Attribuzioni. Quel dipinto è di Piero della Francesca
La lunga storia del dipinto l’“Uomo dal berretto rosso” potrebbe essere a una svolta. C’è infatti una interessante ipotesi che lo attribuisce a Piero della Francesca. Facendo riferimento soprattutto ad alcuni elementi del paesaggio.
Tra i capolavori che si possono osservare al Museo Correr di Venezia, in piazza San Marco, c’è il noto dipinto detto l’Uomo dal berretto rosso (ma anche Gentiluomo con il berretto rosso), opera protagonista di un susseguirsi di attribuzioni da parte di grandi critici e storici dell’arte. Per citarne solo alcuni: Fiocco, Mariacher, Muraro, Perocco, Longhi, Cavalcaselle, Pignatti, Berenson, Coletti, Pallucchini, Gentili, Sgarbi.
Con lo scorrere degli anni, le attribuzioni consegnano il dipinto a celebri pittori come Vittore Carpaccio, Bartolomeo Montagna, Lorenzo Lotto, Giovanni Bellini, ma il caso non si è risolto e l’opera tutt’oggi continua a essere considerata dagli specialisti come un’inafferrabile mito.
ALLA RICERCA DI PIERO
La presenza del dipinto nella città lagunare ha spesso spinto a pensare a Carpaccio, ma – a parere di chi scrive – si tratta di Piero della Francesca, in una tavola che ha circa 540 anni.
La mia certezza risiede nel conoscere l’opera da molto vicino, perché sono assunto come guardasala nel Museo Correr. Appassionato d’arte e diplomato in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Venezia, ho intrapreso indipendentemente un viaggio negli Stati Uniti nel 2010 in cerca di dipinti da osservare. Giunto alla Frick Collection di New York, venni colpito dal rosso nel San Giovanni Evangelista di Piero della Francesca.
Iniziai a pensarci e al mio rientro in Italia mi recai subito a Milano per osservare nuovamente la Pala Montefeltro (Pala di Brera). Avevo capito e mi serviva studiare della documentazione. Iniziai a cercare in vari testi prodotti dagli specialisti: c’era tantissimo materiale e giunsi a produrre la più ampia raccolta di scritti che tratta dell’Uomo dal berretto rosso, a oggi circa una cinquantina di testi.
IL CASO DELLA CHIESA DI SAN DONATO
Osservando il dipinto, alle spalle dell’uomo si può osservare un paesaggio con degli edifici che gli studiosi non hanno riconosciuto. Per raggiungere e fotografare il luogo del quadro mi recai quindi nei pressi di Urbino, a Colle San Donato; si tratta di un complesso monastico, oggi leggermente diverso dopo la costruzione della nuova chiesa, intitolato a San Bernardino. Il dipinto, come una macchina del tempo, ci mostra la Chiesa di San Donato, oggi non più esistente, che fu il primo mausoleo dei Montefeltro.
Dopo il viaggio, contattai alcuni dei miei ex professori, tra cui la mia docente di Storia dell’arte all’Accademia, Gloria Vallese, e chiesi consigli su come procedere. Registrata la ricerca, cercai di pubblicarla, ma senza fortuna; nel 2015 decido di renderla pubblica su Internet.
ALTRI INDIZI NEL PAESAGGIO
Nel testo che ho divulgato ci sono vari elementi che portano a Piero. Ad esempio, sempre nel paesaggio c’è un albero a forma ovale del tutto simile ad alcuni alberi della medesima forma nella Natività Piero della Francesca della National Gallery di Londra.
Un’altra osservazione importante è un disegno contenuto nel codice De prospectiva pingendi, conservato alla Biblioteca Palatina di Parma, un manoscritto ritenuto autografo dell’artista: è evidente la stessa posa del volto del dipinto dell’Uomo dal berretto rosso.
IL BERRETTO ROSSO
Per concludere, il berretto rosso. È straordinario, non pesa visivamente sulla figura, come si può osservare in altri dipinti di artisti coevi. Una delle soluzioni che il pittore ha intelligentemente escogitato è stata quella di aggiungervi un’ombra: semplicemente lo svuota grazie al chiaroscuro, lo alleggerisce. È opera di un genio pittorico. La testa, così, acquista un quieto e vivace slancio verso l’alto, fino a concludere il berretto con un delicatissimo e morbido brano di stoffa, un filo rosso.
– Leonardo Franceschi
Il testo completo della ricerca
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