguono. È successo varie volte e quando succede solitamente questo piccolo fenomeno editoriale è incoraggiato anche dall’ufficio stampa della parte ‘offesa’ che può legittimamente richiedere un diritto di replica. Cosa puoi fare, infatti, se sei l’ufficio stampa di una mostra che viene recensita in maniera negativa? Puoi scegliere di tacere, puoi scegliere di spiegare privatamente al giornalista le tue ragioni difendendo il tuo cliente oppure puoi optare per spiegare pubblicamente, rispondendo e aprendo appunto un dibattito.
Purtroppo l’ufficio stampa della mostra “Il Cielo Sopra Firenze” di Emanuele Giannelli non ha scelto nessuna di queste strade benché Artribune sarebbe stata ben felice di dare tutto il diritto di replica all’artista e all’organizzazione che avevamo messo giornalisticamente sotto accusa. La scelta dell’ufficio stampa è stata invece sorprendentemente quella di insultare pesantamente l’autore dell’articolo e la testata mediante una lunga serie di messaggi diretti su WhatsApp al direttore di Artribune Massimiliano Tonelli.

Una valanga di insulti dall’ufficio stampa della mostra di Giannelli a Firenze
Sembra inverosimile che una mostra che vanta patrocini istituzionali, organizzata da uno tra i più importanti enti pubblici d’Italia (la Regione Toscana) e uno dei più autorevoli enti morali del paese (l’Opera Medicea Laurenziana, che gestisce la Basilica di San Lorenzo a Firenze di fronte la quale – oltre che al Duomo – c’è una terza scultura di Giannelli), possa avere la propria comunicazione gestita da persone che, subendo una recensione negativa, ritengono opportuno reagire come segue. Testuale. “Vergognati sei solo un poveretto, pensi che l’arte sia solo quella dei tuoi compari? La tua rivista del cazzo non vale niente. Vedi di sparire e di startene nel tuo, coglione che non sei altro. Ti disturba che gli altri hanno successo e a te non ti si caga nessuno? Ma è quello che ti meriti”.
Si tratta solo di una parte degli improperi che non si sono fermati neppure quando abbiamo segnalato all’ufficio stampa della mostra che questo sbalorditivo modo di rapportarsi si sarebbe trasformato inevitabilmente in una notizia. “Togli quelle porcate che hai scritto e chiedi scusa a tutte le persone per bene che hai offeso credendoti chissacchi mentre sei solo lo sputo di una merda. Testa di cazzo non sei neppure degno di allacciarmi le scarpe. Direttore di stocazzo, questa è una conversazione privata, prova a renderla pubblica e poi vediamo”.

Un ufficio stampa istituzionale che insulta e minaccia una testata giornalistica è un fatto pubblico
Eh no, caro ufficio stampa nervosetto: questa non è una conversazione privata. Questo è un importante ente pubblico che si rivolge ad una testata giornalistica culturale e lo fa con aggressività, con volgarità, con l’arroganza del potere che si sente in diritto di fare la qualunque senza pagarne mai le conseguenze. Perfino piazzare nel luogo più delicato della città delle sculture improbabili, perfino allestirle laddove c’erano già delle altre opere finendo per oscurarle, perfino insultando e minacciando di ritorsioni legali (“Non ti salverò il culo per tutti i reati che hai commesso in quello che hai scritto”) solo per aver ricevuto una legittima critica. Davvero bizzarro tra l’altro che un professionista non capisca che comportandosi in questo modo sta danneggiando i suoi stessi clienti.
“Non finirà a tarallucci e vino, fallito che non sei altro” continua minaccioso l’ufficio stampa della mostra nella raffica di messaggi inviati a Massimiliano Tonelli. E lo speriamo anche noi. Speriamo che non finisca qui e che le istituzioni coinvolte che abbiamo menzionato sopra si rendano conto che è necessario, per non inanellare queste figuracce, circondarsi non solo di artisti all’altezza, ma anche di professionisti all’altezza in grado di gestire le criticità. In questo caso purtroppo la sensazione è che le scelte siano state fatte in base ad amicizie, clientele o relazioni piuttosto che orientate al merito e alla qualità come dovrebbe essere.
Una volta sfogatosi via messaggi, il nostro famigerato ufficio stampa (di cui evitiamo di pubblicare il nome perché il punto non sono le persone, ma gli enti che rappresentano) ha chiuso la giornata inviando una PEC alla nostra redazione in cui intimava, senza motivare la richiesta, di eliminare l’articolo. Proprio così: un ufficio stampa che chiede via PEC ad una testata giornalistica di eliminare un articolo solo perché non parla bene di una mostra da egli seguita. E forse questo goffo e spudorato tentativo di censura è la cosa più grave, ancor più della slavina di insulti e di parolacce. Finché la Regione Toscana non farà chiarezza su questa storiaccia, il “Cielo sopra Firenze” – per riprendere il titolo della mostra – resterà piuttosto grigio.
Redazione
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