Il dittico ritrovato. Giovanni da Rimini a Roma
L’occasione della mostra è l’acquisto da parte della National Gallery, grazie al contributo del collezionista americano Ronald S. Lauder, di una tavoletta che raffigura una serie di storie di santi. Fin dall’Ottocento si è creduta parte di un dittico con la tavola conservata oggi a Palazzo Barberini (Le storie di Cristo). L’occasione dell’acquisto mette in […]
L’occasione della mostra è l’acquisto da parte della National Gallery, grazie al contributo del collezionista americano Ronald S. Lauder, di una tavoletta che raffigura una serie di storie di santi. Fin dall’Ottocento si è creduta parte di un dittico con la tavola conservata oggi a Palazzo Barberini (Le storie di Cristo). L’occasione dell’acquisto mette in dubbio la storia del dittico: dalle radiografie i supporti non risultano compatibili. Due tavole che vantano quasi due secoli di convivenza proprio a Palazzo Barberini.
Documentate insieme alla fine del Seicento, una parte per l’Inghilterra (1835) e l’altra viene acquistata dallo Stato italiano (1897). Sono attribuite a Giovanni da Rimini, primo esponente della Scuola riminese del Trecento. Vedendo in azione Giotto, egli ne intuì le potenzialità e ne utilizzò il linguaggio per rinnovare la tradizione bizantina adriatica. Iniziò una scuola pittorica che per cinquant’anni monopolizzò tutte le commissioni dalle Marche al Veneto. La mostra permette al pubblico di rivedere le due tavole insieme, ripropone il problema del dittico e riesce a farle tornare di nuovo nella sede dove per molti anni convissero.
‒ Michele Luca Nero
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