Tutta la bellezza della porcellana. La manifattura Doccia a Firenze
Museo Nazionale del Bargello, Firenze – fino al 1° ottobre 2017. Una mostra provocatoria, con eleganza. È la sensazione che si prova di fronte alle grandi sculture di "oro bianco" poste accanto ai bronzetti di cui sono copia, alle forme dalle quali sono scaturite, ai modelli da cui derivano. Le porcellane di Doccia al Bargello rivendicano la tutela del loro museo.
Le opere non sono molte, ma accuratamente selezionate per rappresentare un “popolo di statue” che, a partire dal 1737, andò pian piano a formare il museo fisicamente contiguo alla manifattura di Doccia a Sesto Fiorentino e che, negli intenti del fondatore Carlo Ginori, doveva essere non solo una raccolta pregiata, ma anche e soprattutto centro di formazione attraverso lo studio e l’osservazione dei modelli, e generatore di nuove idee per i giovani addetti alla produzione delle porcellane celebri in tutto il mondo.
Oggi quel museo, costituito da un patrimonio di oltre novemila pezzi, si trova come è ben noto in una condizione di assoluto degrado, dopo l’alienazione degli stabilimenti e il fallimento della Ginori avvenuto nel 2013; se la manifattura è stata salvata, l’edificio che conserva le antiche collezioni ha perso ogni interesse per la multinazionale Kering ed è stato abbandonato all’incuria fino qualche settimana fa, quando il Ministro Dario Franceschini ha annunciato la sua acquisizione da parte dello Stato, offrendo così una prospettiva di salvezza.
UNA MOSTRA CORAGGIOSA
La fabbrica della bellezza è una mostra raffinata, ma non solo: rappresenta anche un gesto orgoglioso finalizzato a portare all’attenzione dei visitatori del Bargello, uno dei più significativi musei di scultura italiani, un caso complesso che, nato per volere di un imprenditore illuminato, ha negli ultimi anni rischiato di scomparire nel nulla. L’iniziativa è diventata inoltre l’occasione per restaurare la delicatissima cera del Mercurio di Giambologna e di condurre un’indagine scientifica sulla storia di Doccia e sulla ricostruzione storica sia delle tecniche di produzione della porcellana – uniche furono le sculture di così grandi dimensioni, difficilissime da realizzare tanto da dover essere suddivise in vari pezzi, e che infatti non di rado esibiscono difetti praticamente inevitabili – sia delle singole vicende di ciascuna opera.
IN ATTESA DI UN LIETO FINE
La finalità della produzione di Doccia era infatti riprodurre il repertorio della scultura fiorentina barocca da Giambologna in poi, per poterne fare delle copie in porcellana o per usare parti di opere notissime con lo scopo di comporre nuovi manufatti dall’aria eclettica, come ben dimostra il camino di Gaspero Bruschi realizzato per essere posto nella parete di fondo della galleria del museo e che, nelle decorazioni, unisce le copie dell’Aurora e del Crepuscolo di Michelangelo a un trionfo di putti e fiori e alle ambrogette olandesi.
La questione di Doccia non ha ancora visto il suo definitivo e auspicabile lieto fine, ma lo spaccato esposto al Bargello è certamente d’aiuto nella campagna di sensibilizzazione a favore della tutela e della riapertura del Museo Ginori.
– Marta Santacatterina
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