Pavia si racconta a 500 anni dalla Battaglia che cambiò le sorti d’Europa. La mostra interattiva
Il 24 febbraio del 1525, sotto le mura di Pavia assediata, si consumava la sconfitta del re di Francia Francesco I per mano di Carlo V. Una battaglia epocale per le sue conseguenze geopolitiche e per l’introduzione delle armi da fuoco. Pavia dedica il 2025 a ricordarla, tra mostre, talk e convegni

Nel 1525, Pavia fu teatro di una battaglia passata alla storia. E in occasione del cinquecentesimo anniversario dell’evento, la cittadina lombarda offre a tutti l’opportunità di tornare indietro nel tempo, per rivivere un passaggio epocale che cambiò le sorti dell’Italia e dell’Europa in costruzione.
Il Cinquecentenario della Battaglia di Pavia
Per farlo, il Comune di Pavia – con la Camera di Commercio di Cremona-Mantova-Pavia, la Fondazione Monte di Lombardia e Intesa Sanpaolo come main partner, oltre all’Università di Pavia a supportare sotto il profilo scientifico l’iniziativa – ha previsto una ricca programmazione che integra arte, musica, folklore e multimedialità, tra mostre, rievocazioni, convegni e proiezioni. Con l’obiettivo di analizzare e rievocare l’evento storico da molteplici punti di vista, spingendosi oltre i confini della provincia: “Per il Cinquecentenario ci aspettiamo turisti da tutta Europa, in particolare da Spagna, Francia, Germania, Inghilterra e Austria, cioè da quelle nazioni che all’epoca parteciparono con il maggior sforzo di uomini e di mezzi allo scontro”, spiega il Vicepresidente della Camera di Commercio di Cremona-Mantova-Pavia, Giovanni Merlino.

La storia della Battaglia di Pavia
All’alba della battaglia decisiva che il 24 febbraio del 1525 vide contrapporsi sotto le mura della città assediata le truppe del re di Francia Francesco I di Valois e quelle di Carlo V d’Asburgo, capo del Sacro Romano Impero e re di Spagna, Pavia era il secondo centro più importante del Ducato di Milano. L’odierno capoluogo lombardo era già caduto in mano ai francesi, che l’avevano sottratto agli spagnoli, nell’ottobre del 1524; e Francesco I mirava a conquistare anche Pavia per la sua posizione strategica. Ma gli spagnoli non avevano intenzione di cedere: con il contributo degli aristocratici locali e la mobilitazione di 10mila abitanti la città si arroccò dentro le sue mura: il 27 ottobre del 1524 sarebbe iniziato l’assedio protrattosi per quattro mesi di stenti, perdite umane, speranze, devastazione dei borghi e dei monasteri circostanti. I francesi tentarono persino di deviare con una diga il corso del Ticino, per entrare più facilmente in città, ma fallirono. La situazione rimase in stallo per mesi, fino all’arrivo dei rinforzi per gli spagnoli, all’inizio di febbraio. Per tre settimane i due eserciti si fronteggiarono trincerati nel Parco Visconteo (ora Parco della Vernavola), fino all’assalto decisivo.
L’uso delle armi e la rivoluzione della guerra moderna
Storicamente, la battaglia – cui è dedicato il documentario La Battaglia di Pavia e altre storie. Duemila anni di vita di una capitale, con la voce narrante di Toni Servillo, prodotto da Sky Arte per il cinquecentenario – si ricorda anche come prima “guerra moderna”, in cui l’utilizzo delle armi da fuoco (l’archibugio) in dotazione alla fanteria imperiale ebbe la meglio sulla cavalleria pesante francese (nel film Il mestiere delle armi, del 2001, Ermanno Olmi racconta proprio questa rivoluzione, dal punto di vista di un soldato di ventura). A uscirne vittorioso fu quindi Carlo V, al cui soldo, durante la lunga campagna d’Italia che si protrasse dal 1521 al 1526, combatterono 12mila lanzichenecchi tedeschi (gli stessi che nel 1527 avrebbero perpetrato il Sacco di Roma) e 5mila soldati spagnoli. A Pavia, la sconfitta fu cocente e causò la perdita di 10mila uomini: lo stesso Francesco I, dopo una caduta da cavallo, fu fatto prigioniero. Riscattato dopo un anno, il francese firmò il trattato in cui rinunciava alle pretese su Borgogna, Artois, Fiandre e Italia. Per Carlo V, intanto, si erano aperte le porte delle corti e degli Stati che allora coesistevano nella Penisola.
La mostra interattiva sulla Battaglia di Pavia al Castello Visconteo
Al Castello Visconteo, fino al 31 dicembre 2025, la mostra La battaglia di Pavia, 24 febbraio 1525: i tempi, i luoghi, gli uomini propone un’immersione multimediale nel contesto storico della battaglia. Il progetto espositivo ha come fulcro l’opera di Mario Acerbi, L’assedio di Pavia (1932), proveniente dal patrimonio artistico del Gruppo Intesa Sanpaolo, è l’unica opera esposta dal vivo nell’ambito di un allestimento immersivo che fa leva sulla ricostruzione interattiva della battaglia in realtà virtuale (con il supporto di ETT, industria digitale del gruppo Deda). Il percorso, curato da Luigi Casali, Marco Galandra e Mario Rizzo, si muove infatti tra le vicende storiche all’origine dello scontro, la scoperta della Pavia cinquecentesca e il combattimento restituito dinamicamente in tutte le sue fasi attraverso gli avatar animati dall’intelligenza artificiale di Carlo V e Francesco I, che conducono i visitatori sul campo di battaglia. Se non bastasse, una videoproiezione ripercorre l’assedio e le fasi cruciali della battaglia.
Una sezione dedicata racconta la rivoluzione della guerra nel XVI Secolo, concentrandosi su tecniche e armi da fuoco: nella Sala della Torre, i visitatori possono interagire con armi della Battaglia di Pavia tramite la realtà aumentata, esplorando un’armatura, un cannone e un archibugio in 3D, con dettagli e approfondimenti storici. La sala presenta anche pannelli e video-interviste sui metodi di guerra del XVI Secolo, gli eserciti coinvolti e le conseguenze della battaglia. Nella Sala del Collezionista, invece, la video proiezione La Battaglia nell’Arte illustra l’impatto artistico della battaglia, analizzando in particolare i sette arazzi fiamminghi di Capodimonte che ne raffigurano gli episodi chiave e che, in prestito dal museo napoletano, saranno prossimi protagonisti della mostra Pavia 1525: la città, le arti, la battaglia, che inaugurerà sempre al Castello Visconteo il 18 settembre 2025 (con il biglietto della mostra multimediale si avrà diritto a uno sconto sulla mostra autunnale). Infine, grazie alla realtà virtuale, i visitatori possono immergersi nell’inizio della battaglia, vivendo l’esperienza da vicino con visori VR. Per tutto il percorso, opere d’arte, mappe, oggetti e documenti riprodotti in alta definizione contribuiscono a rendere più vivida la narrazione, ricostruendo anche il contesto di una città come Pavia che, dal punto di vista artistico e culturale, conobbe una grande stagione tra il XV Secolo e i primi decenni del Cinquecento.

Pavia e l’arte del Rinascimento. La mostra nell’autunno 2025
Solo un’anticipazione della mostra che aprirà a settembre, focalizzata, sì, sui sette monumentali arazzi tessuti tra il 1528 e il 1531 dalla manifattura fiamminga di Jan e Willem Dermoyen su disegni di Bernard von Orley, ma molto più profonda nel raccontare la fioritura artistica e culturale di Pavia prima della Battaglia.
Curata da Francesco Frangi, Pietro Cesare, Marani, Mauro Natale, Laura Aldovini, Carmine Romano, la mostra coprirà un periodo di circa 125 anni, in cui la presenza della corte visconteo-sforzesca, un vivace ambiente universitario, la vicinanza con il contesto mediterraneo genovese e con Milano portarono alla nascita di una cultura rinascimentale figurativa identitaria. Un focus sarà dedicato ai cantieri della Certosa e del Duomo di Pavia.
“La miseranda Citade”: storie di vita quotidiana a Pavia tra il 1522 e il 1527
Chiude il trittico di mostre ideate per il Cinquecentenario della Battaglia l’esposizione che dal 12 aprile a settembre 2025 racconta attraverso le testimonianze dirette della gente comune la vita quotidiana dei Pavesi tra il 1522 e il 1527, tra gride e proclami di Antonio de Leyva, documenti sulla gestione degli alloggiamenti militari, documenti per le prevenzione delle epidemie. Ospitata in Santa Maria Gualtieri, la mostra è curata dall’Archivio Storico Civico con la biblioteca civica Carlo Bonetta.
Livia Montagnoli
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