Nasce vicino Orvieto Operanova, nuovo spazio per l’arte dell’artista Pietro Fortuna
Sarà l’atelier e l’archivio dell’artista, ma anche un luogo per la cultura e per l’arte aperto a tutti. Sviluppandosi in Umbria su 1500 mq

Nasce a Villanova, tra il Lago di Bolsena e Orvieto, e ospiterà l’Atelier e l’Archivio dell’artista Pietro Fortuna (Padova, 1950). Fortuna ha sempre lavorato con spazi molto ampi: il suo precedente studio si collocava in un ex lanificio a Roma. Ora sarà negli spazi dell’ex Maglificio Vigna grazie a un progetto di riconversione urbana che ha interessato una struttura di 1500 mq, comportando una completa riqualificazione degli spazi interni ed esterni.
Il progetto racchiude inoltre una biblioteca transdisciplinare di oltre 5000 volumi, una sala didattica, un’officina di lavorazione di legno e ferro, materiali cari a Fortuna, un’area di residenza e molto altro ancora, configurandosi come un centro culturale polivalente che offrirà, inoltre, anche una ricca programmazione culturale.
Chi è Pietro Fortuna
Fortuna studia architettura e filosofia e ancora giovanissimo collabora a importanti realizzazioni sceniche per il San Carlo di Napoli, La Scala di Milano e la Fenice di Venezia. Negli Anni Ottanta è presente alla XVI Biennale di San Paolo, alla Galleria Comunale d’Arte Moderna di Bologna, a Ville Arson a Nizza, al Kunstler House a Graz, al Frankfurter Kunstverein, alla XII Biennale di Parigi. Negli Anni Novanta realizza nuovi cicli di opere con installazioni e lavori di grande formato con cui è presente al Palais de Glace di Buenos Aires, alla Galleria d’Arte Moderna di San Marino, al Museo d’Arte Moderna di Bogotà, alla Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, a Le Carré Musée Bonnat di Bayonne e al Museo Pecci di Prato. Negli stessi anni fonda Opera Paese un luogo per la cultura in cui s’incontrano importanti figure dell’arte, della musica, e del pensiero, da Philip Glass a Jan Fabre, fino a Pistoletto e Carlo Sini. Negli ultimi anni espone al Watertoren Centre for Contemporary Art di Vlissingen, alla XII Biennale Internazionale della Scultura di Carrara, al Tramway di Glasgow, alla Fondazione Morra di Napoli, al Macro di Roma, alla Fondazione Sandretto, alla Quadriennale di Roma e alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e alla Nuova Pesa tra gli altri. Negli stessi anni è presente al Museo CAMUSAC di Cassino, al Museo Mambo di Bologna e nel 2019 realizza Novitas per Matera Capitale Europea della Cultura. Nel 2020 è invitato a Manifesta 13-Les Parallèles du Sud e nel 2023 presenta Glory VI al Museo BPS22 di Charleroi.
Intervista a Pietro Fortuna
Come nasce Operanova?
Il mio Archivio ha una storia un po’ travagliata. Apre i battenti a Roma nel 2016 in un ex lanificio a Pietralata già sede del progetto Opera Paese che avevo fondato nel 1996. Ma con il mio trasferimento a Bruxelles, pur continuando l’archiviazione, non fu facile trovare uno spazio adeguato a raccogliere anche le mie opere e così dobbiamo arrivare al 2023 quando acquisto una ex fabbrica, ancora un lanificio! in Italia, tra il Lago di Bolsena e Orvieto.
Che cosa è Operanova?
Pensiamo romanticamente di chiamare il luogo Operanova, da Villanova, la località dove sorge la fabbrica e Opera Paese, un ricordo ma anche un auspicio a perseguire gli stessi interessi, incontrare artisti, musicisti, filosofi. All’interno del complesso oltre al mio studio ha sede l’Archivio con una selezione di opere, uno spazio espositivo, una biblioteca e aule per le attività didattiche. Un’altra ala dell’edificio è destinata agli ospiti.
Parlaci dello spazio in cui prenderà vita
L’Archivio, oltre alla catalogazione delle opere, promuove concerti, mostre e, in forma di Scuola, ha l’intento di sviluppare alcune tematiche che da sempre fanno da sfondo al mio lavoro e alla mia vita. Abbiamo predisposto un fitto programma di incontri che si terranno in estate. In particolare due sessioni: Il posto dell’anima e Come diventare poveri. In settembre tre mostre, Bjørn Melhus, Daniele Puppi e Tony Oursler.
Sei stato molti anni a Bruxelles. Perché hai deciso di tornare? Cosa ti porti a casa di quella scena?
Il mio lungo soggiorno a Bruxelles pur interessante e fruttuoso – pensiamo alla mia grande mostra al BPS22 di Charleroi – aveva una scadenza naturale. L’idea di aprire una Fondazione fuori dal mio Paese avrebbe sancito una rottura radicale con le mie origini che, benché anarchico, non ho nessun bisogno di cancellare. E oggi Operanova ha tutti i requisiti per essere in futuro una Fondazione. Non sono in grado di fare un bilancio di quegli anni a Bruxelles, quel poco che ho lo porto con me e non conta molto dove. Il fatto che abbiano ancora un re e che le grandi gallerie assomiglino sempre di più a delle banche, devo dire che mi ha dato da pensare… più della pioggia!
Perché credi che alcuni artisti lavorino per essere anche promotori culturali? Manca una corrispondenza a livello istituzionale?
Non mi ritengo un promotore, se così fosse dovrei credere che il mandato dell’arte sia nelle sue capacità di emancipare le folle o, come dicono in molti, che il compito di salvare il mondo è riservato a noi artisti. No, non ci sto. Se pensiamo il mondo come il nostro habitat è vero che dobbiamo preoccuparci, ma non c’è nessun bisogno di rivolgersi all’arte, o almeno alla buona arte, che ha poco a che fare con il mondo. Se poi per mondo intendiamo la vita, ebbene, la vita si salva da sola, come sempre ha fatto. Quindi non credo di avere dei meriti particolari e ancor meno di sopperire alle nefandezze delle nostre istituzioni, sono solo un tipetto un po’ irrequieto, iperattivo, che quando ha sottomano qualcuno non può trattenersi dal parlare di Cusano o Spinoza…
Il mondo oggi sembra essere un posto molto brutto. Cosa può fare l’arte a riguardo?
Sì, brutto è la parola giusta…ma, come è strana la lingua! con le stesse parole potrei dire: il mondo sarebbe meno brutto se solo fosse giusto… e l’arte? Beh, perché sia bella dovrà necessariamente essere ingiusta con le parole.
Santa Nastro
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