Scorci di vita quotidiana a Roma. Tra Medioevo e Novecento
Mercati di Traiano, Roma ‒ fino al 10 settembre 2017. La mostra capitolina evoca un passato che dall’Alto Medioevo raggiunge l’epoca moderna. Attraverso reperti emersi da ventennali campagne di scavi archeologici.
Nell’attico di un palazzo umbertino a via Cavour placidamente affiancato dalla medievale Torre dei Conti, il salotto di Antonietta Raphaël e Mario Mafai ‒ frequentato da Scipione, Cagli e Ungaretti ‒ vedeva nascere, nei primi Anni Trenta, la visionaria e variegata Scuola Romana; poco distante, in una casa di via dei Fornari a Macel de’ Corvi (oggi Piazza Venezia) il genio di Michelangelo meditava il Mosè per la tomba di Giulio II a San Pietro in Vincoli; e, come di consueto, il vasaio Giovanni Boni, nella propria bottega di Via Alessandrina ‒ insediata accanto al convento di Sant’Urbano ‒, attendeva al torchio e alla fornace foggiando le ultime maioliche del giorno morente.
VISIONI SINCRONICHE
Come nella lucida indefinitezza del sogno la percezione ordinaria del tempo talvolta si frange e si oblitera, giocando poi a ricomporsi per dar vita, artisticamente, a un inedito, irreale mosaico di immagini; così durante la visita agostana alla mostra I Fori dopo i Fori ai Mercati di Traiano, complice la magia nativa del luogo, ci sorprende un’improvvisa sincronica visione di cose lontane, il cui ricordo ancora ci appaga e ci compensa di quell’accaldato tragitto. Le demolizioni degli Anni Venti-Trenta intese a valorizzare, isolandoli, il Campidoglio e gli antichi Fori e a consentire la costruzione di Via dell’Impero (oggi Via dei Fori Imperiali), hanno definitivamente cancellato l’antico quartiere Alessandrino (cosiddetto perché urbanizzato nel Cinquecento dal cardinale Michele Bonelli, nativo di Alessandria) che fu residenza di artisti e di artigiani e che ospitò sul finire del XVI secolo la già rinomata Accademia di San Luca.
LA MOSTRA
La mostra propone circa trecento reperti archeologici, la maggior parte esposti per la prima volta: vasellame prodotto dalle officine limitrofe ai Fori, piccoli oggetti di vita quotidiana appartenuti agli abitanti della zona, preziose monete facenti parte di un tesoro rinvenuto nell’abitazione di un noto antiquario che lì visse nell’Ottocento, medaglie devozionali e decorazioni marmoree provenienti dai numerosi complessi religiosi presenti nel territorio. Una mostra frutto e coronamento di venticinque anni di scavi archeologici ‒ tuttora in corso ‒che, oltre ad arricchire il patrimonio monumentale d’epoca romana, hanno portato alla luce una grande mole di altro materiale, un tempo regolarmente trascurato, che ha consentito la ricostruzione della vita quotidiana nell’area dei Fori dall’Alto Medioevo fino all’età moderna. Come la vita e l’opera del vasaio Giovanni Boni da Brescia che, verso la fine del Quattrocento, ebbe qui la propria casa e il proprio laboratorio riportato alla luce, nel corso degli ultimi scavi, in buono stato di conservazione.
‒ Luigi Capano
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