L’Iraq riparte dalla cultura grazie al Museo Virtuale. Permetterà di digitalizzare il patrimonio
Dopo lunghi anni di guerra e di instabilità e la minaccia di Daesh ancora forte sul proprio territorio, l’Iraq cerca di ritrovare la strada della normalità. Ripartendo anche dalle proprie radici culturali. Il Museo Virtuale dell’Iraq sarà un immenso database dove confluirà, in forma digitale, tutto il patrimonio storico-archeologico nazionale, che sarà così accessibile e visibile da tutto il mondo.
Nonostante le distruzioni causate dalla furia iconoclasta di Daesh a partire dal 2015, che hanno causato danni incalcolabili alle antiche città di
, Nimrud, Hatra, nonché, in giugno alla Moschea di Al-Nuri, le autorità irachene sono fermamente intenzionate a lottare per salvaguardare e valorizzare il patrimonio storico-artistico del Paese, facendolo conoscere e apprezzare anche all’estero. E torna in auge quel progetto del Museo Virtuale, già pensato già nel 2005, ma che le tragiche vicende interne hanno costretto a rimandare.
UN PROGETTO INTERNAZIONALE
A seguito dei saccheggi e delle distruzioni subite nel 2003, il National Museum of Iraq a Baghdad, ha perso circa 10.000 reperti (secondo un rapporto Reuters del 2012), e sono stati necessari lunghi anni di restauri per restituire agibilità e funzionalità alle sale devastate. Restauri resi possibile anche dal co-finanziamento dei governi italiano e americano. Dal novembre 2015, il Museo è di nuovo aperto al pubblico, presenza importante nell’ancora difficile vita quotidiana di Baghdad. Con il lento ritornare della normalità, è tornato in auge il vecchio progetto di costituire il museo virtuale, digitalizzando non solo questa collezione, ma l’intero patrimonio artistico iracheno. Un’impresa costosa, per finalizzare la quale, lo scorso 17 maggio, il Ministero del Turismo e delle Antichità ha creato un fondo per donatori internazionali, che attualmente ha raggiunto circa 100 milioni di dollari, cui deve aggiungersi il prestito agevolato concesso dal governo giapponese. Fonti del ministero auspicano che con il supporto della Arab League Educational, Culture and Sciences Organisation e dell’UNESCO il lavoro prosegua più speditamente, e per la fine del 2018 possa giungere a compimento. Attualmente, sono stati già catalogati i reperti e le opere che vanno dalla Preistoria all’Era Islamica.
LA COLLABORAZIONE ITALIANA
Già attiva sul territorio iracheno dal 2003 al 2006 con la missione militare di peace keeping Antica Babilonia, con il controllo del territorio nella provincia del Dhi Qar, e dall’ottobre 2014 con la missione Prima Parthica, che si occupa della protezione della diga di Mosul e dell’addestramento delle truppe regolari irachene, l’Italia fornisce anche un importante contributo alla scoperta e alla salvaguardia del patrimonio archeologico iracheno con numerose campagne di scavi e supporto tecnico. Per limitarsi a tempi recenti, nell’ottobre 2014 un team di nostri archeologi guidati da Daniele Morandi Bonacossi ha scoperto nel Kurdistan iracheno ben 500 siti risalenti a varie epoche, dall’8000 a.C. all’epoca ottomana, dislocati nella provincia di Dohuk, ad appena 20 chilometri da Mosul. Necropoli, antiche città, piccoli villaggi, e una miriade di oggetti, fra cui preziosi monili ornamentali. Invece, in piena Mesopotamia, la missione archeologica dell’università La Sapienza ad Abu Tbeirah, diretta da Franco D’Agostino e Licia Romano, sta lavorando per portare alla luce le testimoniane del periodo sumerico risalenti al III Millennio a.C. Per quanto riguarda il progetto del museo virtuale, l’Italia ha messo a disposizione i tecnici del CNR che, in stretta sinergia con studiosi del mondo antico, hanno realizzato il sito ufficiale, attualmente fruibile in lingua italiana, araba e inglese, e ancora in fase di completamento. Per questa impresa sono state utilizzate le più avanzate tecnologie nel campo della modellazione in 3D e della presentazione multimediale.
– Niccolò Lucarelli
www.virtualmuseumiraq.cnr.it/homeITA.htm
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