Una passione mortale. Storia dell’archeologo Fabio Maniscalco
Fabio Maniscalco era un giovane archeologo e un ufficiale della Brigata Garibaldi. E grazie a lui si applicò per la prima volta l’articolo 7 della Convenzione dell’Aja per la protezione dei beni culturali sul teatro di scenari colpiti da conflitti. Peccato che nessuno se ne ricordi…
1996: Sarajevo Landing. Grazie a Fabio Maniscalco, giovane archeologo e ufficiale della Brigata Garibaldi, si applica per la prima volta l’articolo 7 della Convenzione dell’Aja per la protezione dei beni culturali sul teatro di scenari colpiti da conflitti.
Basterebbe questo a farne un eroe nazionale e internazionale. Ma lui ha una colpa, una macchia indelebile che lo rende un personaggio scomodo: è morto. Ed è morto a causa dell’esposizione all’uranio impoverito utilizzato a piene mani durante le missioni militari nei Balcani, un quarto di secolo fa. Maniscalco ne è morto a 43 anni. E parlare di lui significa inevitabilmente parlare anche del come e del perché sia morto a quell’età.
È per questo che il libro edito da Skira, Oro dentro (pagg. 192, € 16), è ancor più prezioso. Punta il riflettore su un personaggio, anzi su una persona di cui andar fieri. E lo fa con un taglio più che pertinente, quello del giornalismo narrativo: ne nasce così un racconto come se ne leggono purtroppo pochi in Italia, grazie alle ottime penne di Laura Sudiro (che è anche archeologa) e Giovanni Rispoli. Penne che accompagnano il lettore in Bosnia e Albania, Kosovo e Medio Oriente, raccontando vicende di opere d’arte e di guerra, di predatori e architetture; raccogliendo testimonianze che diventano dialoghi vivi, certo nutriti di fiction, ma di quella che serve a rendere il discorso fluido e immersivo, senza nulla togliere alla realtà dei fatti, anzi restituendole proprio quella vitalità che i resoconti notarili fatalmente le scippano.
Ed è allora – ad esempio – quasi come stare sotto la neve a Sarajevo, insieme a Fabio Maniscalco e insieme a Le Corbusier, a osservare straniti il cimitero musulmano di Alifakovac, sulle colline intorno alla città; ad osservare il più bel cimitero musulmano d’Europa, almeno prima di trovarsi sotto il fuoco incrociato di assedianti e assediati. Quelle stesse colline, alla fine del conflitto, hanno perso gran parte del loro verde, perché punteggiate di steli bianche, le nisan: un immenso cimitero circonda infatti la città, un aggregato di piccole zone di sepoltura sorte laddove anni prima c’era i cecchini cetnici a sparare. Quelle tombe custodiscono migliaia di giovani nati negli Anni Settanta: un’intera generazione di bosniaci spazzata via.
Ecco, è così che Sudiro e Nispoli raccontano di cultura e di archeologia, di storia e di religione, di arte e di conflitti. Seguendo quel luminoso filo rosso che fu Fabio Maniscalco.
Marco Enrico Giacomelli
Laura Sudiro & Giovanni Rispoli – Oro dentro. Un archeologo in trincea: Bosnia, Albania, Kosovo, Medio Oriente
Skira, Milano 2015
Pagg. 192, € 16
ISBN 885722650
www.skira.net/books/oro-dentro
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #28
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