Tre aziende sostengono i restauri della magnifica Vittoria Alata di Brescia. Grazie all’Art Bonus
Avvincente la storia della Vittoria Alata di Brescia, tra le maggiori e più belle statue bronzee d’epoca romana giunte ai nostri giorni. Una storia che prosegue, con un nuovo intervento di restauro e una ricollocazione museale, grazie anche ai privati. Che mettono mani al portafoglio.
Se ne facciano una ragione i nemici del famoso abbraccio fra pubblico e privato, fra beni culturali e investimenti d’impresa. La liaison funziona ed è destinata a durare. Anzi, a rafforzarsi. Ed è il settore del contemporaneo a giovarne – vedi Milano – ma non solo. Non si contano le operazioni di restauro, conservazione e valorizzazione praticate su architetture, opere e monumenti storici – vedi Roma – grazie all’intervento di gruppi aziendali e imprenditori filantropi.
Arriva adesso l’ultima bella notizia, che vede brillare ancora una volta le due paroline introdotte dal Ministro Dario Franceschini. Art Bonus. Credito di imposta a favore di chi compie erogazioni liberali a sostegno del patrimonio culturale pubblico. A usufruirne sono ora le tre aziende bresciane che hanno adottato la celebre Vittoria Alata, splendida scultura bronzea alta 195 cm, eseguita intorno al 250 a.C. da un maestro greco e poi rielaborata in età romana.
LE AZIENDE CHE FINANZIANO IL RESTAURO
Oggi conservata al Museo di Santa Giulia di Brescia, la scultura necessitava di nuovi restauri. La Fondazione Brescia Musei, presieduta da Massimo Minini, ha così lanciato un appello sul suo sito e su quello del Governo: cercansi mecenati per sostenere le cure necessarie alla scultura. Budget? 800.000 euro. Hanno accettato il gruppo Camozzi, la Ori Martin e Antares Vision, per un totale di 500mila.
Quanto ai fondi mancanti, si continua a lavorare sul fronte dei soggetti privati, tra imprese e terzo settore, sensibili alla causa. Fra i papabili c’è già la Fondazione Cab, che sta valutando anche i progetti di restauro della Pinacoteca e del Castello di Brescia.
Attualmente la statua è affidata alle cure dell’archeologa Francesca Morandini – Responsabile del Servizio collezioni e aree archeologiche per i Musei Civici d’Arte e Storia di Brescia – e dei tecnici dell’Opificio delle pietre dure di Firenze, per le indagini diagnostiche fisiochimiche. A settembre 2017 partirà quindi il bando per la fase pratica, tra intervento di restauro (con smontaggio delle parti mobili e rimozione del supporto ottocentesco), creazione di un nuovo supporto e studio di un innovativo sistema di esposizione.
LA RICOLLOCAZIONE NEL CAPITOLIUM
Infine, sarà compiuta la ricollocazione all’interno del Capitolium, il tempio romano che si erge al centro dell’area archeologica di Piazza del Foro, proprio là dove la scultura venne ritrovata nel luglio del 1826 e dove – con ogni probabilità – era esposta in origine, prima di venire nascosta in età tardo imperiale dentro un’intercapedine dell’edificio, insieme ad altri manufatti pagani bronzei. Un modo per preservare quel tesoro dalla distruzione, nel momento in cui il Cristianesimo diventava religione ufficiale dell’Impero.
Ed è lì che torneranno a breve sia la Vittoria Alata che gli altri oggetti – delle teste, un altare di Giove, delle cornici architettoniche e un balteo – rimasti stipati dentro il piccolo ripostiglio murario per ben quindici secoli, prima della straordinaria scoperta portata a termine in quell’afoso giorno d’estate di quasi duecento anni fa: si narra che la folla radunatasi intorno agli archeologi ruppe il silenzio della suspense con un applauso commosso. A cantare il fascino della scultura, qualche anno dopo, fu il poeta Giosuè Carducci nelle sue ‘Odi Barbare’: “Che dunque ― dice ― pensasti, o vergine/cara, là sotto ne la terra umida/tanti anni? sentisti i cavalli/d’Alemagna su ’l greco tuo capo?”. E così rispondeva, nell’ultimo verso trionfale, la “vergin divina” con le ali raccolte, un piede sull’elmo di Marte e uno scudo in mano: “Lieta del fato Brescia raccolsemi/Brescia la forte, Brescia la ferrea,/Brescia leonessa d’Italia/beverata nel sangue nemico”.
– Helga Marsala
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