Mantegna & Bellini. A Londra
La National Gallery di Londra ospita l’inedito dialogo fra Andrea Mantegna e Giovanni Bellini. Mescolando storia familiare e carriera artistica.
Capisaldi della pittura rinascimentale e veri e propri esempi per le generazioni successive, Andrea Mantegna e Giovanni Bellini sono al centro della mostra che ha inaugurato la nuova stagione espositiva della National Gallery di Londra. Un percorso cronologico e tematico alla scoperta di un legame, fra cognati e “colleghi”, sopravvissuto all’usura del tempo. Ne abbiamo parlato con la curatrice Caroline Campbell e con il direttore Gabriele Finaldi.
Il rapporto, artistico e familiare, tra Mantegna e Bellini è cruciale sullo sfondo del Rinascimento italiano, eppure quella di Londra è la prima mostra dedicata a un simile scambio creativo. Quali sono gli intenti alla base dell’esposizione e i suoi obiettivi?
Nel 2012, quando entrai alla National Gallery come curatrice, proposi una mostra dedicata a Mantegna e Bellini, al loro dialogo artistico e alla loro relazione creativa. Nello stesso momento i colleghi di Berlino stavano vagliando la medesima idea. Iniziammo a lavorare insieme alla mostra nel 2015. Nel 2016 un altro collaboratore chiave si unì a noi, il British Museum.
Come è strutturata la mostra? Segue un filo cronologico/tematico e come restituisce il dialogo fra i due artisti?
La mostra è organizzata cronologicamente e tematicamente per quanto riguarda il periodo compreso fra gli esordi di Mantegna e Bellini a Padova e Venezia e il loro incontro e il lavoro in parallelo durante gli Anni Cinquanta del Quattrocento. Poi la struttura diventa tematica, dopo il trasferimento di Mantegna a Mantova nel 1460, analizzando la rappresentazione del tema della Pietà nella pittura e nei disegni dei due artisti. All’interno delle altre sale sono presi in esame i paesaggi, le opere devozionali private, i ritratti e la risposta all’antico. La mostra termina con l’ultimo lavoro di Mantegna per la famiglia Corner di Venezia, che Bellini completò al posto suo.
Su quali opere in particolare punta la rassegna e come è organizzato il display?
Organizzare una mostra di questo tipo non è semplice. I lavori sono molto antichi e particolarmente preziosi per i loro proprietari. Siamo debitori ai molti collezionisti pubblici e privati che hanno creduto nel nostro progetto espositivo, affidandoci i loro capolavori per la durata della mostra. Dipinti, disegni e sculture provengono da importanti collezioni italiane, francesi e tedesche, ma anche da altre zone dell’Europa, dalla Gran Bretagna, dal Nord e Sud America. La mostra è allestita nelle gallerie della Sainsbury Wing, costruite appositamente per le esposizioni e inaugurate nel 1991.
Si è da poco conclusa, alla Fondazione Querini Stampalia di Venezia, la mostra che ha accostato le due Presentazioni al tempio di Bellini e Mantegna, esposte anche a Londra. Avete instaurato un dialogo istituzionale con la fondazione veneziana?
C’è stata una collaborazione molto positiva con la Fondazione Querini Stampalia. La ringraziamo enormemente per averci concesso questo prestito e per aver reso possibile la nostra collaborazione. È stato splendido lavorare con loro alla mostra delle due Presentazioni al tempio a Venezia. Io ho firmato uno dei saggi in catalogo, il mio co-curatore di Berlino, Neville Rowley, è stato uno dei curatori della mostra veneziana.
Oltre a essere curatrice della mostra londinese, lei è anche direttrice delle collezioni e delle attività di ricerca presso la National Gallery. In cosa consiste il suo lavoro e che tipo di imprinting ha dato alle raccolte?
Come curatrice, ho sempre amato curare mostre. Sono un’ottima opportunità per i curatori per esporre l’arte che amano e le ricerche che conducono sulle opere, presentandole a un pubblico ampio. Il mio lavoro come direttrice delle collezioni e delle attività di ricerca include il fatto di dare una direzione strategica al fulcro delle attività della galleria ‒ la grande pittura e le grandi ricerche che sono il cuore pulsante dell’attività pubblica della galleria ‒ mostre, contenuti digitali e coinvolgimento dei visitatori. Alla National Gallery ho il privilegio di lavorare a stretto contatto con uno dei migliori team di curatori e ricercatori al mondo ‒ inclusi storici dell’arte, restauratori, scienziati, esperti di incorniciatura e digitale.
PAROLA AL DIRETTORE GABRIELE FINALDI
Per quali ragioni ha scelto di ospitare una mostra dedicata a Mantegna e Bellini? Qual è il suo significato profondo?
Mantegna e Bellini sono dei pionieri del Rinascimento italiano. Ciascuno di loro ebbe una chiara visione di ciò che la pittura avrebbe dovuto essere ed entrambi furono immensamente influenti. L’arte di Mantegna ha a che fare con il raggiungimento di una bellezza ideale attraverso il ricorso alla perfezione dell’antico; l’ideale umanista di Bellini implica l’imitazione della natura. Furono cognati e condivisero interessi professionali, estetici e familiari simili. Detto ciò, la loro arte è molto diversa. Giovanni Santi, il padre di Raffaello, considerava Mantegna l’ineguagliabile successore degli antichi e Boschini, nel Seicento, valutò l’apporto di Giovanni Bellini come una sorta di rinascita della pittura per il mondo intero. Entrambi gli artisti sono ben rappresentati dalla National Gallery e dalla Gemaldegalerie di Berlino, nostra partner.
Lei è un esperto di pittura italiana. Qual è il ruolo giocato dal legame fra Mantegna e Bellini nel contesto rinascimentale? E come influenzò le successive generazioni di artisti?
Dürer incontrò Bellini a Venezia quando quest’ultimo era già anziano. “È ancora il migliore”, scrisse Dürer a un amico in Germania. L’approccio di Bellini al paesaggio, il suo interesse verso la resa della luce atmosferica e la sua capacità di cogliere le emozioni umane ebbero una enorme influenza su Tiziano e Lorenzo Lotto, ad esempio. L’arte di Mantegna è più complessa, più cerebrale. Era affascinato dalla prospettiva, dallo scorcio e dall’idea di pittura come un’arte colta. Era un maestro del disegno e la precisione del suo approccio influenzò Raffaello e Parmigianino. La mostra include svariati episodi in cui i due artisti si cimentarono con i medesimi soggetti e addirittura con la stessa commissione. Erano entrambi artisti appassionati, ma con caratteristiche molto diverse e questo aspetto si riflette nella loro arte.
Da tre anni è a capo del museo. Può fare un bilancio di questo triennio alla guida della National Gallery?
Durante i miei giri quotidiani fra le sale della National Gallery, non smetto di essere stupito dalla chiarezza con cui la collezione del museo racconta la storia della pittura europea. È un grande racconto interconnesso attraverso il tempo e la geografia. La personalità di numerosi artisti emerge in maniera netta, da Botticelli a Crivelli, da Velázquez a Murillo, da Rembrandt a Vermeer, da Degas a Monet. Sono lieto di aver avuto la possibilità di contribuire all’ampliamento della collezione con acquisizioni di opere di Bernardo Bellotto e Artemisia Gentileschi, così come di maestri eccezionali, anche se meno conosciuti, quali Adrian Coorte e Juan de Zurbarán. Abbiamo creato un ambizioso programma internazionale di mostre, incluse esposizioni dedicate alla pittura finlandese e australiana, e siamo alla ricerca di nuove vie per coinvolgere anche artisti contemporanei.
Come lei stesso ha sottolineato, il legame fra la National Gallery e il suo pubblico è molto stretto. A cosa si deve questo importante risultato? E, come direttore, quali mezzi ritiene siano necessari per mantenere e approfondire tale legame?
L’accesso alla National Gallery è gratuito. Circa 5,5 milioni di persone varcano la soglia del museo ogni anno. Molti visitatori sono cresciuti con la National Gallery e la considerano una parte essenziale della loro esperienza di vita. Per mantenere e approfondire il nostro legame con il pubblico dobbiamo continuare a insistere sullo straordinario significato dell’incontro dal vivo con i capolavori dell’arte. Dobbiamo invogliare le generazioni più giovani a varcare le porte del museo. Una volta superata la soglia, i dipinti possono esercitare la loro magia. Dobbiamo anche adottare nuovi approcci alla collezione, fare un uso intelligente delle tecnologie e trovare il modo di coinvolgere un pubblico meno incline a far visita al museo. Dobbiamo inoltre condividere con il territorio le nostre collezioni in maniera più ampia. Questo è ciò che abbiamo in mente di fare.
‒ Arianna Testino
Londra // fino al 27 gennaio 2019
Mantegna and Bellini
THE NATIONAL GALLERY
Trafalgar Square
www.nationalgallery.org.uk
Articolo pubblicato su Grandi Mostre #12
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