A Ginevra si parla di casa e di migrazione femminile. E il progetto nel 2026 approda a Roma  

La casa è il luogo dove ogni cosa comincia. Art for the world lancia una riflessione itinerante sul tema della migrazione di genere. Con un progetto che presto arriverà anche in Italia

“My mother was my first country. The first place I ever lived”, basterebbero queste parole della scrittrice afroamericana Nayyirah Waheed, punto di partenza della mostra Home is where we start from, ad abbattere ogni barriera sociale, geografica, economica e culturale, poiché da quella casa proveniamo tutti. Promosso da Art for the world e curata dalla sua fondatrice Adelina von Fürstenberg, curatrice e producer, anche co-founder di Deste Foundation ad Atene, il progetto esplora la creatività artistica delle donne attraverso il prisma della migrazione, attraverso l’opera di 26 contemporanee (Clara Alloing, Anna Barseghian, Marie José Burki, Marisa Cornejo, Fabiana de Barros, Anjesa Dellova, Vanna Karamaounas, Elisabeth Llach, Keiko Machida, Maria-Carmen Perlingeiro, Mai-Thu Perret, Carmen Perrin, Alexandra Roussopoulos, Davide-Christelle Sanvee, and Vivianne van Singer, Marina Abramović, Silvina Der-Meguerditchian, Elena El Asmar, Ekene Emeka-Maduka, MonaHatoum, Kimsooja, Shirin Neshat, Rosana Palazyan, Iris Sara Schiller, Zineb Sedira, Maria Tsagkari). Tra queste un gruppo con background e origini differenti, di prima e seconda generazione, residenti nella Svizzera francese e colleghe internazionali che hanno riflettuto sul tema. 

La questione di genere nella mostra Home is where we start from 

Quando si parla di questione di genere il pensiero va spesso erroneamente a fenomeni di costume, a rivendicazioni e problematiche che interessano esclusivamente le classi sociali più elevate, con possibilità economiche e quindi anche con la possibilità di concentrarsi, una volta “messo il pane in tavola”, sul proprio self empowerment e la propria emancipazione. Nulla di più sbagliato: la questione di genere è tanto più rilevante quando va a interessare persone e fasce sociali più vulnerabili. Donne che per motivi economici, politici, o che scappano da guerre, regimi, situazioni familiari complesse, che si vedono improvvisamente sradicate dagli affetti e dalla quotidianità, isolate, e che dunque sono maggiormente esposte. Sono il centro della famiglia, il punto di riferimento, sono le depositarie della cura e della memoria, della tradizione e della trasmissione di saperi.  La mostra Home is where we start from è un manifesto di questi temi, ai quali si uniscono quelli di eguaglianza e integrazione fin dalla prima infanzia, sollevati negli interventi introduttivi anche dalla Sindaca di Ginevra Christina Kitsos, valori consolidati europei che per un attimo fanno dimenticare i ben più oscuri scenari ed atmosfere internazionali. 

Elena El Asmar_L_esercizio del lontano_2010-2023
Elena El Asmar_L_esercizio del lontano_2010-2023

La Maison Tavel 

Le donne, come spiega von Fürstenberg, sono simbolo di resilienza. E il loro corpo è un luogo di memoria che porta lo stigma dell’esilio, in un mondo che se solo lo volesse sarebbe ricco di connessioni, scoperte e relazioni. Ad ospitare l’esposizione è la Maison Tavel, la più antica abitazione privata ginevrina, di origine medievale, ricostruita dalla famiglia nobile Tavel dopo un incendio nel 1334 e, dopo diversi passaggi di proprietà, acquisita nel 1963 dalla Ville de Genève. Oggi Museo di Storia Urbana e Vita Quotidiana presenta una collezione curiosa, formata da incisioni, dipinti, mappe e armi (incombe una minacciosa ghigliottina) che testimoniano la storia della città. Le opere delle artiste contemporanee selezionate dalla curatrice vanno a inserirsi in questo contesto. 

La mostra Home is where we start from 


Ad accogliere i visitatori sono le maestose teche all’ingresso di Silvina der Meguechian’s Verstrickungen, opere site-specific che indagano la complessa relazione tra Germania e Impero Ottomano durante la Prima guerra mondiale. Residente in Germania e con origini in Armenia e Argentina, le sue opere intrecciano storie, ragnatele, memorabilia, immagini provenienti dal passato: sono le mappe di esistenze modellate e sradicate da ragioni politiche ed economiche. Insieme al suo lavoro (che si sviluppa anche al piano successivo con una installazione potenzialmente ambientale) c’è il lavoro di Keiko Machida, piccole e preziose sculture che lasciano trapelare un senso di nostalgia profondissimo e maliconico. Sontuosa è l’installazione dell’artista italo libanese Elena el Asmar. Indelebili, eppur fragili. Fragili come l’orizzonte della città di vetro, tra cupole e pinnacoli, che costruisce e ammanta di pizzi e reti seducenti, tra memoria e senso del desiderio.  

Bassi Rilievi Piedi e Polpacci, Vivianne Van Singer 2015©ArtAGenève
Bassi Rilievi Piedi e Polpacci, Vivianne Van Singer, ©ArtAGenève

Le opere in mostra 

Shirin Neshat è presente con l’iconica serie Women of Allah, mentre il tema del sacrificio da religioso muta in laico torna nell’opera Portrait with Lamb di Marina Abramovic. I volti si deformano e passano dallo stato di vita a quello di morte nelle due grandi tele dell’artista kosovara Anjesa Dellova, mentre per Vivianne van Singer, originaria di Como, la casa in cui ritrovarsi è la storia dell’arte italiana, con un trasporto maggiore per il Rinascimento e il Manierismo. Casa è un luogo affettivo, culturale ed esistenziale. Casa sta nel cuore e anche nel cervello. Ma la casa è anche il proprio corpo, come attestano i busti di Carmen Perrin, o nelle architetture fragili di chi una casa non l’ha o la costruisce in maniera transitoria, tra migrazioni e diaspore, come nell’opera fotografica di Vanna Karamaounas. O nei gesti, nella tradizione e nella traduzione, in un passaggio tra nonna e madre, madre e figlia, e negli switch di linguaggio intragenerazionale raccontati dall’artista Zenib Sedira, nella serie fotografica tratta dal video. 

Il programma collaterale 

La tessitura, il ricamo, i fili che si riannodano tornano spesso nelle opere delle artiste, nonostante le provenienze e le storie differenti. Il programma si completa, in occasione della Giornata internazionale della donna, sabato 8 e domenica 9 marzo 2025, in collaborazione con il Cinéma Bio e il Tempio di Carouge, con una due giorni di proiezioni di film, dibattiti e un concerto (in cartellone The Meatseller di Margherita Giusti, Chimeres Absantes di Fanny Ardant e Tatanka di Eric Nazarian, tra gli altri). Inoltre, con il titolo Casa è dove ogni cosa comincia, nel 2026, una nuova versione del progetto verrà presentata a Roma nel Parco di Villa Torlonia, in collaborazione con la Soprintendenza per il Patrimonio delle Ville Storiche di Roma Capitale e la giornalista e curatrice Alessandra Mammì, per poi essere riproposto in altri luoghi, con un format analogo e una selezione di opere di artiste per ogni singolo territorio che affrontano il linguaggio e le sfide della migrazione di genere. 

Santa Nastro 

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Santa Nastro

Santa Nastro

Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è vicedirettore di Artribune. È Responsabile della Comunicazione di FMAV Fondazione…

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