Il museo nascosto. Palazzo Lanfranchi a Matera
Tutta la storia di Palazzo Lanfranchi. In attesa dell’anno di Matera come Capitale europea della cultura.
Il grande bronzo, la Goccia dello scultore giapponese Kengiro Azuma, è stato installato lì da qualche anno ed è ormai un simbolo (straordinario) di una città che in passato ha dialogato intensamente con gli artisti. L’opera protegge idealmente la facciata di Palazzo Lanfranchi, sede del Museo Nazionale di Arte Medievale e Moderna diretto da Marta Ragozzino, e guarda da un lato il centro storico della città e l’eccezionale stratificazione di grotte e architetture rupestri che compongono il paesaggio memorabile dei Sassi.
L’opera è stata posizionata dopo la grande mostra antologica che Giuseppe Appella ha ideato e curato nelle chiese rupestri (2010), progetto da cui si è avviato un fitto dialogo tra l’artista e la città, tanto che da quel momento l’ha frequentata anche per produrre nuovi lavori connessi alla sua storia (comprese le sculture di pane realizzate nei forni del centro storico).
È l’incipit di un iter espositivo che attraversa i secoli, riflette sulla storia dell’arte meridionale, propone focus e mostre, tra progetti ambiziosi e approfondimenti. Il percorso prosegue all’interno con una grande scultura, rigorosa nelle forme e nella sua progettualità, di un nome lucano che ha tracciato, soprattutto fra gli Anni Sessanta e Settanta, le radici della scultura sperimentale italiana, Pasquale (Ninì) Santoro, tra i fondatori del Gruppo Uno.
LE SALE E GLI ARTISTI
E in una delle sale del piano terra è posizionato uno degli ultimi grandi dipinti narrativi della storia dell’arte italiana del Novecento, Lucania ‘61 di Carlo Levi, che evidenzia spazi, visioni e prospettive della vita della città, fra antropologia e tradizione, tra architettura rupestre e storia sociale, che si dispiega in diciotto metri di pittura.
“In una delle sale del piano terra è posizionato uno degli ultimi grandi dipinti narrativi della storia dell’arte italiana del Novecento, Lucania ‘61 di Carlo Levi”
Al piano superiore due grandi sale sono dedicate al maestro di Cristo si è fermato a Eboli, con dipinti di medio e piccolo formato, volti, realtà, segni e storie che hanno caratterizzato l’esistenza di Levi e che il centro studi ha destinato temporaneamente a Palazzo Lanfranchi. Una pinacoteca dedicata all’arte meridionale del XVI e XVII secolo, insieme a una collezione di scultura, con opere provenienti da chiese e collezioni della Basilicata, completano il percorso di un luogo che, da alcuni anni, intende posizionarsi come spazio di riflessione e condivisione, aperto alla comunità locale, con concerti jazz, sedute di yoga e molto altro.
In attesa di conoscere il palinsesto espositivo del museo per l’anno della Capitale europea della cultura, ormai prossimo, e di un progetto di comunicazione (manca un sito internet aggiornato).
‒ Lorenzo Madaro
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