Alle origini della natura morta. Caravaggio e il Maestro di Hartford a Roma
Galleria Borghese, Roma – fino al 19 febbraio 2017. Occhi languidi di fanciulli antichi che lambiscono copiosi cesti di frutta, trionfo dell'abbondanza stagionale della terra; variegati repertori di erbaggi che si compongono fantasiosamente, creando ritratti burleschi. L’origine della natura morta dalle sue primarie influenze, passando in rassegna artisti che ne hanno dato singolare interpretazione nel tempo.
Una mostra, allestita negli splendidi spazi della Galleria Borghese, indaga le origini della natura morta italiana partendo dai suoi albori fino ai successivi sviluppi grazie alla pittura caravaggesca. Una genesi che vede i suoi primordi all’interno del contesto romano della fine del XVI secolo e il suo massimo rappresentante in Caravaggio, primo passo per uno stile, origine e affermazione che non vedono più nella natura morta una semplice specificazione intellettualistica.
Inizi strettamente connessi con la Lombardia e Milano per artisti che saranno di ispirazione allo stesso Merisi, come il Maestro di Hartford, che inserisce la figura umana, o l’Arcimboldo, che, dopo una carriera importante all’estero, torna a Milano con i suoi variegati repertori di frutta e verdura. Opere, però, non ancora assimilabili alla natura morta, ma frutto di accidentalità, in quanto sottomesse ad argomenti più ampi di rappresentazione, perfetta mimesi del reale.
CARAVAGGIO E LA NASCITA DI UN NUOVO GENERE
Solo con Caravaggio si avrà un salto concettuale, nonché la definizione di un nuovo genere pittorico; giunto a Roma, si cimenterà in composizioni con frutta, come l’Autoritratto come Bacco (Bacco malato) e il Ragazzo con canestra di frutta: il volto ceruleo di Bacco, gli occhi languidi di fanciulli antichi che lambiscono copiosi cesti di frutta trionfo dell’abbondanza stagionale della terra, ove le foglie di vite appassiscono dopo il maggior vigore abbandonandosi al naturale decadimento. Raffigurazioni della volontà d’arte dell’artista, laddove il soggetto non ha più importanza, ma è il frutto stesso il protagonista e l’arte si sposta in un mondo parallelo in cui abbandona la riproduzione fotografica della realtà.
Opera chiave della mostra e del percorso caravaggesco, la Canestra di frutta, tela densa di rimandi alla pittura parietale della Roma antica, antesignana di un nuovo genere di natura morta. Una fedeltà assoluta al dato naturale riscontrabile nel lieve velo di polvere che ricopre l’uva, nella bacatura della mela e nella pera coperta di macchie ove la frutta è già intaccata nella sua bellezza, rappresentazione tangibile della caducità naturale. Una fittizia sottile linea di base crea una lieve ombra al di sotto della cesta; il colore di fondo, aggiunto in un secondo momento, mette in risalto il trionfo della natura; una goccia di pittura cade erroneamente su una foglia dando l’illusione di un foro. Un’attenzione al soggetto riscontrabile anche nello studio del bilanciamento dei prodotti inseriti all’interno della canasta.
IL MAESTRO DI HARTFORD
Contrapposizioni caravaggesche a cui si accostano le opere del Maestro di Hartford, attribuite dalla critica nel 1976 a Caravaggio poiché provenienti dalla stessa bottega. In un confronto all’americana, Michelangelo Merisi duella con il Maestro di Hartford, più legnoso e privo di naturalismo, ma non per questo artista secondario. Come in una sequenza, si alternano sul tavolo fichi, vasi, fiori e frutti di ogni genere in cui sono percepibili i segni delle sagome utilizzate per il disegno preparatorio (Vaso di fiori, alzatina con fichi, cesta con uva e frutta su tavolo). Singolare l’opera Cacciagione da penna e civetta dedicata alla tematica venatoria: qui si avvicendano gli animali morti; catturano l’attenzione gli occhi vividi di una civetta sfuggita al massacro. Un artista sicuramente ispirato a Caravaggio e che, grazie al contributo di Carlo Saraceni, vede inserite nelle sue tele tendenze fiamminghe riscontrabili nella delicatezza dei fiori che cingono il capo delle fanciulle, raffigurazione allegorica della Primavera (Allegoria della Primavera).
Una pittura effimera che non dimentica di sottolineare la caducità del tempo con un’abbondanza di prodotti, più o meno deperibili, che adorna le tavole: mosche che si posano sui tessuti, farfalle – riferimento alla brevità della vita – che si levano delicate sopra il trionfo della natura; lumache in movimento verso il meritato pasto; angurie metafisiche. Schemi impaginativi ricorrenti, con uccellini che talvolta sostituiscono gli insetti, o accensioni di lacche che donano luminosità e vivacità alla tela nel Maestro delle mele rosa.
“Cose di natura” che divengono umili protagoniste della pittura italiana, pur svincolate dalla figura umana; un’occasione storiografica e filologica per esplorare le origini di un genere che rivoluzionerà il modo di recepire e produrre la pittura di natura morta e che vedrà, successivamente, il suo accostarsi al mondo figurativo barocco.
Ilenia Maria Melis
Roma // fino al 19 febbraio 2017
L’origine della natura morta in Italia. Caravaggio e il Maestro di Hartford
GALLERIA BORGHESE
Piazzale Scipione Borghese 5
06 8413979
[email protected]
www.galleriaborghese.it
MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/57614/caravaggio-e-il-maestro-di-hartford/
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