Alla scoperta del Barocco piemontese. Riapre il Santuario del Valinotto
Riaperto poche settimane fa, il Santuario del Valinotto, nella campagna carignanese, svela finalmente al pubblico le sue meraviglie architettoniche e pittoriche. Regalando un suggestivo colpo d’occhio su un importante capitolo del Barocco piemontese.
Nell’eremo della vasta campagna carignanese, lungo la strada provinciale che conduce a Virle, si erge il piccolo Tempio della Visitazione di Maria a Elisabetta – noto come Santuario del Valinotto – che ha finalmente riaperto, dopo una tormentata e lunga chiusura, sabato 27 maggio. La riapertura dell’incantevole edificio barocco, la cui Cappella fu commissionata dal notaio Antonio Faccio (proprietario della Cascina del Valinotto e fondatore dell’Opera Pia Faccio-Frichieri, tutt’ora esistente in Carignano), nel 1738, all’architetto torinese Bernardo Antonio Vittone e affrescata dal pittore casalese Pier Francesco Guala nel 1738-1740, è stata resa possibile grazie al contributo della Compagnia di San Paolo, che ha stanziato la somma di 600mila euro per ricoprire l’intera spesa del restauro. “La Compagnia auspica che la conclusione del primo lotto dei restauri serva da strumento per diffondere la consapevolezza dell’importanza di questo monumento, in primo luogo a livello locale”, ha affermato Piero Gastaldo, Segretario Generale della Compagnia di San Paolo.
L’inaugurazione ha celebrato la rinascita di una perla rara del barocco piemontese dopo i restauri pittorici effettuati, sul primo barlume di un’iniziativa di Laura Salvetti Firpo, da una ricca collaborazione che ha coinvolto l’equipe guidata dall’architetto Agostino Magnaghi (per il restauro delle coperture esterne, degli studi preliminari, per la ricerca sulle condizioni fisico-chimiche al fine di ricostruire il manto pittorico e per lo studio della peculiare illuminazione con luce riflessa) e composta dall’architetto Fiorella Mitton, dall’architetto Antonino Mannina nonché dalla dottoressa Carmen Rossi – quest’ultima a capo della direzione operativa. Le opere di restauro degli interni sono state sapientemente affidate al Consorzio San Luca per la Cultura, l’Arte e il Restauro di Torino; questa fase, che ha visto la partecipazione degli architetti Paola Nicita e Anna Maria Farruggia della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio, è stata diretta dalla stessa equipe dello studio Magnaghi. La prima fase di restauro è iniziata il 12 gennaio 2015 e si è protratta fino al giugno 2015; la seconda fase, cominciata il 19 gennaio 2016, si è protratta fino a oggi.
IL SANTUARIO E LA CUPOLA
Edificio barocco di squisita eleganza, il Santuario del Valinotto appartiene a un interessante complesso architettonico di origine medievale – la Cascina Valinotto, appunto. Esso rappresenta l’opera giovanile più significativa dell’architetto Bernardo Antonio Vittone (Torino, 1704-1770), che nella fase di transizione tra l’età barocca e Illuminismo percepiva ancora con vigoroso attaccamento gli insegnamenti dei grandi maestri Guarini e Juvarra (ma anche di Bernini e Borromini). Dal 1738 la Cappella è stata congiunta all’antico tempietto dedicato alla Madonna del Latte, nel quale si conservava – oggi nella sua sede possiamo ammirarne una pregiatissima copia – la Vergine col Bambino, affresco attribuito a Macrino d’Alba, pseudonimo di Gian Giacomo de Alladio. La Madonna del Latte (Maria Lactans o Galactotrofusa) è la rivisitazione cristiana dell’antico culto pagano di Iside, dea della fecondità. Contro tale figura di devozione si oppose il Concilio di Trento, senza tuttavia svilire l’affezione popolare. Il santuario è stato perciò dedicato alla “visitazione” di Maria a Elisabetta, per correggerne la consacrazione secondo la Controriforma e salvare così un santuario amato soprattutto dalle spose e dalle gestanti.
Nelle contenute e austere dimensioni della costruzione, Vittone riuscì miracolosamente a racchiudere perfezione geometrica, luce evocativa, intuizioni mariane e chiaroscuri strutturali e ascetici. La cupola, con pianta a matrice esagonale, è composta a sua volta da tre cupole (di cui due traforate) sovrapposte e realizzate con un sapiente uso geometrico dei pennacchi. Essa rinnega la propria solidità grazie alla sua essenza traforata; l’agilità della sua espansione, con le cappelle radiali che disegnano nello spazio un asse che dall’ingresso porta all’altare, illude l’occhio del visitatore, che la avverte come sospesa nel dominio della simmetria bilaterale. È una composizione che non cede il passo né alla familiarità dello sguardo – semmai al suo appagamento beato – né alla materialità contingente della sua costruzione: l’intreccio dei due triangoli equilateri dell’aula, inscritti nel cerchio perfetto della cupola, evoca quasi inconsciamente, nell’ideazione dell’Esagramma, il Sigillo di Salomone (o Stella di David), in un continuo dialogo di rimandi genealogici tra Maria e Davide, tra Cristo e la storia ebraica. La potente simbologia del disegno della prima cupola ha più volte affascinato architetti di tutta Europa, che come pellegrini si sono recati al Santuario per studiarne i presunti riferimenti all’esoterismo massonico. L’ipotesi, mai confermata dagli esperti vittoniani, potrebbe avere qualche fondamento, date le accertate relazioni personali negli ambienti della Fratellanza. Infine, l’aula risalta i ricami degli spazi interni grazie alle cosiddette “camere di luce”, un delicato espediente architettonico di impianto borrominiano che utilizza uno studiato gioco di riflessioni ottenuto da grandi finestre rese invisibili al pubblico – una mirabolante “vera icona” della prospettiva luministica.
GLI AFFRESCHI
Dopo l’immediato stupore commosso della costruzione architettonica, non si può fare a meno di perdersi fra le trame dei soggetti dipinti, animati dall’atmosferico tratto di Pier Francesco Guala (Casale Monferrato, 1698 – Milano, 1757). La cupola del Vittone bene incornicia e comunica con la scena pittorica dell’“intercessione della Vergine tra l’Umanità e Dio” (così è definita da Magnaghi); è un vorticoso racconto che coinvolge l’osservatore e lo rende testimone di un’apparizione filologicamente chiara e ineccepibile – e altrettanto corretta filologicamente è stata la sua resa da parte dei restauratori contemporanei, dopo le rivisitazioni pittoriche, spesso troppo “audaci”, del restauro degli Anni Settanta. La parte inferiore del Santuario è dedicata ai motivi religiosi della Controriforma, ovvero dei santi e dei sacramenti; la pittura in questo lembo di affresco è evasiva, come abbozzata e tremante di tensione verso l’alto della cupola. Nella parte superiore, sulla “corona che sostiene l’architettura celeste”, ecco che l’illustrazione assume la nota di delineata rivelazione: compaiono gli apostoli e infine, sulla volta, gli angeli e l’assunzione in cielo di Maria, preludio alla “resurrezione della carne”. All’apice ultimo, finalmente, sono evidenti i segni della Trinità.
La Cupola del Vittone, nella sua totalità architettonica e pittorica, rappresenta uno dei tesori – nonché uno dei più particolari testimoni – di quella stagione dell’arte, il Barocco, che ha donato al Piemonte i suoi sfolgorii più intensi.
Magnaghi, dopo aver con gentile precisione descritto la Cupola, concede infine una curiosità: “Scoperta nel 1970 durante i lavori di restauro eseguiti dal Soprintendente Umberto Chierici, nascosto nel tamburo esterno, originariamente non previsto da Vittone, è ancora visibile la cupola interamente rivestita di scandole in ceramica smaltate. Il clima piemontese e le tecnologie dell’epoca non consentivano un’adeguata protezione dagli agenti atmosferici, danneggiando gli affreschi del Guala; così il santuario perse la propria lucente cupola assumendo l’assetto che conosciamo oggi”.
EVENTI E INIZIATIVE
L’inaugurazione del Santuario è stato anche il primo di un ricco programma di eventi, sostenuti dalla stessa Compagnia di San Paolo: il 27 maggio la compagnia teatrale Viartisti ha presentato il suo spettacolo In nome della madre, tratto da un’opera dello scrittore Erri De Luca (la pièce teatrale sarà replicata domenica 11 giugno). Domenica 18 giugno, il maestro Guido Castagnoli eseguirà al pianoforte alcune opere musicali del ‘700. Per quanto riguarda le visite guidate alla Cappella – gratuite – queste saranno curate dai volontari dell’Associazione Progetto Cultura e Turismo che guideranno i visitatori nelle domeniche di giugno. A partire da settembre 2017, la Chiesa del Valinotto verrà inserita in un grande itinerario d’arte che comprenderà l’opera di Vittone e quelle dei suoi contemporanei: un percorso, tra barocco e tardobarocco, che raggiungerà punti di interesse dell’intero territorio.
– Federica Maria Giallombardo
www.compagniadisanpaolo.it/ita
www.carignanoturismo.it
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