Appia antica: McDonald’s e Soprintendenza per un ristorante-museo. Fra archeologia e fast food
Il primo museo-ristorante d’Italia. Mangiare un hamburger e godersi una passeggiata tra le memorie dell’Antica Roma. Oppure scegliere solo la seconda opzione. Così pubblico e privato collaborano nonostante le solite polemiche.
E mentre in Italia la fronda più conservatrice di commentatori e intellettuali continua a considerare interessante (e sensato) il tema della diffidenza nei confronti dell’interazione tra privati, istituzioni e spazio pubblico, qualcosa – nonostante tutto – si muove. E allora tra chi critica il giardino esotico a Milano, finanziato da Starbucks, chi plaude alla Grecia che non ha prestato l’Acropoli a Gucci per una super sfilata (a fronte di lauto compenso), chi soffre per quel marchio Fendi che brilla all’ingresso del Colosseo Quadrato (salvo poi godere della bella mostra di Giuseppe Penone in corso), la sensazione è di essere condannati a una retroguardia miope, infarcita di retorica ideologica.
E sono in tanti ad aver contestato il progetto condotto negli ultimi due anni a Marino, in località Frattocchie, dove è appena stata inaugurata una nuova area archeologica. Due anni di scavi, polemiche e cantieri, per restituire al mondo un altro pezzo di storia dell’Antica Roma. Dietro l’operazione c’è infatti il colosso McDonald’s, simbolo del capitalismo e della globalizzazione, che mentre edificava qui un suo nuovo ristorante si è imbattuto in un nucleo di rovine, sull’Appia Antica: un tratto viario in basolato di 45 metri, risalente al I-II secolo a.C., con alcune sepolture ritrovate lungo un canale di scolo.
Dunque, stop ai lavori, tavoli istituzionali, mediazioni e alla fine la soluzione: McDonald ha stanziato 300mila euro per finanziare gli scavi e rendere fruibile l’area, riuscendo ad armonizzarla col suo locale. Il tutto sotto la direzione tecnico-scientifica della Soprintendenza.
UNA GALLERIA ARCHEOLOGICA APERTA A TUTTI
Il risultato? Una galleria sotterranea, allestita con pannelli didattici in italiano e inglese, completa di percorsi per i più piccoli, accessibile gratuitamente e con un’entrata separata rispetto al ristorante. Da fruire, però, anche dall’interno, grazie a una particolare struttura a ponte che collega i due spazi: dalla terrazza e dalla sala principale i pavimenti a vetri svelano il percorso archeologico.
Presentato lo scorso martedì, 21 febbraio, l’esperimento è il primo nel suo genere in Italia. Un ristorante-museo, per consumare un pasto circondati dal fascino di una storia millenaria: cortocircuito affascinante e intuizione imprenditoriale intelligente.
Le polemiche, dicevamo. Che sono state tante. Discussioni pubbliche, azioni di protesta, un’interrogazione per il ministro Franceschini, con in prima linea cittadini, partiti, associazioni territoriali: da Idv a Pdci e Sel, da Legambiente a Acab e Archeo Club Marino.
Fra le contestazioni, lo sfruttamento commerciale di un bene storico, la minaccia per l’economia locale che vive anche di prodotti doc e dop, la collocazione degli ingressi alle due strutture. Poco importa che la zona sia disseminata di ristoranti scadenti, spesso in mano alla malavita e lontanissimi da una proposta a km0 di prodotto: la minaccia per le dop locali è il McDonald’s.
Ad ogni modo e nonostante le voci contrarie, il progetto è andato a buon fine. Con un risultato vero e importante, per tutti. Business sì, ma non solo. Che significa attrarre pubblico attraverso la cultura, lavorare a fianco e secondo i parametri delle istituzioni, puntare su investimenti che restituiscano capitale ma anche bene e valore comune. Oltre la noia del sospetto a priori. Da Piazza Duomo a Firenze a San Pietro in Vaticano, passando per le Frattocchie, sempre lo stesso copione. Per far emergere i peggiori vetero perbenismi che strozzano l’Italia un modo infallibile c’è : fate aprire un McDonald’s e verranno subito a galla.
– Helga Marsala
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