A giugno i depositi della Reggia di Caserta apriranno per la prima volta al pubblico
Un progetto ambizioso che offre una nuova prospettiva sulla ricchezza del Complesso vanvitelliano, mettendo in mostra manufatti storico - artistici fino ad oggi esclusi dall'offerta museale

Era febbraio 2024 quando la Reggia di Caserta apriva al pubblico gli ambienti della Gran Galleria, concludendo un lungo e accurato lavoro di indagine – e recupero – del progetto concepito dall’architetto Luigi Vanvitelli a partire dal 1751. Successivamente, nel luglio dello stesso anno, un importante intervento di restauro aveva coinvolto parte del Palazzo Settecentesco, e nello specifico le sale del Trono, di Marte, di Astrea e degli Argenti.
A distanza di pochi mesi, la residenza reale voluta da Carlo III di Borbone torna protagonista annunciando l’apertura al pubblico dei (nuovi) depositi, a partire da giugno 2025. Un’iniziativa che arriva dopo anni di lavoro e interventi per individuare spazi del polo atti a ospitare manufatti storico – artistici fino ad oggi esclusi dall’offerta museale.

I (nuovi) depositi della Reggia di Caserta
Obiettivo dell’intervento è la creazione di depositi specializzati, pensati per accogliere e preservare al meglio le diverse tipologie di oggetti. Dai dipinti alle cornici, dalle sedute agli arredi di piccole dimensioni, per poi passare a paramenti, carte e i documenti (per citarne solo alcuni). Non solo, sono nati anche degli spazi temporanei dedicati alle mostre e agli allestimenti provvisori, nonché magazzini per preservare anche oggetti storici non di pregio.
Ad oggi, i nuovi depositi della Reggia di Caserta ospitano già oltre 200 dipinti su tela e legno, 107 su carta, 130 cornici, 280 bronzetti, 212 oggetti in vetro, a cui si aggiungono sedute, ceramiche e circa trecento pezzi tra quadri ricamati, tendaggi, lenzuola, paramenti sacri e molto altro ancora. Un numero destinato a crescere, grazie al continuo lavoro di recupero e inventariazione. Tra i più recenti trasferimenti, spiccano i materiali lapidei rinvenuti nell’ex convento dei Passionisti cui sono andati ad aggiungersi elementi scultorei, architettonici e frammenti recuperati nel Palazzo e nel Parco per un totale di circa 600 pezzi.

Valorizzare il patrimonio della Reggia di Caserta attraverso i depositi
L’apertura dei depositi segna un passo fondamentale nella valorizzazione di un patrimonio finora invisibile. I depositi sono luoghi preziosi di custodia dei beni più vulnerabili, per i quali non è possibile un’esposizione prolungata (per ragioni conservative, di studio o di restauro), oppure non utilizzabili in un momento specifico dell’allestimento museale, ma disponibili in futuro per esposizioni temporanee, laboratori e programmi educativi.

I depositi rappresentano il cuore di ogni istituzione museale
“La realizzazione dei depositi fruibili alla Reggia di Caserta è il risultato di un lavoro lungo e complesso, che ha richiesto il contributo di molte professionalità nel corso degli anni”, spiega ad Artribune la direttrice del Museo, Tiziana Maffei. “Si è trattato di un’operazione particolarmente impegnativa, resa ancora più ardua dalla dismissione e trascuratezza di molti degli spazi del Palazzo reale, dalla frammentazione degli ambienti e dal generale stato di disordine di luoghi destinati a magazzini dei materiali più disparati. I depositi rappresentano il cuore pulsante di ogni istituzione museale: il nostro obiettivo è che diventino non solo luoghi di conservazione, ma anche strumenti di valorizzazione del patrimonio del Complesso vanvitelliano come è successo con la riscoperta del piccolo Carlo Tito realizzato da Giuseppe Sanmartino ora esposto lungo il percorso museale. Auspico che i depositi possano favorire un sistema di collaborazione concreto e dinamico con le altre residenze reali, contribuendo a una rilettura degli allestimenti museali. Questo progetto era uno degli obiettivi fondamentali della mia direzione e rappresenta per me un traguardo essenziale nel percorso di crescita del Museo”.
Valentina Muzi
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