Il restauro è in espansione. Parola di DML l’atelier a Milano con un sogno. Restaurare Caravaggio
Abbiamo incontrato i titolari dell’atelier di restauro DML che ci hanno raccontato il loro lavoro, le sfide quotidiane, ma soprattutto le possibilità di un ambito di lavoro in grandissima espansione.
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L’atelier DML di via Gustavo Modena si trova in un’elegante zona residenziale di Milano, a metà tra Palestro e Porta Venezia. Per accedervi bisogna percorrere una scala impervia che porta dritto a uno scantinato. Appena entrati, l’attenzione viene subito catturata da tele su cavalletti, appese al muro o poste su un grosso tavolo pieno di pennelli, barattoli di vernice e solventi.
Sono lì per essere restaurate dalle mani attente, precise e delicate di Davide Trentadue, Matteo Cavallini e Lucia Disanza, tre quarantenni milanesi uniti dalla passione per l’arte, che hanno poi trasformato in lavoro. Dopo aver lavorato con i più prestigiosi laboratori in Europa, Stati Uniti e Asia, una quindicina di anni fa hanno creato questo atelier che porta le iniziali dei loro nomi. Si occupano della conservazione e del restauro di opere d’arte mobili quali dipinti su tela, tavola ed altri supporti come metalli e materiali industriali sintetici, di affreschi, graffiti, stucchi, soffitti lignei, tempere e sculture.
L’INCONTRO
“Ci siamo conosciuti in un liceo artistico di Milano” – spiega Davide – “e la nostra amicizia è poi proseguita all’Accademia di pittura e restauro ‘Aldo Galli’ di Como”. La loro committenza è sia pubblica che privata. Solitamente riparano dipinti consumati dal tempo e dall’umidità. A volte, però, le cause dei danneggiamenti sono la negligenza e la disattenzione. “Ci capita di riparare opere per le più disparate ragioni: tele rotte perché qualcuno ci ha camminato sopra, oppure rovinate durante il trasporto con il camion. Per tutelarsi, alcuni clienti decidono di stipulare delle speciali assicurazioni contro furto e danno”.
Dall’atelier DML sono passate alcune delle più importanti opere di arte contemporanea, come quelle di Fontana, Basquiat e Warhol. Sul tavolo al centro della stanza, per esempio, c’è proprio la riproduzione di un originale del suo Campbell’s Soup: è la numero 121 delle 250 serie immesse sul mercato. “Difficile stimarne il valore originale – dicono – parliamo di un’edizione limitata che potrebbe costare qualche decina di migliaio di euro”.
Non esiste una procedura universale di riparazione, dal momento che l’epoca di realizzazione, i colori, le tecniche e i materiali usati portano i restauratori a sperimentare sempre qualcosa di nuovo. “Questo rappresenta una difficoltà, ma anche il bello del nostro lavoro. Bisogna fare delle prove, trovare il giusto solvente e procedere solo quando si è sicuri di aver trovato il corretto equilibrio”.
TECNICHE E COMPETENZE DIFFERENTI
Ognuno di loro ha sviluppato negli anni tecniche e competenze specifiche. “Lucia, che è anche mia moglie”, –spiega Matteo – “è molto brava nel disegno, ama lavorare sulla pulitura e la cura dei dettagli. Adesso sta sistemando un olio su tavola di Rusconi risalente ai primi del Novecento. Davide ripara gli strappi sulla carta o sulla tela, mentre a me piace lavorare sugli affreschi e sulle sculture”.
Il loro è un lavoro che richiedo tempo, fatica ed estrema manualità. “Le nostre giornate non hanno un orario preciso. Possiamo lavorare anche nove ore di seguito e a volte le tele devono essere sistemate in giornata, altrimenti si rischiano di compromettere i colori e le proprietà organolettiche”.
Nell’ultimo anno dal loro atelier sono uscite più di trenta opere restaurate. Il loro è un mercato in crescita e altamente competitivo. “In Italia ci sono circa 20mila laboratori simili al nostro, di cui un migliaio solo a Milano, segno di come questo mestiere si sia espanso e affermato sempre di più nel nostro Paese, grazie anche a un patrimonio artistico inestimabile”.
Dopo aver lavorato sulle opere di Lucio Fontana, Keith Haring, Andy Warhol e Jean-Michael Basquiat, solo per citarne alcuni, il trio sogna prima o poi di aver tra le mani un dipinto autentico di Caravaggio. “Si tratta di un artista affascinante ed enigmatico. È un po’ il nostro punto di riferimento, il pittore con cui chi si approccia a questo mestiere sogna prima o poi di avere a che fare”.
–Marco Mazzetti e Indro Pajaro
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