Giorgione, la sua città e una storia del costume
“Trame” è la parola chiave della mostra che Castelfranco Veneto dedica alla sua star, al pittore che, sullo scorcio del Quattrocento, dipinse la straordinaria pala ancora oggi conservata in duomo, nella cappella Costanzo, e che risulta essere tra le rarissime opere attribuibili con sicurezza a Giorgione, assieme al fregio raffigurante le arti liberali e meccaniche […]
“Trame” è la parola chiave della mostra che Castelfranco Veneto dedica alla sua star, al pittore che, sullo scorcio del Quattrocento, dipinse la straordinaria pala ancora oggi conservata in duomo, nella cappella Costanzo, e che risulta essere tra le rarissime opere attribuibili con sicurezza a Giorgione, assieme al fregio raffigurante le arti liberali e meccaniche nella cosiddetta Casa Marta, sede di un bel museo civico e ora anche dell’esposizione temporanea intitolata appunto Le trame di Giorgione.
La mostra si presta a vari livelli di lettura poiché da un lato consente di osservare dal vivo tre opere del pittore veneto – oltre alle due già citate, è esposto un Ritratto di giovane che, pur con dei dubbi, molti studiosi gli assegnano – e numerosi altri dipinti di artisti a lui contemporanei e posteriori, tra i quali l’intenso Ritratto di Zuan Paolo Da Ponte di Tiziano, il Ritratto di donna di Bernardino Licinio, quello minuscolo e preziosissimo del Doge Sebastiano Venier di Jacopo da Ponte fino all’Antonio Riccobono di Giambattista Tiepolo. Dall’altro lato si può seguire il percorso secondo la chiave del ritratto, degli stili, delle consuetudini e dei modelli in voga tra gli inizi del Cinquecento e il pieno Settecento, arco cronologico in cui ci collocano le opere. E infine nelle vetrine si snoda una trama di tessuti veri e propri che dialogano con quelli dipinti – a partire dai cinque magnifici esempi riprodotti da Giorgione nella Pala del duomo, fino ad arrivare alle collezioni tessili della stessa chiesa ‒ e che raccontano una storia del costume e dell’antico uso dell’abito come status symbol, nonché la vicenda di un settore artigianale che nel Veneto è sempre stato prestigioso e che ancora oggi distingue la regione con una serie di aziende d’eccellenza rese anch’esse protagoniste del progetto.
I LUOGHI DI GIORGIONE
Infatti, usciti dal museo, è possibile visitare una serie di “luoghi di Giorgione”: il teatro Accademico, la torre civica, alcune case private – tra cui quella del notaio Giovanni Barbarella che, sulla base di un inventario ritrovato da Renata Segre nel 2011, sembra essere stato il padre di Giorgione – dove si conservano affreschi di inizio Cinquecento che verosimilmente il pittore di Castelfranco può aver visto prima di trasferirsi a Venezia. In queste location eccezionalmente aperte al pubblico sono state allestite delle esposizioni di tessuti contemporanei prodotti, per fare solo alcuni esempi, dalla Tessitura Bevilacqua di Venezia, dalla manifattura Bonotto di Molvena, da Renata Bonfanti: un salto tra epoche che permette di riconoscere ancora gli schemi decorativi, i materiali di base, le tecniche assolutamente artigianali che oggi si fondono alle innovazioni e allo stile contemporaneo.
Attorno ai due nuclei centrali – Duomo e Casa Giorgione – le tappe dell’itinerario in questo piccolo centro veneto, racchiuso dalle sue mura e dai suoi fossati, testimoniano i secolari commerci e il legame inscindibile con Venezia, il cui leone marciano fa bella mostra di sé sulla porta principale della cittadina.
‒ Marta Santacatterina
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati